Migranti nel Mar Mediterraneo. Il ruolo diplomatico-politico del premier Conte

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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  Ancora naufragi nel Mar Mediterraneo. A centinaia annegano a largo della Libia che non è in grado di coordinare i soccorsi. Ennesima richiesta da un barcone in difficoltà con circa 100 migranti in acque territoriali libiche. Pressioni da Palazzo Chigi su Tripoli. Il presidente del Consiglio è stato chiaro: “Bisogna obbligarli ad intervenire”. Inviato dalla Guardia costiera libica un mercantile della Sierra Leone. Imbarcati e trasferiti nel porto di Misurata proprio dove non volevano ritornare. Qualche giorno prima, la Sea Watch, nave Ong, ne aveva soccorso 47 dopo i 49 salvati nei giorni scorsi insieme alla Sea Eye. Ora è in attesa di un porto sicuro. Sarà un’altra odissea? La precedente era durata 19 giorni. Il premier maltese Joseph Muscat aveva autorizzato il trasbordo dei naufraghi nelle acque territoriali dell’Isola; insomma non era stato sospeso il divieto di attracco delle navi Ong (a proposito di ricerca di un porto sicuro), ma i 49 naufraghi erano stati salvati tramite trasferimento sulle motovedette maltesi. Muscat in conferenza stampa aveva ringraziato pubblicamente il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker e Dimitris Avramopoulos, Commissario europeo degli Affari Interni. Dopo il pressing del Papa, del presidente della Camera Fico, del vicepremier Di Maio, dei vescovi, di alcuni sindaci, l’Ue aveva finalmente preso l’iniziativa assumendo il ruolo di mediatrice. Solo Salvini era rimasto fermo sulle sue posizioni. Almeno in apparenza in quanto era prevalsa la diplomazia concreta verso il dialogo del premier Conte. Accuse di neocolonialismo del vicepremier Di Maio verso Macron: è ancora in vigore “la moneta coloniale francese”, il Franco CFA (Colonie francesi d’Africa), in 14 Paesi del Continente Nero nonostante l’indipendenza raggiunta. Scoppia “la guerra diplomatico-politica” tra Italia e Francia. In realtà “botta e risposta” tra i due vice-premier e il presidente francese.  

 In compenso Conte ha assunto un ruolo distintivo rispetto agli interventi di Di Maio e Salvini. Alcuni commentatori ne hanno detto di tutti i colori sul primo ministro; ha smentito i suoi detrattori con l’azione politico-diplomatica. Le iniziative messe in atto hanno coperto qualche difficoltà di Di Maio in confronto all’esuberanza di Salvini; nel contempo ha trovato ascolto in Europa a differenza del ministro dell’Interno. Oltre ai 15 migranti che saranno accolti dall’Italia, i restanti, quelli trasferiti dalle navi Ong e altri 200 arrivati a Malta nei precedenti sbarchi, saranno ospitati da Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Romania. Frizioni, in un primo momento, tra il presidente del Consiglio e il ministro dell’Interno. Inizialmente si respirava aria di crisi. Ma dopo il vertice a Palazzo Chigi, la turbolenza si era calmata. Comunque due comunicati differenti dimostravano i diversi punti di vista. D’altronde è il Governo del contratto e non è omogeneo; è nato da forze politiche diverse che hanno messo per iscritto l’accordo.  Salvini chiude i porti alle Ong perché non rispettano le regole; in tal modo le migrazioni sono fuori controllo; per il ministro dell’Interno l’ultimo sbarco maltese era stato un cedimento alle Ong. Alla fine avevano vinto entrambi: Conte aveva condotto in porto l’iniziativa, capitalizzando la sua capacità diplomatica verso i rappresentanti dell’UE (ha fatto bella figura nei confronti dell’establishment); Salvini aveva mostrato coerenza verso il suo elettorato e non solo; ha ribadito le sue posizioni: “Porti chiusi, lotta agli scafisti e alle Ong”. A mio modesto avviso può nascere il sospetto di una strumentalizzazione sulla pelle degli ultimi (i migranti), mettendoli in competizione con i penultimi (gli italiani poveri). Magari sono cattivi pensieri ma non si cancellano.

