L’attualità di Hegel

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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  Giuseppe Gembillo, già professore di Filosofia della Complessità nell’Università di Messina, insieme al suo gruppo di docenti del Centro Studi di Filosofia della Complessità Edgar Morin della Città peloritana, ha organizzato da remoto, dall’1° al 5 febbraio 2021, il convegno internazionale di studi su La presenza di Hegel nei pensatori contemporanei. Sono stati 5 giorni intensi anche nei momenti del dibattito. Per problemi di connessione mi sono perso le relazioni di alcuni studiosi. Hanno partecipato fin dal primo giorno pure alcuni docenti dei trascorsi seminari nella Scuola di Alta Formazione Francesco Fiorentino di Lamezia Terme. “Hegel e Morin” il primo intervento del convegno con la relazione di Annamaria Anselmo, professore ordinario di Storia della Filosofia nell’Università degli Studi di Messina e relatrice in occasione degli incontri lametini. In “Edgar Morin dal Riduzionismo alla Complessità” la studiosa evidenzia l’importanza che ha avuto per il sociologo e filosofo francese la Fenomenologia dello Spirito del filosofo prussiano: “Proprio in nome di Hegel Morin avvia un processo di storicizzazione della sociologia (…) La sana dialettica non deve dialettizzare tutto (…) deve navigare e zigzagare tra venti contrari”. Ernesto Paolozzi, docente di Storia della Filosofia contemporanea presso l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” a Napoli, relatore nel 2002 a Lamezia nel seminario “Per i cento anni dell’estetica crociana”, ha trattato “Hegel e Antoni”. Virgoletto uno stralcio di Scritti di estetica dello studioso napoletano sul docente triestino in cui è evidente la modernità del suo pensiero: “Hegel identificò l’oggetto con il soggetto soltanto nell’autocoscienza; io porto questa identificazione a spiegare la vita e il mondo, quale complesso di coscienze. (…) Il mondo è in noi, ma noi siamo nel mondo”. Vicino alla Filosofia della Complessità.

Quindi Giuseppe Gembillo, coordinatore, tra l’altro, delle attività seminariali lametine, su “Hegel e Croce”, come dal saggio La Complessità e le sue logiche: “Hegel ha immanentizzato l’Assoluto nel mondo e ha reso quest’ultimo storico e in continuo divenire. Lo ha trasformato da Sostanza in Soggetto, cioè da Cosmo perfetto in mondo storico. Ha espresso l’idea, veramente radicale e rivoluzionaria, secondo cui tutto ciò che esiste è in continua trasformazione, cresce su se stesso. Croce, a sua volta, ha aggiunto espressamente che la realtà è storia e nient’altro che storia”. E ha voluto precisare che anche la Natura è storia, sebbene non siamo in grado di ripensarla come tale. Francesca Rizzo, già professore ordinario di Storia della Filosofia nell’Ateneo peloritano, relatrice il 1999 nella Scuola Francesco Fiorentino di Lamezia con la tematica concernente La Filosofia della Nuova Italia, è intervenuta, nella seconda giornata, su Hegel e Maturi. Sebastiano Maturi, allievo di Bertrando Spaventa, ha centrato il suo hegelismo sulla Fenomenologia della Spirito. Considerava l’opera del filosofo della dialettica una conquista per sempre. Con Maturi ed Hegel avviene la costruzione dell’Idealismo italiano. Come ha illustrato Mauro Visentin, professore ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Sassari, Alexandre Koyré, storico della filosofia della scienza di origine russa, ma naturalizzato francese, si forma nella temperie culturale e politica degli anni ’30 (la grande depressione, la Repubblica di Weimar, lo stalinismo); viene pubblicato Essere e il tempo di Heidegger; la cultura europea recepisce la fenomenologia hegeliana; in questo contesto nasce in Francia l’interesse per Hegel. Koyré approda agli studi hegeliani attraverso la mistica tedesca; è attratto dai tentativi di Hegel di costruire un sistema filosofico. Una produzione esigua la sua: tre saggi e una recensione. Secondo lo studioso la Fenomenologia si dispone nel tempo che viene superato nel compimento del sistema dell’Enciclopedia delle scienze filosofiche. Per Koyré Hegel nel fare questo rincorre un tempo logico che promana dal futuro. Si sente la risonanza heideggeriana; si avverte la distinzione tra il tempo spazializzato e il tempo come durata.

