Calabria: riflessi dei conflitti dinastici per il Regno di Napoli tra il XV e il XVI Secolo

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

francesco_vescio-ok.jpgNegli ultimi decenni del Quattrocento la dinastia aragonese, sedate le rivolte nobiliari, si era consolidata ed il Regno di Napoli era avviato a svolgere un ruolo di primo piano in Italia, ma dalla Francia fu intrapresa una politica di conquista del Regno da parte del giovane re Carlo VIII ( 1470-1498), che in pochi anni provocherà l’alternarsi di sovrani di dinastie diverse sul trono con conseguenze nefaste per l’intera Penisola.

Nel presente scritto si cercherà di delineare, in modo particolare, le conseguenze più rilevanti verificatesi in Calabria a causa di tale sconvolgimento epocale, che avrà effetti secolari in tutta Italia dal punto di vista politico, dinastico, ma principalmente da quello economico e culturale.

La motivazione politica e dinastica dell’intervento del re francese in Italia è delineata in modo sintetico, ma chiaro nel brano successivo: “La Francia possedeva allora in Italia la contea di Asti, che era degli Orléans, e le valli della Varaita, del Chisone e della Dora, la eredità dei Delfini, sin quasi a Saluzzo, a Pinerolo e a Susa. La Savoia e il Piemonte erano nella sua sfera d’influenza; Firenze, e soprattutto Genova, avevano con lei strettissimi rapporti commerciali e bancari. Se Carlo VIII fosse riuscito ad impadronirsi stabilmente del regno di Napoli, tutta la penisola sarebbe caduta sotto la supremazia francese […] La Francia cercava all’estero un campo d’impiego per la sua turbolenta nobiltà feudale, e l’Italia l’offriva fertile di onori e di gloria. Così la spedizione di Carlo VIII poté avere il carattere di avventura e segnare tuttavia il principio di una guerra che, con più o meno lunghe pause, si protrasse sino al 1559. Il Re disponeva di circa trentamila uomini, forniti delle armi più perfezionate del tempo, comprese quelle a fuoco. Giovane e cavalleresco, egli sognava, dopo la conquista di Napoli, quella di Costantinopoli e di Gerusalemme. Il 9 settembre [ Dell’anno 1494, N.d.R.] giunse ad Asti…” ( Francesco Lemmi, Storia d’Italia fino all’Unità, Sansoni, Firenze, 1965, pp.183-184 ).

Gli Stati della Penisola si divisero sul da farsi: alcuni appoggiarono apertamente la spedizione, altri non si schierano, la resistenza comunque fu fiacca cosicché: “… partì [ Da Roma, N.d.R. ] il 28 gennaio 1495 alla volta di Napoli. Quivi intanto il re Alfonso aveva ceduto la corona a Ferrandino o Ferdinando II, che godeva d’una certa popolarità, ma ciò non valse ad arrestare lo sfacelo dell’esercito, e quando il milanese Gian Giacomo Trivulzio che, nemico del Moro, militava al servizio aragonese, ebbe aperto al nemico le porte di Capua, non rimase al nuovo sovrano che ritirarsi con la famiglia nella vicina isola d’Ischia, mentre Carlo VIII entrava in Napoli, il 22 febbraio, tra gli applausi della popolazione” ( Francesco Lemmi, Ibidem, p.186 ).

La Calabria fu coinvolta nel conflitto ed ebbe un ruolo importante a favore degli Aragonesi, in quanto i Francesi vi furono sconfitti da truppe spagnole occorse dalla Sicilia in aiuto della traballante dinastia alleata, per come viene delineato nel brano successivo: “Il lungo processo di disgregazione del regno napoletano era ormai giunto alle sue ultime battute, con la invasione da parte di Carlo VIII, che il 12 maggio veniva incoronato a Napoli, mentre Ferrandino, fuggito a Messina, chiedeva aiuto contro i francesi al re spagnolo Ferdinando II il Cattolico [ Questi apparteneva al ramo spagnolo della dinastia aragonese, N.d.R.] . Dalle truppe spagnole, al comando di Consalvo Fernandez di Cordova, il re napoletano veniva sbarcato in Calabria. Occupata Reggio dagli spagnoli, i francesi venivano sconfitti presso Seminara. Mentre i baroni filofrancesi si schieravano con Carlo VIII, la guerra, che ormai si combatteva tra Francia e Spagna per il regno napoletano, volgeva a favore degli spagnoli, avvantaggiati dal possesso della Sicilia. Conquistarono tutta la Calabria, sconfiggendo le truppe francesi al comando di Berardo Stuart, monsignor d’Aubegny” (Salvatore Fodale, La Calabria Angioino- Aragonese, in ‘ Storia della Calabria Medievale- I Quadri Generali’, Gangemi Editore, Roma – Reggio Cal., 2001, p. 258 ).

