L’Africa lentamente s’infila sotto l’Europa e la Calabria frequentemente trema

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francesco vesciodi Francesco Vescio

Tutta l’area del Mare Mediterraneo da millenni è scossa da terremoti più o meno disastrosi; secondo la teoria della tettonica a placche (o a zolle) le scosse sismiche sono causate da movimenti continui di  placche (in altri termini:blocchi di superficie terrestre che si avvicinano tra di loro); nel caso in esame la placca africana preme contro quella eurasiatica, scorre sotto di essa  (fenomeno di subduzione) e provoca i movimenti tellurici.La Calabria, quindi, è stata soggetta ai terremoti nel passato e lo è tuttora come dimostra lo sciame sismico che in questo periodo sta interessando la zona del Pollino. Tutta la Regione è stata colpita da sismi disastrosi fra i quali si ricordano quelli del 1638, il quale, tra l’altro, provocò il crollo dell’ Abbazia di S.Eufemia, del 1783 che distrusse il centro di Castelmonardo, i cui abitanti successivamente costruirono l’attuale Filadelfia (VV), del 1905, che provocò enormi rovine a Vibo Valentia (Allora tale città era denominata Monteleone) e Martirano, in seguito a tale evento fu costruito il comune di Martirano Lombardo, del 1908 che provocò danni catastrofici a Reggio Calabria e a Messina; l’elenco potrebbe, purtroppo, ancora continuare. Gli studiosi hanno osservato che gli eventi sismici hanno fatto sì che nella nostra regione restassero poche tracce dell’antichità classica latina e greca, del Medioevo e dei primi secoli dell’Età Moderna. Essendo la Calabria un’area di intensa attività sismica, si pone il problema se e  come ci si possa salvaguardare dai terremoti. Gli studiosi di tali fenomeni hanno indicato due possibili modi per affrontare una questione così complessa: la previsione e la prevenzione. Per difendersi dai terremoti in molti Stati a grave rischio sismico come il Giappone, gli Stati Uniti, la Russia, la Cina ed anche il nostro Paese si sta studiando la possibilità di prevedere l’evento tellurico, cercando di individuarne il luogo, il momento e l’intensità. Gli studi e le ricerche finora non hanno dato i risultati sperati. Resta la via della prevenzione; in questo campo si sono fatti dei progressi veramente notevoli nel settore delle costruzioni di manufatti edilizi (abitazioni, ponti, etc.); l’osservanza scrupolosa della normativa sismica sia nel caso di nuove costruzioni sia nelle ristrutturazioni di vecchi edifici può dare buoni risultati per i ridurre i danni, se non annullarli quasi del tutto (Il Giappone è un buono esempio da tenere presente). Ma per limitare gli effetti negativi dei terremoti è possibile intervenire in modo continuo e sistematico puntando sull’educazione e sull’informazione. I cittadini debbono avere la piena consapevolezza del rischio sismico del luogo dove si trovano e conoscere quali comportamenti tenere nel verificarsi di un evento tellurico: modalità corrette di sgombero degli edifici, luoghi di raccolta, etc. Le esercitazioni per limitare i danni di un eventuale terremoto debbono essere fatte in modo continuo e sistematico affinché la popolazione possa acquisire la capacità di tenere un comportamento responsabile per evitare situazioni di panico e reazioni incontrollate. La prevenzione è una buona carta da giocare per mitigare i danni causati dai terremoti; il Giappone insegna, la Calabria…?

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