Gioia Tauro, soldi spesi e soldi impegnati

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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filippo_veltri.jpgIl porto di Gioia Tauro con la sua zona industriale, punto nevralgico dello sviluppo possibile della Calabria, è una sorta di pozzo senza fondo di cui però non si conoscono bene gli esatti termini. Il prof. Giuseppe Russo ha provato a fare quattro conti: da settembre 2012 a maggio 2013, scorrendo il sito della Regione Calabria e la stampa regionale, e sommando le risorse investite nel Porto e nell’Area Industriale di Gioia Tauro, si hanno 743.9 milioni di euro. È necessario aggiornare il conto: si sono passati i 750 milioni. A questo ritmo nei primi mesi del 2014 si supera il miliardo.

Soldi veri, soldi solo impegnati o soldi che vanno ed escono, come le famose vacche di Fanfani? Alla Giunta Regionale bisognerebbe chiedere: quanti posti di lavoro creati? Quale incremento di aziende? Quale incremento di PIL? Non i valori veri ottenuti, perché si è speso poco o nulla, ma quelli da voi stimati? Russo ha chiesto a Scopelliti una cosetta semplice semplice: potrebbe pubblicare un promemoria semplice con soldi impegnati in data, soldi spesi in data.In questo modo a tutti verrà semplice eliminare i doppi conteggi e capire quali sono i soldi veramente in gioco a Gioia. A questo punto viene il dubbio che lo stesso Presidente abbia questa informazione.

Il docente reggino così scrive: facendo un conto grossolano per l’occupazione, con 25 milioni si possono integrare nella produzione 100 persone per 10 anni cioè possono essere immessi 100 tecnici tra laureati in ingegneria, architettura, economia, etc. Il conto è banale ma serve a capire cosa si possa fare con 25 milioni. Con 750 milioni lavorano, con occupazione diretta, per 10 anni 3000 laureati, considerando 2-3 occupati indiretti si ottengono 10000 occupati per 10 anni. E questo ipotizzando che i 3000 occupati non producano nuova ricchezza. Il volto della Calabria, di Reggio Calabria, se si parte dal Porto e si interviene bene, è il volto di un territorio che si può confrontare con i più ricchi ed avanzati territori europei. I giovani tecnici, ingegneri, architetti, economisti sono pronti, sono tra i più preparati in Italia. Aspettano risposte, non vogliono più aspettare, non vogliono più partire. Credono nell’Europa.

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