La romanizzazione del Bruzio durante le guerre civili

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

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francesco_vescio.jpgIl Bruzio, l’attuale Calabria, nel primo secolo a.C. era divenuto parte integrante del Repubblica Romana; le caratteristiche peculiari di tale processo di assimilazione erano analoghe a quelle di altre regioni della Penisola Italica, come chiarisce ed esplicita il brano seguente in cui viene affermato che ormai appariva compiuta: “… l’unificazione nazionale di tutte le genti della regione italiana, a sud della cerchia alpina, per il distendersi su tutta l’estensione di essa della lingua e della nazionalità latina, col progressivo declino e, quindi, con la definitiva scomparsa di tutte le altre lingue e nazionalità. Alla latinizzazione della penisola contribuirono potentemente, seguendo la conquista militare e l’assoggettamento politico, la deduzione ininterrotta di colonie romane e latine, le distribuzioni viritane [si trattava di assegnazioni di fondi fatte dallo Stato a privati singolarmente e non in relazione alla fondazione o all’ampliamento di colonie, N.d.R.] di lotti di terra a cittadini e a veterani dell’esercito e, dopo l’estensione della cittadinanza romana agli Italici, l’acquisto di fondi da parte di Romani e di Latini nelle varie parti della penisola” (Giulio Giannelli – Santo Mazzarino, Trattato di Storia Romana -  Volume Primo – L’Italia Antica e la Repubblica Romana - a cura di G. Giannelli - Seconda Edizione, Tumminelli Editore, Roma, 1962, pp.447- 448).

Il fenomeno della colonizzazione romana nel Bruzio era stata molto significativa dopo la Seconda Guerra Punica, basandosi su studi e ricerche recenti è stato ipotizzato che siano giunti nella regione sui 30.000 coloni in rapporto ai 200.000 abitanti già residenti, ovviamente si tratta di dati solo indicativi (Alessandro Cristofori, L’esercito come fattore della mobilità personale dai Bruttii e verso i Bruttii in età romana, in “La Calabria nel Mediterraneo – Flussi di persone, idee e risorse - Atti del Convegno di Studi – Rende, 3/5 giugno 2013” – a cura di Giovanna De Sensi Sestito, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2013, p.146); la regione fu interessata pure alla colonizzazione romana nell’età dei Gracchi, ma su tale periodo i documenti sono scarsi, mentre si è meglio informati sulla colonizzazione della seconda metà del I secolo a.C., come attesta il brano successivo:  

“E’ solo nell’età triumvirale e augustea che le nostre notizie tornano a farsi un poco più precise e che riemerge una colonizzazione del Bruzio di nuovo dal carattere più marcatamente militare, dopo la parentesi  graccana. Come noto, in particolare a seguito delle riforme mariane dell’esercito, si aprì il gravissimo problema del premio di congedo da assegnare ai veterani di origine proletaria, un premio di congedo che per lo più consisteva in un lotto di terreno, e poiché in Italia sostanzialmente non vi erano più porzioni di ager publicus populi Romani [= “territorio demaniale del popolo romano”, N. d. R.] ancora disponibili per l’assegnazione, i lotti di terreno per lo più venivano da confische operate ai danni dei legittimi proprietari. Sappiamo che nel 43 a.C. due città dei Bruttii, Reggio e Vibo Valentia, erano state incluse dai triumviri Ottaviano, Antonio e Lepido, in un elenco delle 18 città italiche in cui dovevano essere insediati i veterani degli eserciti cesariani dopo la conclusione della campagna contro i Cesaricidi. Di fatto le due città bruzie furono risparmiate da questo intervento: Appiano ricollega questo ripensamento alla necessità di Ottaviano di non perdere il favore delle due città nel momento in cui si profilava un conflitto con Sesto Pompeo, l’ultimo figlio superstite di Pompeo Magno che aveva fatto della Sicilia la sua roccaforte. Se quest’ultimo avesse approfittato dei malumori provocati dalle espropriazioni per impadronirsi di Reggio e Vibo, Ottaviano avrebbe perso il controllo delle due basi più importanti per l’offensiva contro Pompeo. Tuttavia alcune assegnazioni di terreni ai soldati congedati si dovettero comunque svolgere in Calabria in questo periodo… Qualche anno dopo, all’indomani della vittoria definitiva su Sesto Pompeo a Nauloco [Presso questa antica località marittima della Sicilia orientale l’ammiraglio M. Vipsanio Agrippa, valente sostenitore di Ottaviano, sconfisse la flotta del figlio di Pompeo Magno, N.d.R.] del 36 a.C., Ottaviano insediò a Reggio alcuni soldati della flotta vittoriosa, per contrastare il declino demografico della città, ce ne informa un interessante passo di Strabone, che scriveva pochi decenni dopo gli eventi. Le operazioni di insediamento di veterani a Reggio descritte da Strabone dovettero avere un carattere sostanzialmente diverso dall’intervento paventato qualche anno prima e di cui abbiamo testimonianza da Appiano: Rhegium  non divenne una colonia, ma rimase un municipium, anche se assunse il titolo di Iulium; Strabone inoltre caratterizza l’intervento di Ottaviano come sostanzialmente favorevole alla città e non ostile o rovinoso per essa: è verosimile dunque ritenere che i terreni nei quali insediare i soldati congedati non fossero espropriati, ma regolarmente acquistati” (Alessandro Cristofori, op. cit. pp. 147 – 149).

Da quanto sopra si deduce la piena integrazione del Bruzio nello Stato romano, ma anche l’importanza che gli attribuiva un abile politico come Ottaviano.

 

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