Piccoli passi di alcuni Paesi dell’Unione Europea verso una rinnovata accoglienza

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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Ho preferito leggere il documento finale del Consiglio europeo nella parte relativa alla problematica sui migranti e sottolineare alcuni passaggi alla ricerca di concretezza e soluzioni possibili. Già dai primi punti: “si ribadisce (…) un approccio globale all’emigrazione” da parte di tutta l’Ue “che combini (…) il rafforzamento dell’azione esterna e la dimensione interna (…) per evitare un ritorno ai flussi incontrollati del 2015”, considerata la crescita dell’ultimo periodo. Pertanto nel Mediterraneo centrale: “dovrebbero essere maggiormente intensificati gli sforzi [perché il condizionale?] per porre fine alle attività dei trafficanti dalla Libia o da altri Paesi”. I dati di Piero Messina, giornalista e saggista di Limes, in relazione ai guadagni illeciti delle organizzazioni criminali sui viaggi dei migranti disperati: “Dal 2011 ad oggi [giugno 2017], è pari a circa 4 miliardi di Euro”. Tornando a Bruxelles, unità d’intenti dell’UE per essere “a fianco dell’Italia e degli altri Paesi membri (…). Accrescerà il suo sostegno a favore della regione del Sahel [Nigeria, Ciad, Sudan… (…). Tutte le navi operanti nel Mediterraneo non devono interferire con le operazioni della Guardia costiera libica”.

Intanto si continua a morire annegati; i corpi dei bambini senza vita non suscitano più forti emozioni come nei primi annegamenti, nonostante le tragedie degli infanti girino mediaticamente per il mondo intero e le tante magliette rosse indossate da chi non vuole questo stato di cose e da chi non lo vuole lo stesso senza indossarle. Quelle del Consiglio europeo sembravano dichiarazioni formali e generiche. Ma le iniziative degli ultimi giorni hanno visto l’Italia protagonista nell’impegno continuo di trovare la quadra fra diritti umani e interessi dell’Europa comunitaria. Nel documento ancora sostegno alla Guardia costiera libica quando non sono mancate le condanne delle Nazioni Unite verso quest’ultima. Al riguardo le testimonianze dei migranti “ripescati” sono significative. Hanno il terrore di tornare in Libia. Virgoletto, a proposito del rafforzamento dei militari libici, il seguente passaggio delicato dell’indagine di Piero Messina: “[Il rafforzamento della Guardia costiera libica] sarebbe andato a discapito dei diritti umani e di chi scappa dall’Africa oltre ad aver fornito notevoli capacità finanziarie a gruppi e sodalizi coinvolti a vario titolo in traffici illeciti, dalla droga alle armi, per arrivare al sostegno della eversione islamista”. Parole pesanti pubblicate a novembre dell’anno scorso. Nella sostanza uguale, anche se da un diverso punto di vista, a ciò che afferma Roberto Bertotto di Medici senza frontiere: “Il maggiore protagonismo della Guardia costiera libica ha cercato di dimostrare la propria affidabilità ai partner europei (…), ma che continua ad annoverare unità notoriamente colluse con le attività criminali”.

I punti 4, 5, 6 e 7 rivelano qualcosa di concreto rispetto ai precedenti, in particolare sui soldi promessi: riguardano la tranche da dare alla Turchia (pare si tratti di 3 miliardi di euro) concernente la rotta orientale e 500 milioni di Euro per l’Africa; “un nuovo approccio allo sbarco” con piattaforme regionali che distinguano i diversi casi e rispettino il diritto internazionale; quindi i centri sorvegliati, di ricollocazione e reinsediamento per distinguere i migranti irregolari dai rifugiati per motivi politici. L’attuazione sarà volontaria; l’aggettivo, ripetuto più volte nel documento, ha fatto storcere il naso ad alcuni membri dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo o sulle frontiere esterne, mentre si sono mostrati soddisfatti i rappresentanti di Visegrad (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria) e di altri sulla stessa linea di respingimento o chiusura delle rispettive frontiere.