Il professore Francesco Crapanzano, anch’egli relatore nei seminari lametini, ha parlato di Agnes Arber, fitologa, filosofa della biologia e storica della botanica inglese. Riscopre il piacere della lettura e, attraverso Goethe e le sue osservazioni sulla “metamorfosi delle piante”, si apre al sapere umanistico della filosofia, dell’arte, della poesia. Ritiene essenziale il contributo della filosofia per l’analisi morfologica e attua una svolta filosofica spaziando da Platone ad Hegel. Considera il sistema triadico hegeliano un tipo di pensiero radicalmente connaturato nella mente. Ed Emidio Spinelli, professore ordinario di Storia della Filosofia antica presso La Sapienza di Roma, ha presentato Giuseppe Rensi anti hegeliano, suscitando vivace dibattito. Filosofo scettico; insegna Filosofia morale all’Università di Genova; prima fascista, poi anti-fascista; deve lasciare la cattedra. Un’interpretazione di Hegel rovesciata la sua: il reale è irrazionale e il razionale è irreale. Non dà importanza alla sintesi; ciò che rimane e la negazione dal momento che il positivo viene sempre superato. Maria Laura Giacobello è stata a Lamezia nel 2012 quando ha relazionato su Georgescu-Roegen, il fondatore della bioeconomia. Al convegno ha approfondito il rapporto tra i fondamenti scientifici della teoria bioeconomica dell’economista romeno e la dialettica hegeliana, appunto Hegel e Georgescu-Roegen. Proprio Hegel ha sdoganato una serie di concetti che valorizzano l’approccio gnoseologico (di conoscenza) delle altre discipline. L’economia ortodossa è astratta, mentre i processi economici sono fluidi, fatti dagli uomini, dentro un eco-sistema che non consente uno sviluppo illimitato in un pianeta limitato. L’uomo co-evolve con l’ambiente. Se non si prende in esame tutto ciò, si cade nell’astrazione. L’economista trova una via alternativa introducendo i concetti aritmomorfici (dal greco arithmòs, numero, e morphé, forma), per esempio i numeri, i simboli che rispondono al principio di non contraddizione, “A” non può essere “Non A” (vera e falsa nello stesso tempo) e i concetti dialettici (es. democrazia) “i quali si sottraggono al principio di non contraddizione, in quanto sono separati dal loro opposto da una zona di penombra, quindi sono distinti ma non discreti (non isolati)”.

Con i concetti dialettici, che sono i soli idonei a cogliere la qualità del cambiamento, Georgescu-Roegen si ispira alla logica hegeliana. Ma assume un atteggiamento equilibrato, integrando i concetti aritmomorfici con quelli dialettici. Giuseppe Giordano, professore ordinario di Storia della Filosofia, tra i più assidui docenti, insieme al professore Giuseppe Gembillo, della Scuola Francesco Fiorentino, è intervenuto su Hegel e Prigogine. Nel VII capitolo del volume Tra Einstein ed Eddington pubblicato nel 2000, così si esprime su Hegel: “Se c’è un pensatore che, in positivo o in negativo, è pressoché punto comune di riferimento del pensiero filosofico questi è sicuramente Hegel. Della filosofia hegeliana non si potrà mai dire che è passata nella storia senza lasciare segno”. Sembra anticipare di 20 anni il convegno dei primi di febbraio di quest’anno. Per quanto riguarda Hegel e Prigogine, alcuni virgolettati tratti da La nuova alleanza. Metamorfosi della scienza di Ilya Prigogine e Isabelle Stengers: “Si può dire, in breve, che la filosofia hegeliana della natura inquadra in un sistema tutto ciò che era stato negato dalla scienza newtoniana”. Alla fine degli interventi le parole conclusive di Giuseppe Gembillo: “Un classico resiste nel tempo; Hegel ha provocato l’immanentizzazione assoluta (senza trascendenza); se vogliamo comprendere il mondo lo facciamo con la ragione”. I settanta studiosi partecipanti, italiani e stranieri, non hanno esitato a dimostrare compiacimento e gratitudine per un’occasione così importante, forse unica in un momento così difficile per la ricerca accademica e la cultura.

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