Incarico a Conte per nuovo patto di legislatura

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gulla_e1a1b-1_7900e_b4648.jpgMentre mi accingo a scrivere il pezzo, Conte ha già ottenuto la fiducia alla Camera e al Senato; è nato il Conte 2: il Governo del patto di legislatura tra Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali; il nuovo esecutivo si è insediato e ha svolto il primo Consiglio dei ministri. Il Governo del contratto tra Lega e M5S fa parte ormai del passato. Nel giro di pochissimo tempo è arrivato al capolinea. La crisi, annunciata da Matteo Salvini, ha avuto un epilogo improvviso. Da alcuni addirittura inaspettato. Ma Francesco Giorgino, caporedattore e conduttore al Tg1, impegnato in questi giorni nelle “no stop” televisive al Quirinale e professore di Brand Storytelling presso il Dipartimento di Scienze Politiche della Luiss Guido Carli di Roma, aveva già intravisto le difficoltà nella sua ultima ricerca pubblicata a gennaio 2019 con il titolo Alto Volume. Politica, comunicazione e marketing. Con largo anticipo notava nuvole nere all’orizzonte: “…agli elettori leghisti non piace il reddito di cittadinanza, allo stesso modo quelli grillini non amano la flat tax e la pace fiscale”. Non era trascorso molto tempo dall’insediamento del Governo del cambiamento quando le distanze tra le due forze politiche del contratto erano apparse evidenti: l’Esecutivo gialloverde mostrava limiti di condivisione e di governabilità. Avevano cercato di ovviare al problema affidandosi, ma non troppo, alla capacità mediatrice di Giuseppe Conte, new entry in politica; le sue iniziative erano adombrate dagli eccessi di populismo e di sovranismo nell’ex compagine di Governo: i rappresentanti della Lega e del Movimento 5 Stelle nell’Esecutivo hanno avuto lo sguardo rivolto sempre al proprio elettorato e a quanto scritto a chiare lettere nei punti del contratto da una parte politica e dall’altra senza un’effettiva mediazione. Eppure Conte è riuscito a dialogare con l’Unione Europea. Ricordo lo slogan del primo ministro per quanto riguarda l’immigrazione: “Chi sbarca in Italia, sbarca in Europa”. E’stato efficace e costruttivo; ha aperto le porte di alcuni Paesi europei all’immigrazione.

Come evidenziato da Giorgino, non sono mancate le difficoltà del Governo gialloverde: all’interno dei due partiti-movimenti si erano formate posizioni di pro e contro l’Esecutivo. Addirittura il loro Esecutivo! In particolare nel M5S: ala governista e movimentista. In piena estate Salvini ha fatto saltare tutto, aprendo la crisi per il ritorno ad elezioni anticipate. Ma non è andata secondo i desideri del leader leghista perché si è avviato un dialogo tra Pd e M5S.  Il Presidente della Repubblica ha messo in atto le procedure istituzionali. Delegazioni di partiti e movimenti da Mattarella. Alla fine del secondo giro di consultazioni, secondo incarico a Conte con esito favorevole. Il professore di Diritto, entrato da poco in politica, a differenza della sua prima esperienza di governo, oscurata o limitata dai due vicepremier, è diventato, così, primo ministro per prestigio personale. Insomma, non più mediatore tra due vicepresidenti, ma presidente del Consiglio secondo Costituzione: “Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico e amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri”.

Per ciò che attiene ai sondaggi dell’ultimo periodo, in ripresa il PD, in recupero il M5S rispetto ai risultati delle Europee; nell’ambito del Centrodestra in discesa la Lega, anche se ancora al di sopra del 30%, Fratelli d’Italia sopravanza di qualche punto Forza Italia, agli ultimi posti in classifica Più Europa, la Sinistra e i Verdi. Matteo Salvini ha fatto man bassa di voti alle Europee, ma non ha aperto immediatamente la crisi. Ha sbagliato i tempi. Ha rimandato di qualche mese. Troppo Tardi. C’erano già state prove di avvicinamento tra Pd e M5S in occasione della elezione di Ursula von der Leyen. Entrambi hanno dato il voto per la nuova Presidente. Anche Forza Italia. Scontato il voto del Pd, imprevisto, quasi una sorpresa, quello dei Pentastellati, sempre più lontani dagli euroscettici e maggiormente vicini ad un’UE dei popoli. Forza Italia, nel gruppo dei Popolari Europei, con il suo voto alla candidata della Merkel, ha marcato ulteriormente le distanze dalla Lega in ambito UE, caratterizzandosi come Destra liberale responsabile e, soprattutto, non populista. E dire che Forza Italia aveva iniziato, a metà degli anni ’90, con il populismo televisivo. Che metamorfosi!

