Renzi, il Pd e la mossa del cavallo

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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filippo_veltri_5ff57_1ef52_5ec74_7b203_3a116_7fd84_7e9c5.jpgRenzi ha dunque giocato d’anticipo. Appena ha annusato che il Pd avrebbe stretto un’alleanza con il M5S ha rotto l’attesa passiva di una operazione comunque a conduzione altrui. Ha trasformato il suo cedimento strategico in una anticipazione, con una classica mossa del cavallo che ha rovesciato il quadro esistente. Perché, dopo aver accompagnato il Pd verso la stipula di una alleanza che ha sempre osteggiato, Renzi avverte la necessità di rompere con il partito di cui è stato leader assoluto per alcuni anni? Ancora una volta egli strappa in maniera radicale ma non troppo perché ha deciso di giocare d’anticipo. Alla disciplinata obbedienza a un ondivago nuovo segretario, che con il cambio repentino di strategia verso i Cinque stelle ha perso ethos, egli preferisce la costruzione di una cosa nuova. Al momento parrebbe solo una cosetta ma, in una stagione di rapide mutazioni, potrebbe anche conoscere la metamorfosi che la trasforma in una esperienza rilevante.Perché questa mutazione avvenga occorre però che si verifichino alcune condizioni. Ed il quadro che traccia il prof. Michele Prospero, attentissimo analista delle cose ex Pci, è drammatico per Nicola Zingaretti. La prima condizione che Propsero mette in campo è la dissoluzione dell’attuale Pd che ‘’potrebbe finire in breve stritolato da una alleanza di governo difficile che ne snatura ulteriormente profilo, identità, modello. Quando Franceschini si spinge sino a sognare “una casa comune” con Grillo (che fa? trasferisce il Nazareno in una villa del comico?) il disegno di Renzi trova concreti motivi di speranza’’.

Dinanzi a un Pd che ha ormai metabolizzato il civismo in salsa grillina-Fatto quotidiano, e prospetta di “mescolare i due popoli” giocando di sponda con Di Maio che torna a dettare le carte, la scommessa del vecchio rottamatore è che il destino che si abbatte sul Pd, decretandone se non la scomparsa il suo vistoso ridimensionamento, è un evento già tangibile. La nuova immagine di Renzi è quella dello statista non distaccato e rassegnato al precoce pensionamento (Letta) o dello scissionista che non è in sintonia con i tempi (Rutelli). Egli calcola che settori di borghesia produttiva (ostile ai costi improduttivi dell’assistenzialismo tramite bonus), ambienti intellettuali (refrattari a riconoscersi con lo stile antipolitico del governo) saranno indotti a rompere i rifornimenti a un Pd a trazione grillina. Questa cesura potrebbe indurre certi poteri a recuperare la sua figura di combattente che risplende di una luce nuova nel tempo della follia.

In un certo senso Renzi contende a Conte il ruolo del Macron italiano.Rivendica il carattere positivo del partito carismatico e ritiene che la sua persona garantisca la capacità di pescare sia a destra, tra i liberali orfani di Berlusconi, sia a sinistra, camminando tra le macerie del Pd ancor più sfigurato dalla inarrestabile conversione al populismo e alle trovate dell’antipolitica (enfasi sul taglio dei parlamentari come riforma prioritaria ed epocale). Ha bisogno di soldi, di posti di potere e di sottogoverno Renzi per navigare in un mare così aperto e agitato. Il potere per il potere confida nelle risorse, negli incentivi: il progetto verrà.

Chi si rallegra della avvenuta separazione consensuale, non ha compreso che questo processo di differenziazione sarebbe stato produttivo e persino chiarificatore qualche tempo fa. Adesso è solo un gesto tardivo che non serve a precisare identità e modello di partito ma conferma l’immagine di un Pd che come un cristallo si sta infrangendo in mille pezzi forse non più ricomponibili perché senza una storia comune, e privo di un progetto unitario che mobiliti. Con la sua mossa Renzi ipotizza che un Pd in disordinata marcia verso la contaminazione con la Casaleggio subirà una inevitabile implosione. E proprio in quell’istante la sua offerta politica potrebbe offrire una dimora accogliente all’esercito disorientato, con un capo ritrovato capace di aprire sponde ospitali dinanzi alla sensazione di un rumoroso vuoto. Il partito nato a vocazione maggioritaria – conclude la sua analisi il prof.Prospero - "si sta disaggregando in tante ambizioni minoritarie. Il tempo dirà abbastanza presto se Renzi ha scambiato grossolanamente le confuse voci dialettali degli amici di Rignano per oracoli".

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