È ancora efficace la legge contro le infiltrazioni mafiose nei Comuni?

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gulla.jpgNei giorni scorsi la Repubblica ha pubblicato l’inchiesta sui commissariamenti per infiltrazioni mafiose nei comuni italiani. Sostanzialmente  è stato fatto un bilancio, dopo un quarto di secolo, della legge 221 del 1991, con successive modifiche nel 2009. Alberto Custodero e Giuseppe Baldessarro hanno snocciolato i dati sottolineando qualche problematica emersa dalle interviste a magistrati e studiosi. Nell’arco di 25 anni  sono stati sciolti 258 comuni e 5 aziende sanitarie. Otto consigli comunali sono stati sciolti più  volte, 38 hanno fatto il bis, tre anni fa il commissariamento per un capoluogo di provincia. Roma, dopo “mafia-capitale, è sotto tutela. A governare saranno in due, il sindaco e il prefetto con super poteri. Il presidente dell’ Autorità Nazionale Anticorruzione dovrà controllare tutti gli appalti. Ma il Campidoglio non viene commissariato, Marino resta al suo posto. E’ stato messo in pratica  ciò che sosteneva Rosy Bindi, la presidente della Commissione antimafia: “Bisogna individuare una terza via fra scioglimento e non scioglimento e potrebbe essere un tutoraggio dello Stato”. Si è cercato di evitare il commissariamento della capitale d’Italia, anche in vista del Giubileo. Secondo l’assessore alla legalità  del Campidoglio si tratta di collaborazione del prefetto per fare pulizia all’interno del comune. In ogni caso l’infiltrazione c’è stata ed esistono le mafie nella Città eterna. Discorso diverso bisogna fare per Ostia, commissariata a tutti gli effetti. Pure in Emilia, in Lombadia e in Piemonte, tanto per citare alcune regioni considerate come esempio di buon governo.

L’importante testata giornalistica non fa  sconti a nessuna località  vittima della mafia, della ‘ndrangheta e della camorra. Dal Sud al Nord. Purtroppo risaltano agli occhi i dati  sulla Calabria. Dal ’91 al dicembre 2014 sono stati sciolti 79 giunte e consigli comunali. Oggi le gestioni commissariali riguardanti la delinquenza organizzata sono 27  in tutta la Penisola, “la metà di esse si trova in Calabria”. E’ quanto sostiene Giuseppe  Baldessarro nel suo articolo. Sono dati preoccupanti e  non si fa un buon servizio non tenerli in considerazione parlando d’altro. Nella stessa inchiesta viene intervistato il sociologo lametino Vittorio Mete   che non usa mezzi termini: “Se le mafie condizionano o minacciano di condizionare un comune, l’amministrazione comunale va sciolta”. Quindi è importante la pratica applicativa e preventiva. Purtroppo è successo che l’applicazione della legge è stata condizionata da “estenuanti mediazioni politiche sugli scioglimenti”, come afferma Raffaele Cantone. Emblematica  la vicenda di Fondi, comune laziale per il quale venne chiesto  nel 2009 lo scioglimento. Ma fu “salvato” dal governo di allora per ben due volte. Si evitò il commissariamento con le dimissioni in massa della maggioranza che venne rieletta. Gran parte degli amministratori tornò a governare. Come prima, più di prima. Il nostro studioso nel 2010, quando era ricercatore presso la facoltà di sociologia  dell’ Università di Firenze andò a Fondi  insieme  a Cantone, allora magistrato di Cassazione, per parlare di infiltrazioni mafiose. Nel 2013 in Toscana, sempre insieme a Cantone prima della nomina a presidente dell’ Autorità Nazionale Anticorruzione, partecipò ad un convegno sulla prevenzione.

Appunto la prevenzione, quella che non c’è stata in questi anni. E dire “che la norma doveva avere valore preventivo”. Inoltre è mancato il continuo monitoraggio sull’attività amministrativa dei municipi sciolti per mafia in modo da evitare il ripetersi  delle infiltrazioni della delinquenza organizzata. Nell’intervista viene citato il libro di Mete, “Fuori dal comune”, pubblicato nel 2009, di cui  abbiamo riportato in passato alcuni stralci sia nell’edizione cartacea che in quella online. Esistono in Calabria studiosi come Mete che analizzano il problema delinquenziale in maniera  scientifica e per questo motivo sono invitati ai convegni di altre regioni italiane con esperti di caratura nazionale. Riteniamo opportuno ribadire qualche passaggio pertinente di “Fuori dal Comune”, aggiungendo altre parti significative: “Tranne i funzionari della prefettura e la circoscritta classe politica locale, nessuno sa  cosa succede nei comuni sciolti per mafia durante e dopo il periodo di commissariamento. Non è ad esempio dato sapere se, apparenze a parte, si sia realizzato un vero rinnovamento oppure le catene clientelari e mafiose abbiano avuto nuovamente la meglio (…) nessun dato è disponibile su cosa accade alle elezioni successive”. Viene auspicato “un reale non effimero rinnovamento della politica e dell’etica pubblica a livello locale [che deve scaturire] dall’interno del tessuto sociale e politico attraverso una presa di coscienza ”.  In alcuni casi i cittadini dei municipi sciolti più che essere riconoscenti verso lo Stato per aver  colpito “ con l’accetta i legami tra politici e mafiosi (… ) ritengono in  larga parte di essere  stati discriminati, di essere vittime di un complotto”. In altri casi “la parentesi commissariale non sembra essere riuscita a scalfire  le modalità di raccolta del consenso elettorale”. Forse la comunità e la politica una qualche riflessione la dovrebbero pur fare. Un ultimo esempio concernente le lacune della normativa. Secondo gli articolisti di Repubblica “sotto la  scure della legge (…) sono passati indenni anche i cosiddetti enti terzi, come le società partecipate che, invece, sono sempre più strumenti di effettivo governo del territorio e, dunque, oggetto degli appalti mafiosi”. Era stato  già scritto nel 2009 da Mete nelle prime pagine del suo libro: “Il fiorire di società partecipate, a totale o prevalente capitale pubblico, rende il governo locale un centro di potere che fa gola a coloro che vogliono investire nel campo degli appalti pubblici”. In conclusione, la 221 va rivista, aggiornata,  cambiata o andrebbe applicata con intransigenza? Qualsiasi opzione, basta che sia efficace. Le inchieste giornalistiche condotte con rigore e le ricerche scientifiche potrebbero dare un contributo. Intanto è stato presentato un disegno di legge al Senato, in attesa di approvazione. Come andrà a finire?

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