Ndrangheta: estorsioni e traffico di armi, 20 arresti

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Catanzaro - La squadra mobile di Catanzaro ha arrestato 20 persone accusate di appartenere alla cosca della 'ndrangheta dei Procopio-Mongiardo che opera nella zona del basso Jonio catanzarese. I provvedimenti sono stati emessi dalla Dda di Catanzaro. Dalle indagini sono state scoperte una serie di estorsioni e danneggiamenti a imprenditori e commercianti. I poliziotti hanno individuato anche un traffico di armi attraverso un canale utilizzato da calabresi residenti in Svizzera.  L'autore di minacce ad un giornalista è stato scoperto nel corso delle indagini della squadra mobile di Catanzaro che stamane hanno portato all'arresto di venti persone accusate di appartenere alla cosca della 'ndrangheta dei Procopio-Mongiardo. Ad uno dei capi della cosca, infatti, è stato contestato di aver posto in essere delle minacce, aggravate dalla metodologia mafiosa, nei confronti di un giornalista per costringerlo ad astenersi dal pubblicare articoli che evidenziavano aspetti negativi riguardo alla famiglia di appartenenza.

Avrebbe controllato il territorio della zona di San Sostene, Montepaone, Gasperina e Sant'Andrea, la cosca della 'ndrangheta dei Procopio-Mongiardo al centro di una inchiesta chiamata Hybris della Dda di Catanzaro. Le indagini della squadra mobile del capoluogo calabrese hanno consentito di ricostruire una serie di estorsioni a commercianti ed imprenditori oltre ad un traffico di armi dalla Svizzera. Nell'inchiesta sono confluite numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali e le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che ha arricchito gli elementi già in possesso degli investigatori. I poliziotti hanno anche scoperto i responsabili del tentato omicidio di Antonio Gullà, 57 anni, avvenuto a Soverato nell'ottobre del 2010. L'uomo fu ferito perchè ritenuto vicino alla cosca avversaria dei Procopio-Sia-Vallelunga. Da una serie di intercettazioni è emerso, inoltre, l'interessamento della cosca Procopio-Mongiardo per le elezioni amministrative del 2011 a San Sostene. Questa parte dell'inchiesta, però, non rientra nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato all'arresto delle venti persone. Il Procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ha evidenziato che "siamo riusciti a ricostruire gli assetti associativi della cosca. Una organizzazione che si riforniva continuamente di armi dalla Svizzera e che poi sparava all'impazzata per strada solamente per affermare il controllo ed il predominio sul territorio". Il Procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri, ha poi aggiunto che "la cosca aveva assunto il controllo totale del territorio creando degli spostamenti anche nella piccola criminalità". Il questore di Catanzaro, Vincenzo Carella, ed il capo della squadra mobile, Rodolfo Ruperti, hanno affermato che "abbiamo portato a termine una indagine molto complessa. Abbiamo dimostrato una forza spaventosa della cosca".

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Boss Mongiardo: "Giornalista deve essere più delicato"

"Digli al giornalista che quando parla delle mie cose deve essere più delicato. Non deve parlare solo contro ma anche delle cose a favore". E' questa la frase pronunciata dal presunto boss Mario Mongiardo nel corso di un colloquio con la figlia minorenne avvenuto in carcere. Il giornalista a cui faceva riferimento Mongiardo è Francesco Ranieri che lavora dalla zona del soveratese. Mongiardo è ora accusato di violenza privata aggravata dalla modalità mafiosa nei confronti del giornalista. La figlia del presunto boss, secondo quanto riferito dagli investigatori della squadra mobile di Catanzaro, dopo la conversazione con il padre si sarebbe effettivamente recata da Ranieri per portargli il 'messaggio'. La vicenda è confluita nell'inchiesta della Dda di Catanzaro che stamane ha portato all'arresto di venti presunti esponenti della cosca Procopio-Mongiardo. Gli investigatori hanno ricostruito quanto è accaduto attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche.

Giornalista minacciato: "Sono sereno e tranquillo e continuerò a fare il mio lavoro"

"Sono sereno e tranquillo e continuerò a fare il mio lavoro". E' quanto ha detto il giornalista della Gazzetta del Sud, Francesco Ranieri, che ha subito minacce dalla cosca della 'ndrangheta dei Procopio-Mongiardo. "Non ho ancora letto l'ordinanza di custodia cautelare - ha aggiunto - e quindi non conosco gli atti contenuti nel procedimento penale. Allo stato posso dire di non essere turbato per la vicenda". "Continuerò a svolgere il mio lavoro - ha concluso Ranieri - come ho sempre fatto e cercherò di farlo sempre meglio".

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