Lamezia, l’ex Zuccherificio tra degrado, violenze e bomba ecologica - VIDEO

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Lamezia Terme – Uno stabile fatiscente e pericolante dove all’interno è successo e potrebbe succedere ancora di tutto. Ne è la prova la tentata violenza ai danni di una giovane donna arrivata a Lamezia in cerca di fortuna, di cui si è avuto notizia nella giornata di ieri. L’ex Zuccherificio, abbandonato da anni, continua a rimanere un luogo senza destinazione d’uso. Al suo interno pare trovino riparo persone senza fissa dimora di diverse nazionalità, anche per via della vicinanza alla stazione ferroviaria. A ciò si aggiungono degrado, prostituzione, storie di violenza passate e attuali.

L’ultimo fatto di cronaca e l’uomo trovato morto nel 2011

Capita così che in un giro di perlustrazione i carabinieri notino una giovane donna scappare disperata dallo stabile, la stessa che si scoprirà dopo essere sfuggita ad una tentata violenza da parte di un 35enne marocchino, che come lei, era arrivato in città dopo un viaggio in treno. Gli uomini dell’arma l’hanno trovato nel vecchio immobile, con a pochi metri da lui un coltello a serramanico. Ma questa è solo l’ultima delle vicende che riguarda l’ex zuccherificio. Era il 7 luglio 2011 quando un uomo fu trovato  morto, completamente nudo e riverso sul pavimento al primo piano dell’edificio abbandonato a Sant’Eufemia. Nei pressi dell’edificio inoltre, era presente anche una giovane donna colombiana in stato confusionale. La stessa raccontò agli inquirenti di essere stata violentata a turno da un gruppo di uomini all’interno dell’Ex Zuccherificio.

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la possibile rivalutazione e il pericolo ambientale

A storie come questa, si sono poi aggiunte le preoccupazioni legate al fattore inquinamento, in quanto all’interno dell’edificio diroccato vi sarebbe del materiale nocivo per la salute che necessiterebbe un’immediata bonifica. Tanti gli interrogativi, nel corso degli anni, sulla possibile rivalutazione di un luogo che un tempo dava lavoro a 600 famiglie grazie alla lavorazione della barbabietola da Zucchero. Lo stabilimento era di proprietà della Cissel, Compagnia industrie saccarifica Sant'Eufemia Lamezia, costruito intorno agli anni '30 dai fratelli Massara, originari di Limbadi, e dismesso negli anni '60, quando i proprietari decisero di costruire un nuovo impianto a Strongoli, nel crotonese. Nel corso delle passate amministrazioni diverse sono state le interrogazioni e le richieste di rivalutare lo stabile con dei finanziamenti, sino ad un progetto di riconversione che però fu bocciato dalla Sovrintendenza. Una struttura da sempre privata ora divenuta un capannone pericolante che al suo interno raccoglie rifiuti di ogni genere e segni della presenza di persone che nel tempo hanno al suo interno trovato nascondiglio. Demolirlo? Rivalutarlo? Dare vita ad una nuova attività? E’ anche di questo che si è discusso nell’ultimo tour organizzato dal meetup 5 stelle lametino tra i beni culturali invisibili della città, uno dei tanti rimasto inutilizzato con i cancelli sbarrati, solo un ricovero di fortuna.

A.R.

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