All’annuncio di crisi da parte di Matteo Salvini, non è risultato oltremodo complicato per il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle riposizionarsi. Ha preso l’iniziativa Matteo Renzi per un’inedita maggioranza PD-M5S facendo cambiare opinione a Nicola Zingaretti, prima convinto per il ritorno anticipato alle urne. Il presidente Mattarella ha fatto il resto secondo procedura costituzionale. Qualche frizione momentanea sul nome di Giuseppe Conte. Stop and go (per noi meridionali Tira e Molla) durante gli incontri tra PD e M5S, soprattutto resistenze per Luigi Di Maio vicepremier. Via i vicepremier e la strada verso la formazione del Governo giallorosso (per alcuni giallo-rosa) si è rivelata maggiormente percorribile. Finalmente Conte è andato al Quirinale e ha sciolto la riserva. Programma, organigramma, giuramento dei ministri davanti a Mattarella. Prima riunione del Consiglio dei ministri.  Fiducia dalle due Camere. Si ricomincia a governare! Bisogna mettere mano alla legge di bilancio. Matteo Salvini, isolato all’opposizione, ha dato appuntamento il 19 ottobre per manifestazioni di piazza a Roma. Giorgia Meloni protesta con i suoi nel giorno della fiducia alla Camera; si fa vedere Matteo Salvini. Silvio Berlusconi per niente d’accordo: opposizione responsabile in Parlamento. Centrodestra di nuovo diviso. Per adesso proteste davanti a Montecitorio da parte della Lega e di Fratelli d’Italia.

Al di là delle urgenze di governabilità nel nostro Paese, il vero problema dei sistemi politici italiani, europei e mondiali provengono dall’ eccesso di comunicazione, come si è visto da noi durante l’estate che sta finendo. E le pagine conclusive del libro di Giorgino descrivono tale realtà: “L’elettore dà mandato all’eletto e questi (…) spiega, racconta, anticipa, annuncia (troppo spesso annuncia)”. Utilizza tutti gli strumenti comunicativi, soprattutto stampa, televisione e web 2.0.  Ritengo opportuno virgolettare un passaggio del libro del caporedattore del Tg1 in cui fa riferimento a Mario Morcellino, professore Ordinario di Sociologia: “Si staglia all’orizzonte una prospettiva sociopolitica e psicopolitica da affrontare con molta cautela, atteso che essa può assumere le sembianze della relazione pericolosa tra populismo e doping dei media”. La politica sembra essersi dissolta nella comunicazione; i media e le reti si sarebbero sostituiti al sistema dei partiti e della politica; si ha l’impressione che dettino l’agenda politica. L’overdose comunicativa offre molte possibilità alla manipolazione e fa regredire il giudizio critico razionale a vantaggio dell’irrazionale-emozionale: il cosiddetto parlare alla “pancia dell’elettorato”. Si confonde realtà e percezione.

Ha preso il sopravvento la datacrazia, il flusso dei dati controllati dall’algoritmo, “vero e proprio driver della decisione politica”, come relazionato da Derrick De Kerckove, sociologo belga naturalizzato canadese, direttore scientifico di Media 2000, in occasione di un convegno su Psicologia e Comunicazione all’Università di Bari (novembre 2018). La Datacrazia è la disponibilità dei dati personali, “utili anche a fini politici e quindi a fini di conquista e gestione del consenso”. La crisi improvvisa del Governo del Contratto, la parlamentarizzazione della stessa da parte di Conte, le trattative inedite tra PD e M5S, la guida istituzionale del Presidente della Repubblica, secondo i dettami della Costituzione, hanno messo all’angolo il populismo di Salvini ed evitato le elezioni anticipate. Si sono create, quindi, le condizioni per il governo del Conte 2. E finalmente Mattarella ha potuto salutare sorridente i giornalisti assiepati nella sala stampa del Quirinale indicando il futuro percorso istituzionale dell’Esecutivo con queste stringate parole: “Una volta che, in base alle indicazioni di una maggioranza parlamentare, si è formato un Governo, la parola compete al Parlamento e al Governo”. Di nuovo, come nella precedente formazione del Governo del contratto, applausi sinceri al Presidente della Repubblica parlamentare italiana.  

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