Il mondo di fronte ad Isis, Jihadismo ed economia criminale. Quali soluzioni?

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gulla.jpgL’Isis uccide senza pietà anche nel mese del Ramadan. Il mese sacro per i fedeli islamici, dedicato al digiuno, alla meditazione, alla preghiera e all’autodisciplina, diventa in questo caso motivo per perpetrare massacri e  diffondere terrore. A Sousse, in Tunisia, sulla spiaggia di hotel con tante stelle, si è sparato su bagnanti stesi sulle sdraio. Gran parte della Tunisia è scesa in piazza a condannare il terrorismo. A Saint-Quentin- Fallavier un marocchino ha decapitato il suo datore di lavoro  e poi ha  provocato un’ esplosione nello   stabilimento  chimico dove lavorava rimanendo illeso. In un primo tempo si pensava ad un attentato terroristico, ma si è trattato di tutt’altro. Come si può facilmente sbagliare condizionati dai precedenti attentati! Altro atto terroristico in Kuwait, questa volta jihadista, come quello di Sousse. Il 29 giugno, nel giorno dell’anniversario della nascita del Califfato nero. Aumenta la paura in Europa e nel mondo intero. Bisogna fare un breve ripasso  del terrorismo islamico negli ultimi decenni e di come si sono comportati gli occidentali in modo da non prendere lucciole per lanterne come è avvenuto in Francia nell’ultimo episodio equivocato e per non essere influenzati dalle telecamere che vanno immediatamente a zoomare il terrore. Così si cade facilmente nel panico. Insomma non bisogna rimanere vittima della paura. Si corre il rischio di vedere terroristi dappertutto. Le reazioni potrebbero diventare incontrollate. Le  minacce non mancano, ma è opportuno leggerle nella giusta accezione in funzione delle contromisure da prendere a livello nazionale e sovranazionale. Ed è importante conoscere i pericoli eventuali. La situazione è complessa, per non dire complicata, e dobbiamo esserne consapevoli. Speriamo di fare un po’ di sintetica chiarezza. Per il califfo nero Abu Bakr Baghdadi non sono infedeli soltanto gli occidentali, ma anche gli sciiti musulmani della Siria, dell’Iraq, dello Yemen, della Libia, dell’Iran. Secondo Alberto Negri, inviato speciale de Il Sole 24 ORE, il Califfato e Al Qaida, due facce della stessa medaglia, “rappresentano la punta di diamante dell’oscurantismo sunnita”.
In passato, negli anni ’80, Usa e Stati europei appoggiarono l’Iraq nella guerra contro l’Iran. Nello stesso tempo mantenevano buoni rapporti con l’Arabia Saudita e i Paesi del Golfo fornitori di petrolio in cambio di armi occidentali e di altri prodotti. Dopo l’invasione sovietica in Afghanistan (del ’79) Usa ed Arabia Saudita appoggiarono i mujaheddin contro l’Urss. Tale alleanza finì dopo l’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein, successiva  alla fine del conflitto con l’Iran. In seguito scelte sbagliate di alcuni governi   occidentali. L’invasione degli Usa nell’Iraq e l’appoggio di Inglesi e Francesi alle Primavere Arabe. Risultato: Iraq, Libia, Siria e Yemen esistono solo sulla carta geografica, non più come Stati, ormai disgregati. Gli Usa cercano di stare sotto traccia, l’Europa è condizionata dall’industria delle armi e dal petrolio arabo; resta l’ alleanza strategica della Russia con la Siria. Come si evince, tranne Mosca, potenze e superpotenze defilate. Nel contempo il Califfo porta avanti la sua guerra santa contro sciiti e infedeli occidentali. Che poi tanto santa non lo è. A tal riguardo leggete l’articolo apparso qualche giorno fa sul Corriere della Sera riguardante la distruzione delle opere d’arte. Riportiamo il breve virgolettato di Giancarlo Garna, archeologo dell’Università  di Padova: “La distruzione sembra solo uno specchietto per le allodole … è assolutamente infinitesimale rispetto a quello … che viene … commercializzato illecitamente nel mondo”. Vi invitiamo, inoltre, a leggere LIMES, rivista italiana di geopolitica, l’editoriale di marzo. Qualche breve stralcio: “Abu Bakr al-Bagdadi … si finanzia con ogni genere di contrabbando, dai petroli alle statue assiro-babilonesi, magari distruggendone alcune per aumentare il valore delle restanti”. Gli studiosi americani parlano ormai esplicitamente di economia criminale che viene portata avanti non solo dal califfato ma da altri gruppi di varia ispirazione. E affermano  che “senza il sostegno e la complicità di istituzioni finanziarie” non si potrebbero condurre imprese militari così costose. In questo giro criminale e terroristico vanno messi: contrabbando di armi, droga ed esseri umani in schiavitù … E i riscatti giunti all’incasso di 130 milioni di dollari: “A pagare sono sia diversi governi europei- tedesco, italiano, olandese, austriaco, spagnolo, britannico, francese, svedese e altri - sia alcune aziende pronte a metter mano al portafoglio pur di riportare a casa il personale rapito. Nello scambio sono implicate le compagnie d’assicurazione …”. Si va ben oltre il fanatismo religioso. Stati democratici, potenze occidentali, superpotenze datevi una mossa! E’ una realtà pericolosa che deve essere vagliata in maniera seria dalle diplomazie internazionali.

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