Per ciò che attiene ai punti 8, 9 e 10, importante ma ancora tutto da programmare una specie di piano Marshall, questa volta non si tratta di ricostruzione dell’Europa dopo la Seconda guerra mondiale, ma dell’intervento europeo in Africa “volto ad una trasformazione socioeconomica sostanziale del continente africano (…). A tal fine non occorreranno solo maggiori finanziamenti allo sviluppo (…), ma pure misure intese ad accrescere gli investimenti privati degli Africani e degli Europei. Particolare attenzione dovrebbe essere prestata alla istruzione, alla salute, alle infrastrutture, alla innovazione, al buon governo e alla emancipazione femminile”. E si auspica: “una politica europea efficace e coerente”.

 Sugli ultimi punti, 11 e 12, la Germania pone la questione dei movimenti secondari dei richiedenti asilo (per esempio quelli registrati in Italia che si trovano in altro Paese; dovrebbero tornare dove sono sbarcati). Per quanto attiene alla libera circolazione di Schengen e alla riforma del regolamento di Dublino andrebbero adottati provvedimenti legislativi ad hoc nel più breve tempo possibile. Adesso, per Salvini è prioritario risolvere la migrazione primaria e porre fine alle attività dei trafficanti. Si spera vivamente che riguardo al problema migrazioni, sensibile e complesso, si superi l’attuale fase caratterizzata da dibattiti strumentali e aggressivi che potrebbero, specialmente da noi, avvelenare il clima politico, fomentare paure, creare razzismo pernicioso. Le forze politiche, soprattutto quelle che governano in Europa, non devono abbandonare la via del ragionamento e dell’argomentazione sui fatti reali. In un primo momento per i soccorsi in mare punti di vista differenti nell’esecutivo tra i ministri dell’Interno, della Difesa, delle Infrastrutture e dei Trasporti.  Successivamente il presidente Mattarella, in sintonia con il primo ministro Conte, è intervenuto per lo sbarco dei migranti a Trapani dalla nave della Marina Militare Diciotti; da quel momento è iniziata una progressiva convergenza nel Governo verso obiettivi comuni per un’accoglienza europea nonostante il muro di Visegrad. Dopo i positivi contatti del premier Conte con i diversi leader dell’Ue, è stato autorizzato dal Viminale lo sbarco a Pozzallo dei 450 migranti a bordo di pattugliatori e motovedette della Guarda Costiera e della Guardia di Finanza in attesa di essere distribuiti in Europa. Francia, Malta, Germania, Spagna e Portogallo prenderanno 50 migranti ciascuno; per i rimanenti il governo italiano attende ulteriore solidarietà e disponibilità.       

 A Innsbruck incontri bilaterali e trilaterali tra i ministri dell’Interno di Italia, Germania, Francia, Svizzera. Poi si è tenuto quello trilaterale tra Italia, Germania e Austria, detto “asse di volenterosi” dal ministro dell’Interno austriaco Kickl; questo sottolinea le difficoltà a raggiungere una soluzione del problema migratorio così complesso. Comunque viene chiamato in causa tutto il Vecchio continente: “… ma è l’intera Europa che deve intervenire”. Salvini si è mostrato fiducioso: “Credo (…) che questo nucleo di amicizia e di intervento serio e concreto di Italia, Germania ed Austria [possa dare] un impulso positivo a tutta Europa per riconoscere il diritto d’asilo a quella minoranza di donne e bambini che fuggono dalle guerre ed evitare l’arrivo e la morte di decine di migliaia di persone che non scappano da nessuna guerra”. Per adesso solo piccoli passi di una rinnovata solidarietà europea verso i migranti dopo il Consiglio europeo di fine giugno a Bruxelles e gli incontri bilaterali e trilaterali di Innsbruck di alcuni giorni fa. Se non ci saranno improvvisi irrigidimenti il nuovo percorso intrapreso lascia ben sperare per il futuro.

                                                                                

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