La via delle primarie per il centrosinistra

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gullDi Pino Gullà

Si sono concluse il 29 e il 30 dicembre scorso le parlamentarie del Pd e di Sel per la scelta dei candidati  alle future elezioni  del Parlamento italiano dopo lo scioglimento anticipato delle Camere. Un milione e 200 mila  votanti in Italia. Per quanto riguarda la provincia di Catanzaro, Doris Lo Moro, deputato uscente, risulta confermata dalla scelta degli elettori. Non sono mancate le polemiche. Inevitabili in ogni appuntamento elettorale dal ’46 ad oggi. A maggior ragione nella competizione recente di democrazia diretta delle parlamentarie (la prima volta in Italia) che hanno fatto seguito alle primarie vinte da Bersani e a quelle via web dei grillini, queste ultime, in verità, un po’ improvvisate. In fatto di primarie i partiti del centrosinistra hanno una certa esperienza: nel 2004 in alcune realtà comunali, nel 2005 inaspettati i 4 milioni di elettori per Prodi; all’inizio del 2005 le primarie regionali, in Puglia, vinte da Vendola; nello stesso anno quelle in Sicilia che hanno visto vincente Rita Borsellino; il 14 ottobre del 2007 le primarie del Pd per Veltroni segretario; tra il 2005 e il 2007 primarie comunali e provinciali. Ne abbiamo forse dimenticato qualcuna. Comunque il breve excursus evidenzia che Pd e centrosinistra sono ormai abituati alla selezione diretta dei candidati (di partito e/o di coalizione) ad opera dei cittadini. Al contrario del centrodestra che non ha mai usato un tale strumento di democrazia diretta. Il Pdl e le formazioni politiche dell’altro polo devono ancora iniziare, mentre il Pd e il centrosinistra hanno già “incassato”, nel corso degli anni, la partecipazione di milioni di elettori. Sta ai partiti del centrosinistra pulire la competizione da eventuali scorie e migliorarla con regole più stringenti a difesa della democrazia e della governabilità. E’ un fatto politico di cambiamento lento, diluito nel tempo. Ha a che fare con la storia di lunga durata. Nel breve periodo si possono creare delle smagliature. Tuttavia ci sono già alcuni risultati positivi per esempio la partecipazione di cui abbiamo precedentemente detto. Inoltre nelle parlamentarie di fine dicembre sono entrate numerose  le donne (quasi per il 50% sono state scelte) con la novità della doppia preferenza di genere; un ulteriore riscontro che sono importanti per la democrazia. Certo, listino, garantiti, deroghe, voto incrociato, accordi particolari, truppe cammellate che arrivano dal deserto della passata politica sanno di gattopardismo. Ma è sicuramente insolito vedere il presidente del Pd (Rosy Bindi) competere nell’estremo lembo della nostra Penisola  (e parlano di salotti romani !?!). Ciò dimostra che il partito non è tutto “romano”, come si vuole far credere. Bisogna tuttavia stare sempre in guardia: se da una parte la presenza di candidati giovani (alcuni scelti dall’elettorato) rivela modalità più inclusive di quelle della politica tradizionale; dall’altra non si escludono  rischi o sgradite sorprese perché le stesse regole potrebbero essere aggirate dai soliti furbi, rampanti e procacciatori di voti a tutti i costi… e la democrazia, nel secondo caso, diventerebbe un colabrodo. Specialmente in Calabria e in altre realtà meridionali. Per evitare eventuali danni, è necessario rifare i partiti attraverso processi regolati eticamente, con spirito di responsabilità combattendo i pacchetti di voti, il suffragio aritmetico e certi modi di raccogliere il consenso “anche se non sono penalmente rilevanti”, come è stato affermato in occasione della Conferenza nazionale del Pd per il Mezzogiorno. Non bastano le primarie per creare nuova classe dirigente con competenza e idealità. C’è bisogno soprattutto di partiti forti e organizzati per preparare la modernità, abbandonando per sempre il gattopardismo tipicamente italiano.

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