Porcellum bocciato, Paese salvato?

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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Il 3 dicembre scorso la Consulta ha dichiarato incostituzionale il Porcellum, la legge elettorale con cui si è votato nel 2006, 2008 e 2013. Significa che sono illegittimi sia il premio di maggioranza (senza una soglia) sia le liste boccate (non si sono potute esprimere le preferenze). La Corte ha comunicato soltanto le sue decisioni. Le motivazioni saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici (…) Resta fermo che il Parlamento (…) può sempre approvare nuove leggi elettorali”. Nel contempo  si è formato “un comitato ristretto” della Commissione Affari Costituzionali; in precedenza aveva sospeso le sedute per riavviarle dopo l’8 dicembre, quando si sarà insediato il nuovo Segretario del Pd. Di questo nuovo organismo fanno parte i relatori Doris Lo Moro e Donato Bruno che continueranno a lavorare sulla legge elettorale da presentare poi alla Commissione a gennaio. E’ nato per iniziativa della nostra parlamentare ed è passato con l’astensione di due componenti appartenenti all’M5S e della senatrice di Sel. Molto probabilmente, da quello che se ne può trarre dalla lettura dei giornali, la Prima Commissione sembra aver raccolto l’invito, alquanto forte, della  Corte: al Parlamento resta ancora del tempo per approvare nuove leggi elettorali. E’ l’unico comportamento concreto che abbiamo notato. Per il resto dichiarazioni prima e dopo il pronunciamento della Consulta. Non solo. Trambusto alla Camera da parte dei deputati pentastellati. Vogliono che la legge elettorale passi a Montecitorio. La presidente Boldrini ha negato la calendarizzazione immediata in Aula, ma chiederà al presidente della Commissione Affari Costituzionali di mettere in calendario l’esame della riforma elettorale e, per evitare eventuali contrasti con la Commissione “gemella” del Senato, sentirà il parere di Piero Grasso  sull’iter da seguire. Ma il Nuovo centro destra non ne vuole sapere dal momento che il lavoro della Prima Commissione al Senato è molto avanti  e continuerà ad operare alacremente nel comitato ristretto; sarà  in grado, così hanno detto alcuni parlamentari (Sacconi), di fornire in tempi brevi proposte. Quelli di Forza Italia e di 5 Stelle sostengono che il Parlamento è illegittimo dopo il pronunciamento della Corte. E’ intervenuto Napolitano a sottolinearne con forza la legittimità e ha  affermato che indietro non si torna. Così come si sono messe le cose, riemergerebbe il proporzionale puro con preferenze, se non si facesse una nuova legge elettorale.

Quindi con gli schieramenti attuali ci potrebbe essere ingovernabilità. Il tono delle reazioni degli attori politici in campo (non facciamo nomi, basta leggere le agenzie) ci fanno capire che in parecchi non si aspettavano una decisione del genere. Forse speravano nel Mattarellum da risuscitare. E come? Non c’è più tempo per ridisegnare i collegi. Ma ora basta. Se inseguiamo le notizie, le dichiarazioni e osserviamo sconcertati le baraonde di gruppi di deputati sensibili alle telecamere non veniamo a capo di niente. Vediamo se si riesce a fare una riflessione che ci permetta di guardare la realtà in modo più nitido e il futuro con minore ansia. Quello che sta dietro a tutte le manifestazioni e dinamiche dette in precedenza è la ricerca, in molti casi malcelata, del potere. Nella maggior parte della classe politica c’è la necessità di legittimare il proprio potere politico nel presente e nel futuro con iniziative spesso strumentali. E allora si pensa di più (o soltanto) agli interessi del proprio partito o movimento e non allo Stato, al Paese che deve essere governato. Tutto ciò non va bene, specialmente nel periodo di crisi che stiamo attraversando. Quelli che vogliono andare al voto subito sperano di ottenere maggioranze immediate. Dopo il pronunciamento della Suprema Corte si vedono spiazzati e cercano rimedi. Purtroppo si pensa al tecnicismo elettoralistico: la traduzione dei voti in seggi. Il Porcellum, che tanti non volevano a parole, era in realtà mantenuto dai dirigenti dei partiti perché dava potere di scelta dei candidati da eleggere. E’ stato prima favorevole a chi l’aveva ideato, poi si è rivoltato contro in quanto antidemocratico e anticostituzionale. Ancora non si è messo in atto un processo di costruzione di un ordinamento statuale democratico in sintonia con le esigenze del Terzo Millennio. Nel contempo le potenzialità del populismo si sono rafforzate. Forse stiamo andando oltre il berlusconismo. La politica spettacolo non sembra produttiva. L’abbiamo verificato nel ventennio trascorso. Ora è urgente e necessaria una politica seria che deve farsi carico dei problemi e delle angosce di un Paese in difficoltà. Dobbiamo sensibilizzare le migliori risorse umane della società. C’è bisogno di una riforma elettorale che rappresenti la nostra società complessa e garantisca la governabilità.

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