Il dolce e l’amaro nella Sicilia del 2015

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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Il pasticciere di Palermo Santi Palazzolo ringrazia Magistratura e Carabinieri. Ha denunciato  chi gli voleva estorcere denaro. Chiesti 100 mila euro per la proroga del contratto d’affitto del locale presso l’aeroporto “Falcone- Borsellino”. L’estorsore, beccato in flagranza di reato dalle Forze dell’Ordine, immediatamente arrestato. Adesso è ai domiciliari per mancanza di esigenze cautelari. E’ successo qualche giorno fa. Ci piace riportare alcune frasi, significative, di Palazzolo: “Prima di essere imprenditori, si deve essere onesti cittadini e persone perbene. Questa terra merita  di più di ciò che ha e per migliorarla serve il contributo di tutti”. Fine della dichiarazione che auspichiamo venga detta, ripetuta e messa in atto in  Sicilia, nel Mezzogiorno, nell’Italia tutta. E’ un evento importante, positivo che si aggiunge ad altri che lasciano ben sperare per la lotta al racket. Nello stesso tempo  è sconcertante un altro aspetto della vicenda. Chi è l’estorsore? Roberto Helg, vicepresidente della Gesap, società di gestione dell’aeroporto. Non solo. Anche presidente della Camera di Commercio e della Confcommercio. E poi il summenzionato ha ricevuto titoli ed onorificenze, pure  commendatore e cavaliere del lavoro, nonostante la sua attività fosse fallita da tempo. Dalla lettura dei quotidiani, pare che non si perdesse un incontro antimafia. Nel 2014 aveva adottato il piano triennale di prevenzione della corruzione con l’obiettivo di “promuovere la cultura della legalità come condizione necessaria per la crescita economica, in particolare, nel campo della lotta al  racket delle estorsioni e dell’usura”(da la Repubblica). L’anno scorso, in occasione del “Premio Libero Grassi”, l’imprenditore palermitano ucciso dalla mafia il 29 agosto 1991 per aver detto “no” alle estorsioni, il presidente, cavaliere nonché commendatore, aveva dichiarato ai microfoni: “Racket e usura potranno essere sconfitti solo se le vittime denunceranno e collaboreranno con le istituzioni (…). La Camera [di Commercio dell’Isola] è impegnata in attività che promuovono la legalità” (ANSA).

Tanta amarezza per la vedova Grassi: “Amareggiata e schifata perché questo commerciante fallito incredibilmente ha preso la tangente, 30 mila euro, poggiando la busta sul tavolo dove campeggia la foto di Libero. E tanti di noi erano caduti nella sua impostura … ” (Corriere della Sera). Per non dimenticare e per quei giovani che non sanno, Libero Grassi, come abbiamo già accennato, fu ammazzato dalla mafia perché aveva rifiutato ogni forma di protezione malavitosa, rendendo pubblica questa sua posizione e in completa solitudine rispetto alle organizzazioni imprenditoriali. Prima di diventare vittima sacrificale, non si manifestò una risposta collettiva della comunità siciliana, noncurante  del fatto che pagare il pizzo fortifica l’organizzazione delinquenziale e lascia solo chi si oppone a tale situazione di prepotenza. Dopo la sua morte la reazione fu enorme. Le istituzioni risposero attraverso la  prima legge antiracket che contiene norme contro le richieste estorsive della criminalità organizzata  e prevede, tra l’altro,  risarcimenti, per eventuali danni subiti, a favore di colui che si è  opposto al “pizzo”. Sorsero così le associazioni contro il racket e quelle antimafia, con alterne fortune, con maggiore o minore efficacia, con limiti, difficoltà e quant’altro.

Le leggi antiusura e antiracket abbisognano di “un adeguamento della legislazione in base alla evoluzione dei fenomeni”. Ad ammetterlo è stato Santi Giuffrè, commissario straordinario del Governo ad un recente incontro con il Prefetto Luisa Latella a Catanzaro. Ma è fuor di dubbio che gli imprenditori si sentono meno soli rispetto agli Anni ‘90 per quanto riguarda il racket, o, perlomeno, possono scegliere tra varie opzioni. Tanto per intenderci, ad ogni anniversario, in via Alfieri dove fu commesso il vile attentato, viene affisso una manifesto con la scritta: “Qui è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia, dall’omertà dell’associazione degli industriali, dall’indifferenza dei partiti, dall’assenza dello Stato”. Oggi non è più così. C’è maggiore attenzione da parte delle Istituzioni. Incisività e concretezza delle Forze del’Ordine con l’uso intelligente delle nuove tecnologie, diffusa sensibilità al problema nelle scuole dove intervengono continuamente Magistrati e rappresentanti delle associazioni antimafia.

Purtroppo non tutto è chiaro, anzi il chiaro diventa all’improvviso scuro, o lo scuro si mescola con il chiaro trasformandosi in grigio. E’ quello che emerge in modo  contraddittorio dal recente episodio nel Capoluogo siciliano che noi abbiamo  commentato. Pure la vedova Grassi prova a riflettere su quanto accaduto:“… Mi sono ritrovata con lui [Helg] sui palchi dell’antimafia e dell’antiracket perché le cose che diceva ( … ) finivano per incidere la sfera dell’emozione ( … ). Ma forse di questo si approfitta l’impostore, delle nostre emozioni ( … ). Ma come è possibile che con le imprese e i negozi falliti questo signore sia rimasto al vertice della Camera di commercio e, all’aeroporto “Falcone e Borsellino”, alla guida della Gesap? Che l’abbiano fatto perfino cavaliere del lavoro?” Ce lo chiediamo anche noi. Per adesso è solo un inizio.
                                                                                                                                

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