Roma - La Corte di Cassazione, in accoglimento del ricorso cautelare promosso dai legali di Alessandro Cua, Arturo Bova e Ugo Fusto, ha annullato parzialmente, con rinvio al Tribunale del Riesame di Catanzaro, l’ordinanza impugnata. L’operazione risale allo scorso 9 settembre 2022 allorquando i militari della stazione di Pentone, coadiuvati dai colleghi di Bologna, in esecuzione dell’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale del capoluogo Gabriella Pede, su richiesta della Procura, hanno applicato la custodia cautelare agli arresti domiciliari, nei confronti del 48enne catanzarese Cua, Vigile Urbano del comune di Fossato Serralta, e Massimo Longo 53enne originario di Catanzaro, da poco trasferitosi nel bolognese. Cua è accusato, unitamente ad altri 16 indagati, di aver posto in essere attività di spaccio di marijuana e cocaina nei comuni di Fossato Serralta, Catanzaro, Marcellinara, Stalettì e Sellia Marina, nonché, di essersi reso responsabile di varie estorsioni. Lo stesso, secondo l’impianto accusatorio della Procura, avrebbe inoltre favorito la prostituzione di donne straniere in diversi comuni della provincia, si sarebbe assentato fittiziamente dal servizio dell’ente di appartenenza ed avrebbe simulato un incidente stradale con altro veicolo volto ad ottenere un risarcimento, incidente che invece è risultato essere autonomo. I Giudici della Suprema Corte, nell’annullare parzialmente l’ordinanza del gip, hanno ritenuto meritevoli di accoglimento i motivi di ricorso avanzati dai difensori del Cua relativamente ai capi d’imputazione in particolare con riferimento alle accuse di estorsione, alle false presenze attestate sul luogo di lavoro nonché alla simulazione del finto incidente.
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