Rinnovamento politico e nuove prospettive per il Sud? Da due Ministri del Governo Letta

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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Andrea Orlando, neo ministro dell’Ambiente, della tutela del Territorio e del Mare, e Carlo Trigilia, ministro  della coesione territoriale, sono stati a Lamezia il 29 e il 30 settembre  scorsi in occasione della Conferenza Nazionale per il Mezzogiorno del Pd. Il primo, “giovane turco” di 44 anni, nato a La Spezia, ha iniziato a far politica  fin da giovane. A 30 anni era già segretario provinciale della Fgci, subito dopo consigliere comunale del Pci, poi del Pds e quindi segretario provinciale. In breve tempo il salto a livello nazionale: Direzione nazionale, Segreteria nazionale, due volte eletto alla Camera e tanto altro ancora. Le diverse tappe per significare che è il classico uomo di partito, fa parte del personale politico del Pd, dei Ds, del Pds e del Pci. Gli hanno affidato questioni spinose. Fra le tante, ricordiamo quella di commissario del Pd a Napoli. Nel suo intervento lametino, a settembre, la propria estrazione politica si è manifestata tutta. Ha, infatti, parlato del secondo dopoguerra italiano fondato sul sistema dei partiti. Erano questi ultimi i corpi intermedi durante gli anni della ricostruzione dello Stato e del Paese. Ha menzionato Pietro Nenni che, partendo da un’infanzia precaria, è diventato protagonista nel secolo scorso. Cresciuto in un orfanotrofio, è arrivato, fino a vicepresidente del Consiglio. Non è più così. Ha sottolineato che negli ultimi decenni si è determinato nei partiti un vuoto da colmare. La classe dirigente italiana, soprattutto quella politico-parlamentare, in tempi recenti, ha avuto origine, in gran parte, dai ceti abbienti, in particolare imprenditori, professionisti o “figli d’arte”, cioè provenienti dallo stesso ceto politico. Stando così le cose, è urgente e necessario un progetto di classe dirigente. Senza mezzi termini ha affermato che oggi per fare carriera politica, in alcuni casi, ci si iscrive ad un “notabilato”. Nei Consigli comunali sono frequenti i cambi di casacca e i partiti personali. Prevalgono il correntismo e l’auto-rappresentazione degli interessi. E allora bisogna ricostruire il concetto di responsabilità nei partiti, che negli anni ’50-’60 del Novecento tenevano insieme partecipazione e democrazia nella società.

In linea di massima succede anche oggi, almeno a livello locale. Ma spesso si assiste a situazioni che non hanno niente a che vedere con l’art. 49 della Costituzione riferito ai partiti. Ultimamente il neo ministro si è occupato dei fondi delle zone già alluvionate in Liguria e ha riproposto un disegno di legge sul ripristino dell’alveo dei fiumi. Un politico a tutto tondo. Sembra d’altri tempi, seppur giovane. Molti di noi restammo colpiti dal suo intervento. Totalmente diverso Carlo Trigilia, non essendo un politico. Lo studioso finora si è interessato di sociologia economica nella Facoltà di Scienze politiche  all’Università di Firenze. Adesso affronterà “le politiche” concrete, le cose da fare per uscire dalla situazione di difficoltà in cui si trova l’Italia. Il suo ministero dovrà curare la coesione territoriale e lo sviluppo locale. Particolare attenzione ha riservato, come studioso, al Meridione. Tra le sue opere, abbiamo letto e apprezzato Sviluppo Senza Autonomia. Effetti perversi delle politiche nel Mezzogiorno edito da Il Mulino (1994). Cultura e Sviluppo. L’associazionismo nel Mezzogiorno, una ricerca Formez-Imes condotta insieme ad Ilvo Diamanti e a Francesco Ramella pubblicata da Donzelli nel ’95. Attinente al lavoro di ministro della coesione territoriale sarà senz’altro Sviluppo Locale. Un progetto per l’Italia, finito di stampare nell’aprile del 2005 da Laterza. A Lamezia, nella seconda giornata di conferenza, ha citato un altro suo libro Non c’è Nord senza Sud del 2012 (Il Mulino), convinto che il progresso economico italiano non deve andare a due velocità. Viene prima quello dei territori. Per Carlo Trigilia il modello di sviluppo non ha funzionato e va cambiato in quanto “la crescita dell’Italia si decide nel Mezzogiorno”. I trasferimenti di finanziamenti al Sud non sono stati controllati ed è avvenuto lo scambio risorse-voti. Non solo soldi; storia già vista, purtroppo fallimentare; in ogni caso il denaro dal Centro per i finanziamenti scarseggia sempre più; a maggior ragione bisogna valorizzare le risorse locali e inventare politiche nuove. Per far questo ci dovrà essere un’assunzione di responsabilità nazionale, come in Germania per i Laender dell’Est (enti locali corrispondenti, grosso modo, alle Regioni italiane), nei quali hanno risolto il problema della diseconomia. Ritornando al nostro Paese, ha sostenuto che sono indispensabili l’investimento sul partito e la selezione della classe politica meridionale perché, ristrutturati e rinnovati, aprirebbero la strada verso il cambiamento. Dopo averli ascoltati e averli letti, attendiamo fiduciosi le loro politiche concrete.

 

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