Calabria: città italiote tra sviluppo e conflitti

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

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Le principali colonie elleniche sorte sulle coste ioniche dell’attuale Calabria tra la fine dell’VIII secolo a.C. e il VII e le loro subcolonie fondate sul versante tirrenico della regione ebbero dei processi di sviluppo diversi per la cronologia (fondazione, in greco “ktìsis”), per la loro dimensione territoriale e per l’organizzazione politica. Gli studiosi, basandosi principalmente su fonti letterarie e su dati archeologici, hanno cercato di delineare un quadro esemplificativo degli aspetti più salienti del fenomeno della colonizzazione, anche se rimangono numerosi argomenti da approfondire; la ricerca archeologica, che tanti risultati ha conseguito nel secolo scorso, con gli scavi e gli studi in corso potrà contribuire a far conoscere meglio questa parte fondamentale della storia del nostro territorio nel quale rimangono, comunque, delle tracce tanto significative da conoscere e, perché no, da ammirare. A grandi linee le fasi della colonizzazione furono le seguenti:

a) occupazione di un territorio prospiciente la riva del mare, utilizzando degli approdi naturali o delle foci dei fiumi, da parte dei coloni che vi fondarono successivamente le città-stato, in greco pòleis;

b) delineare dei confini con altre colonie; essi coincidevano spesso con dei corsi d’acqua, che sboccavano nel mare; questi erano e sono molto numerosi, data la morfologia della dorsale appenninica calabrese che va dal Pollino all’Aspromonte;

c) successive acquisizioni di altro territorio - ricorrendo alla violenza delle armi o con forme pacifiche di convivenza tramite scambi di merci, matrimoni, etc - in direzione delle zone collinari e montane utilizzando le numerose vallate che dipartivano dalle pianure;

d) fondazioni di subcolonie sulle coste tirreniche da parte di grandi e potenti città-stato come Sibari, Crotone, Locri, etc.

Mentre tali eventi si verificavano sul territorio circostante, l’impegno dei coloni, contemporaneamente, era rivolto a costruire abitazioni, strade, templi, mercati, a coltivare i campi, ad allevare gli animali domestici e a produrre utensili di vario genere. I coloni tendevano a mantenere costanti rapporti con la loro madrepatria, in greco “metropòlis". Nelle città-stato italiote la vita sociale e politica era mutevole e questo dipendeva da tanti fattori, i più notevoli erano: l’appartenenza al gruppo dei fondatori e dei loro discendenti, le disponibilità economiche, la classe sociale: aristocrazia, popolo, schiavo e così via. La dinamica sociale fu tale che portò alla necessità di avere delle norme scritte, che regolassero meglio la vita della comunità; fra i legislatori delle colonie italiote fu molto famoso Zaleuco di Locri. Tra le città-stato italiote scoppiavano frequentemente dei conflitti armati; in questa sede si accenna a quello che vide contrapposti Locri e Crotone intorno al 550 a.C (c’è da notare che sono state proposte date diverse su tale evento); lo scontro avvenne sulla Sagra, un corso d’acqua tra Locri e Caulonia, non meglio identificato; i Locresi molto inferiori di numero inflissero ai loro avversari una cocente sconfitta. Un altro scontro memorabile avvenne nel 511 /510 a.C. tra Sibari e Crotone sulle rive dell’antico fiume Traente, l’odierno Trionto; la vittoria fu dei Crotoniati e la città nemica fu completamente distrutta. Le colonie elleniche hanno lasciato tracce di grande sviluppo economico, culturale, civile, ma anche memoria di un particolarismo isolazionista e di una conflittualità deleteria per sé medesime.

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