L’Era Preistorica in Calabria, quasi sconosciuta

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

francesco_vescio.jpg

Quanti calabresi saprebbero rispondere correttamente alle seguenti domande?

- Da quando è apparso l’uomo in Calabria?

- Quali interessanti tracce ha lasciato di sé?

Eppure sull’argomento ci sono tante pubblicazioni, musei in diversi comuni della regione e tanti siti, molto interessanti, alcuni ben conosciuti da studiosi ed esperti italiani e stranieri, oltre che da tanti benemeriti studiosi locali. Per entrare, sinteticamente, nella trattazione dell’argomento si farà qualche cenno sugli aspetti generali dell’archeologia preistorica, distinta da quella classica dagli esperti della materia, e si farà, poi, un quadro sommario di qualche sito fra quelli più noti. L’archeologia preistorica, come disciplina di studio, si occupa di quel periodo della presenza umana sulla Terra di cui non esistono documenti scritti. Le conoscenze si basano, pertanto, su utensili di pietra, di ceramica, di metallo, su resti di piante e di animali, alcuni dei quali ormai sono definitivamente scomparsi. Qualsiasi buon testo di storia delle scuole d’istruzione secondarie di secondo grado offre la possibilità di acquisire le nozioni fondamentali della disciplina, che riguardano l’evoluzione dell’uomo nel tempo e la costruzione, da parte sua, di utensili sempre meglio lavorati e funzionali alle diverse esigenze del vivere: cacciare, difendersi, tagliare rami, incidere etc… Gli studiosi parlano di età della pietra e la differenziano, a seconda dell’accuratezza della lavorazione degli utensili ritrovati: in paleolitico, gli utensili in pietra erano rozzamente appuntiti,  scheggiati o affilati, in mesolitico, un periodo di transizione ed in neolitico, il periodo della pietra levigata. C’è da evidenziare che tra le varie epoche le differenziazioni non sono sempre molto nette e non tutti i gruppi umani hanno vissuto l’identica evoluzione.

In Calabria sono stati ritrovati utensili al periodo del paleolitico inferiore, quello più antico, risalenti, secondo gli esperti, ad un periodo che va dai 700.000 ai 500.000 mila anni fa circa: tali reperti sono stati ritrovati nella seconda metà del secolo scorso in località Casella, vicino Maida (CZ). Molto importante per la conoscenza della preistoria calabrese è senz’altro la Grotta del Romito nel Comune di Papasidero (CS); nella prossimità della grotta vera e propria su un grande masso c’è incisa la figura di un uro, cioè di un bue primitivo, dagli studiosi indicato come Bos primigenius. Nella zona sono stati ritrovati altri importanti reperti, che hanno consentito agli studiosi di poter ritenere che il sito fosse stato frequentato per un periodo che va da 24.000 a 10.000 anni fa circa. Lo studio dei reperti ha consentito di ricostruire quali fossero le condizioni climatiche, quali piante, animali vivessero in quell’area, il tipo di sepoltura degli abitanti del luogo. Per l’età neolitica un sito abbastanza interessante è quello di Favella nella Piana di Sibari (Frazione di Terranova di Sibari): sono stati ritrovati reperti che vanno dal 4.000 al 2.300 a.C. circa. Nella regione vi sono altri siti abbastanza interessanti dal punto di vista dell’archeologia preistorica. La questione che si pone è come diffondere la conoscenza del patrimonio culturale esistente; lo scambio di visite tra le tante associazioni operanti nelle diverse realtà locali potrebbe dare un impulso notevole nelle visite dei vari siti già conosciuti dagli addetti ai lavori, ma ignoti a tanti abitanti della nostra regione. La fruizione di un grande patrimonio culturale potrebbe essere un impegno fattivo tra pubblico e privato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA