Il vero lusso sono tempo, spazio, silenzio

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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 Quanto tempo sprechiamo in cose che non ci va di fare, cui siamo costretti per dovere, sensi di colpa, mancanza di coraggio? Quanto poco conosciamo lo spazio terrestre entro cui viviamo, perfino quello più vicino a noi? Quante volte aneliamo, in modo struggente, ad un po' di silenzio, pace, tranquillità? Questo penso, mentre osservo, dalla strada fra Cropani e Sersale, la sconfinata teoria di colline dell'antico paesaggio del latifondo ionico calabrese. Campi a grano, a pascolo, alternati a uliveti di recente impianto e a macchie che hanno ricolonizzato terreni abbandonati. Sullo sfondo l'ovale azzurro del Golfo di Squillace, che s’incurva verso la Punta di Staletti, ove fu Cassiodoro con i sui monaci, i suoi pesci, i cavalli, gli orti. Cassiodoro, alto funzionario alla corte dei Goti. Cassiodoro del Vivarium e delle Variae. Anche Cassiodoro, traghettatore del pensiero antico a quello del medioevo, tornò a vivere in Calabria alle ricerca di tempo, spazio, silenzio. Oggi sono questi i nuovi beni che tutti cercano, come scrive Therry Pequot in "Elogio del lusso".

Il lusso non sono più automobili, capi di vestiario, gioielli. Il lusso è fare ciò che si vuole quando si vuole. "Il lusso basato sul denaro è finito - scrive la casa editrice italiana Castelvecchi nelle note al libro -, il lusso come distinzione basata su scelte di vita autonome, consapevoli, felici è il futuro." Nel solco di Carl Gustav Jung e del suo principio di individuazione (o realizzazione del sé), Pequot ci invita a prendere in mano le nostre vite ed a ri-conoscerci, nel senso di tornare a conoscerci per come siamo realmente, per quel che è la nostra vocazione sin da quando siamo venuti al mondo. Come nell’apologo di Er raccontato da Platone, che vede, nell’aldilà, le Moire assegnare a ciascun nascituro il proprio destino. Questo penso, mentre mi reco al VI "Raduno delle Imprese Eretiche" chiamate a raccolta da Massimiliano Capalbo al parco ecosensoriale di Orme nel Parco, in Sila Piccola, su un poggio che fa da spartiacque tra le valli del Crocchio e del Soleo. Senza più la vista del mare, penetrati nelle vaste foreste della "magna silva" di Virgilio, potremmo credere di stare in qualche remota zona montuosa delle Alpi o del Nord Europa, come accadde a quei viaggiatori stranieri che giunsero sin quaggiù. Poi, al parco, in una giornata di vento e luce, si sciorinano le storie di chi è tornato, di chi è rimasto. Tutta gente cui è accaduta qualche strana coincidenza acausale significativa, come le chiama Jung in "La sincronicità", che ha aperto loro un mondo, il loro mondo interiore. E li ha portati a trovare la strada dopo anni di erranze. Proprio qui, in questa regione di spazi, silenzi, e di eterni errabondi perduti nel tempo.

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