La facile conquista del Regno di Napoli da parte di Carlo VIII destò profonda preoccupazione in alcuni Stati italiani, perché sconvolgeva gli equilibri polititi della Penisola e, per tale ragione, costituirono una Lega contro il sovrano francese; tale Lega ebbe l’appoggio dell’Imperatore Massimiliano I, del re d’Inghilterra Enrico VII e del re Ferdinando II re di Spagna; questa nuova situazione indusse Carlo VIII a lasciare Napoli e a dirigersi verso il Nord. Ci fu uno scontro fra i Francesi ed soldati della Lega italiana a Fornovo il 6 luglio del 1495, l’esito della battaglia fu incerto, ma Carlo VIII, in ogni modo, riuscì a ritirarsi in Francia, nonostante le perdite subite. Ferdinando II rientrò a Napoli con l’aiuto dell’esercito spagnolo. Tutto sembrava tornato alla situazione di partenza (Francesco Lemmi, op., cit., pp.186-187 ).

A Carlo VIII nel 1498 successe sul trono francese Luigi XII, che assunse pure il titolo di re di Napoli e quello di duca di Milano per diritti ereditari; l’anno successivo prendeva il Ducato di Milano, sottraendolo a Ludovico il Moro e l’anno seguente si muoveva per la conquista di Napoli seguendo una strategia diversa da quella adottata dal suo predecessore Carlo VIII, per come viene indicato nel testo che segue: “ Dopo Milano fu la volta di Napoli. Su questo regno vantava dei diritti, come discendente legittimo di Alfonso il Magnanimo, anche Ferdinando II il Cattolico, re di Aragona, marito d’Isabella di Castiglia e perciò effettivamente re di Spagna. Luigi XII s’intese pertanto con lui e se lo fece alleato cedendogli, col trattato segreto di Granata (11 novembre 1500 ) e col consenso di Alessandro VI [ Si tratta del papa don Rodrigo Borgia, N.d.R.] , la Puglia e la Calabria, mentre conservava per sé gli Abbruzzi e la Campania con Napoli e col titolo regio. La conquista non richiese quindi troppa fatica: il re Federico [Questi era succeduto sul trono al proprio nipote Ferdinando II, deceduto nel 1496, N.d.R.] , all’approssimarsi dell’esercito francese al comando del d’Aubigny, aprì egli stesso le fortezze della Calabria agli Spagnoli [ Si ricordi che precedentemente, durante la spedizioni di Carlo VIII, essi erano andati in aiuto della corona aragonese! N.d.R.] affinché lo soccorressero, ma, accortosi subito del tradimento, abbandonò Napoli e si ritrasse ad Ischia, dove, pochi giorni dopo (6 settembre 1501) , si diede ai Francesi, che almeno l’avevano combattuto a viso aperto, e si lasciò da loro trasportare a Marsiglia. Ivi cedette i propri diritti a Luigi XII ottenendo in cambio il ducato di Angiò con una buona pensione vitalizia” (Francesco Lemmi, op., cit., pp. 191- 192).

Tra Ferdinando il Cattolico e Luigi XII sorsero questioni di confini sui territori meridionali conquistati; per risolvere la disputa ricorsero prima alle armi, poi nel 1505 giunsero ad un accordo politico-diplomatico, secondo cui il Regno di Napoli, di fatto, passava sotto il dominio del primo: “ Così, dopo i regni di Sardegna e di Sicilia, anche quello di Napoli passava definitivamente sotto la sovranità del re di Spagna” (Francesco Lemmi, Ibidem, pp.192-193 ).

Da allora in poi la Calabria fu politicamente e commercialmente più vicina alla Sicilia dalla quale era stata allontanata in conseguenza della Guerra del Vespro, facendo ormai parte integrante del Viceregno spagnolo dell’Italia meridionale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA