Il bruzio coinvolto… nella congiura di Catilina

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

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La congiura di Catilina rappresentò uno dei tanti conflitti che travagliarono la vita politica, sociale e militare di Roma, ma ebbe delle peculiarità particolari che si cercherà di evidenziare in alcuni tratti fondamentali; gli eventi eversivi non coinvolsero solo l’Urbe, ma altre regioni della Penisola italiana e, fra queste, il Bruzio, l’odierna Calabria; per inquadrare tale evento in una prospettiva più ampia si riporta il testo seguente:

“La storia di Roma è disseminata, come tutte, di conflitti: guerre per estendere il territorio, per garantire un confine, per conquistare uno sbocco al mare, un approdo, una linea di navigazione, per occupare territori ricchi di materie prime, per respingere gli invasori, Galli, Cimbri e Teutoni, e, infine, Goti…

Sotto questo ampio affresco e il cozzare dei brandi si svolse un altro ordine di scontri, non tra Romani e orde barbariche (e anche popoli di antica civiltà, Greci, Siriani, Giudei, Egiziani), ma fra Romani stessi, fra classi, fra patrizi e plebei, tra nobili ed equestri, tra latifondo e ceto imprenditoriale. Questa parte della storia di Roma registra una serie incessante di rivolte, rivendicazioni, istanze politiche e sociali …” (Lidia Storoni Mazzolani, Introduzione a “Sallustio, La Congiura di Catilina – La Guerra contro Giugurta – Storie, Newton Compton Editori, Roma, 1995, p. 7) .

Il periodo della congiura andò dal 66 al 62 a.C., ma il momento cruciale si verificò nel 63 – 62 a.C., allorché il conflitto politico sfociò nello scontro armato. La situazione è stata così delineata negli aspetti più rilevanti:

“Ma avvenimenti assai più gravi turbarono gli ultimi mesi del consolato di Cicerone. Alle elezioni consolari… si presentò di nuovo, com’era da aspettarsi Catilina, ponendo a base del suo programma elettorale le novae tabulae, cioè la cancellazione generale dei debiti. Per rifare la sua fortuna politica, Catilina chiamava ora a raccolta tutti coloro che non avevano nulla più da perdere e che in un moto rivoluzionario avevano sempre qualcosa da sperare... I progetti di Catilina destarono un ben comprensibile pànico nella classe finanziaria e nella parte migliore del senato. Cicerone diresse con abilità ed energia l’opposizione contro il violento patrizio. La sconfitta patita nelle elezioni fece perdere a Catilina ogni ritegno; chiamati a raccolta i più fidi de’ suoi seguaci, pose le basi di quella famosa congiura alla quale parteciparono, oltre a quei suoi partigiani di cui Sallustio ci ha conservato i nomi ( Catil., 17,3 ) , un certo numero di cavalieri e di veterani di Silla e anche di donne” (Giulio Giannelli – Santo Mazzarino, Trattato di Storia Romana – Volume Primo – L’Italia antica e la Repubblica Romana, a cura di G.Giannelli, Seconda Edizione, Tumminelli Editore, Roma, 1962, p. 413).

Le file del complotto erano estese in gran parte dell’Italia, come risulta dal seguente testo:

“Circa negli stessi giorni scoppiarono rivolte nella Gallia Cisalpina e Transalpina, nonché nella zona picena, nel Bruzio, nell’Apulia [L’odierna Puglia, N.d.R.]. Infatti, coloro che Catilina in precedenza aveva mandato là, eseguivano le manovre simultaneamente, come fossero sconsiderati o pazzi: tenevano riunioni notturne, facevano trasportare armi da una parte all’altra, preparavano sommosse; produssero più timore che danno” ( Sallustio, op. cit., p.57 – La congiura d Catilina, XLII).

Lo storico romano fra i nomi dei congiurati cita un personaggio originario di Crotone: T. Volturcio, il quale cadde nelle mani dei militari agli ordini dei pretori su disposizione di Cicerone, informato dell’azione eversiva grazie al doppio gioco di alcuni Galli Allobrogi, la circostanza fu così presentata:

“Intanto gli Allobrogi, secondo le istruzioni di Cicerone, grazie a Gabinio parteciparono ad un incontro dei congiurati. Di là chiedono un giuramento scritto, firmato da Lentulo, Cetego, Statilio e pure da Cassio, da inviare ai loro concittadini, i quali, senza questa assicurazione, difficilmente avrebbero contribuito ad una così grande impresa. Quelli, non sospettando niente, concedono il documento. Cassio assicura che, a breve scadenza, si sarebbe recato in Gallia e, poco prima dei legati, parte da Roma. Lentulo manda con quelli un certo Tito Volturcio da Crotone, affinché gli Allobrogi, prima di continuare il cammino verso casa, confermassero fedeltà al progetto di Catilina giurando davanti a lui. Lentulo, poi, fa recapitare, per il tramite di Volturcio, una lettera destinata a Catilina…” (Sallustio, op. cit., p. 59 – cap. XLIV).

Gli Allobrogi e T. Volturcio furono fermati successivamente sul Ponte Milvio dai pretori su ordine di Cicerone, i primi si arresero, mentre il congiurato cercò di resistere, ma fu costretto a cedere; testimoniò, in seguito, su quanto affermava di sapere sulla congiura dopo avere ottenuto la “promessa dell’impunità”.

Nel gennaio del 62 a. C. ci fu lo scontro decisivo in Etruria (l’attuale Toscana) nei pressi di Pistoia tra i congiurati con a capo lo stesso Catilina, che combatté e cadde in battaglia valorosamente, e l’esercito consolare romano, che annientò i rivoltosi; si trattò di un orribile scontro fratricida. Gli ultimi capitoli dell’opera di Sallustio ne danno drammatica testimonianza.

 

 

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