Il dominio Romano ferreo contro i Bruzi e diplomatico verso i Greci

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

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La vittoria dei Romani a Benevento nel 275 a.C. contro Pirro, re dell’Epiro, il quale, anche a causa di problemi sorti nel suo Paese, rientrò subito dopo in patria, diede inizio, di fatto, al dominio  di Roma nella Magna Grecia e, di conseguenza, nella nostra regione. Le successive rese di Taranto ( 272 a.C. ) e di Reggio due anni dopo indicarono che l’egemonia della città laziale era, ormai, un fatto compiuto verso cui non c’erano più forze in campo per opporre una resistenza, che avesse qualche possibilità di successo. A ciò va aggiunto che: “ Nello stesso anno 272 i Romani costrinsero alla pace anche i tre popoli che avevano fatto causa comune con l’Epirota: i Bruzi, i Lucani e i Sanniti. Nel territorio confiscato ai Lucani fu dedotta la colonia latina di Pesto ( nella regione della greca Posidonia ), in quello tolto ai Bruzi fu stanziata più tardi la colonia romana di Vibo Valentia ( nel sito della greca Ipponio) .. . Anche tutte le altre città italiote [ Le città elleniche della Magna Grecia, N.d.R.] accettarono di stringere alleanza con Roma e accolsero nelle loro acropoli presidi romani ” ( Giulio Giannelli – Santo Mazzarino, Trattato di Storia Romana – Volume Primo – L’Italia Antica e la Repubblica Romana,  a cura di G. Giannelli, Tumminelli Editore, 1962, p.198 ). Nelle note che seguono ci si soffermerà, in modo più particolareggiato, sulla politica adottata da Roma nei confronti dei Bruzi e degli Italioti. I vincitori romani con i primi si mostrarono abbastanza ostili, fra l’altro presero per sé circa metà del territorio della Sila , che diventò ager publicus populi Romani [ agro pubblico del popolo romano , N.d.R. ]; ciò stette a significare: “ … certamente il colpo più duro che l’economia brettia dovette sopportare ”   (Armando Taliano Grasso, Viabilità ed uso del territorio tra il fiume Savuto  ed il fiume Amato in età romana, in  “ Tra l’Amato e il Savuto – Tomo Secondo- Studi sul Lametino antico e tardo antico ”- a cura di Giovanna De Sensi Sestito, Rubbettino  Editore, Soveria Mannelli, p.273 ) . Migliori condizioni ottennero le città greche della regione, federate a Roma,  ma sottoposte a vincoli politici e militari da essa imposti: “ Nel sessantennio di pace che intercorre tra la guerra di Pirro e la seconda guerra punica, saldi e duraturi legami di amicizia si cementeranno tra le città greche o ellenizzate e Roma. Questa, col suo filoellenismo, aveva fatto in modo che i Greci considerassero i Romani non barbari ma un popolo di civiltà affine, onde il sopportare l’onere di città federate era ben poca cosa di fronte alla conquistata sicurezza  contro la perenne minaccia del bellicoso popolo bruzio “ ( Giuseppe Brasacchio, Storia Economica della Calabria - Vol. I -  Dalla preistoria al II secolo dopo Cristo, Edizioni EFFE EMME. Chiaravalle Centrale, 1977, p.229 ).
Al fine di esplicitare più puntualmente l’intreccio profondo dei rapporti che si vennero ad istaurare tra le città italiote del’attuale Calabria e Roma, si riporta il brano seguente: “ Sempre al IV e III secolo a.C. dovrà farsi risalire il diffondersi a Roma l’uso dei metalli preziosi,sin allora rarissimo: sappiamo che proprio dopo l’occupazione militare di Turi e di Crotone, i Romani cominciarono a trasgredire le rigorose leggi suntuarie che limitavano l’uso del vasellame d’oro e d’argento. Cominciò pure allora fra i Romani la moda delle raffinate vesti di seta; e sappiamo che da Turi trassero essi, probabilmente in questa medesima età, l’uso dei cavalli per i giuochi del circo e forse anche quello di premiare con la palma i vincitori ” (Giulio Giannelli – Santo Mazzarino, op.cit., p.147 ). La dominazione di Roma tolse certamente l’indipendenza alle città greche, tuttavia la regione ebbe i benefici di un lungo periodo di pace, che favorì principalmente l’aristocrazia filoromana delle stesse; l’elemento bruzio, invece,  dovette subire  una penosa sottomissione.

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