 Oggi la scena si ripete: il cordoglio del Papa, la costernazione del presidente Mattarella, la dura presa di posizione del presidente della Camera Fico; ma Salvini resa sulle sue posizioni. Rimane il protagonismo del premier Conte. Sembra non essere più “al servizio” dei due vicepremier. Aveva già acquisito visibilità e un proprio ruolo in occasione del bilancio che teneva presente i parametri europei, ottenendo l’okay dell’Ue sul deficit-Pil al 2,04%; si era dimostrato favorevole all’accordo del Global compact for migration, sia pur rispettoso del Parlamento italiano che aveva procrastinato la decisione a sottoscriverlo. Diversa la sua posizione sulle migrazioni rispetto ad altri ministri della compagine di Governo nel suo intervento conclusivo in occasione della Conferenza ministeriale Italia-Africa. Ha, infatti, sostenuto una risposta coordinata nel breve, medio e lungo periodo. Insomma fuori dall’emergenza episodica. Poi fermezza contro i trafficanti di esseri umani; opportunità di emigrazione legale. Da sottolineare l’approccio globale del suo discorso da cui si evince che sicurezza e sviluppo sostenibile devono essere armonizzati. Era insieme al Presidente della Repubblica Mattarella e al ministro degli Affari Esteri Moavero. Tutt’e tre con il passo felpato, senza esibizione di “muscoli” e per il dialogo con l’Europa e con i Paesi africani.  E’ andato in Niger e in Ciad, laddove si trova il punto di partenza dei flussi migratori; in precedenza era stato già in altri Paesi africani. Per ultimo è stato al Forum economico mondiale a Davos in Svizzera. E ha detto la sua ritenendo che il seggio permanente dell’ONU debba andare alla UE e non ai singoli Stati membri: “Non si è sempre detto che l’Europa dovrebbe avere un proprio seggio permanente?”. Da questo “breve curriculum” si capisce il suo ruolo di oggi, più autonomo rispetto a qualche tempo fa. Accanto alla coerenza di Salvini è legittimo giustapporre quella di Conte “in chiave europea”, pensando ad “un’Europa del popolo per il popolo”. E sui migranti permane il rammarico perché, nonostante gli sforzi, non si riesce “a costruire un meccanismo europeo”.

Se non si ha un approccio globale non se ne viene a capo della problematica migratoria e delle altre questioni. Attraverso una visione di lungo periodo i problemi devono essere affrontati con l’apporto di tutti: Italia, Europa, Africa, Mondo. Lo stesso problema migratorio va visto nei suoi molteplici aspetti; come ho scritto in precedenti articoli, certa politica pone attenzione sulla rotta finale dei migranti, in particolare quella tra Libia e coste italiane e si trascura il resto. Su questo si fa spesso solo propaganda elettorale. Non si cerca di analizzare in profondità le condizioni sociali, economiche e politiche dei Paesi africani. Si sta con la massima attenzione a ciò che avviene nel Mar Mediterraneo e non si mettono a fuoco le condizioni delle altre latitudini. Promettendo, per adesso soltanto a parole, aiuti ai paesi d’origine migratoria. Intanto i bambini muoiono annegati. Nel mar Egeo il corpo di una bambina recuperato dalla Guardia costiera turca mentre soccorreva migranti stipati in un gommone. Si fugge dalla Siria, dall’Afghanistan e in generale da Paesi africani dove sono croniche instabilità politica e guerra; fragilità economiche e ambientali. Certa politica deve convincersi che tale problematica non si risolve con lo slogan: “Aiuti a casa loro”. I respingimenti sono velleitari; lo dimostrano i continui flussi; ci riprovano sempre perché non hanno alternative. Così proseguiranno a trarne profitto le reti criminali dei trafficanti. Nella situazione di continua emergenza le iniziative di Conte potrebbero avere effetti nel medio termine. Si spera che la polemica o eventuali strumentalizzazioni elettoralistiche non inficino il percorso politico-diplomatico che darebbe risultati positivi e costruttivi per l’Italia, l’Europa, l’Africa e il Mondo intero.

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