Elezioni populismo governabilità

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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 I risultati elettorali hanno evidenziato una situazione complessa per quanto riguarda la configurazione di una maggioranza finalizzata alla governabilità. Propaganda e percentuali uscite dai seggi son state caratterizzate in negativo da promettificio e astensionismo (intorno al 28%), due problematicità che si rinnovano ormai da qualche tempo ad ogni appuntamento con le urne. I ripetuti “patti con gli Italiani” ne sono stati una conferma; anche tanti “farò” rigorosamente coniugati al futuro; a rischio la credibilità dei politici per le promesse esagerate nei talk politici; poi il voto cercato dappertutto. Negli ultimi tempi è subentrata la rete; da molti anni il sondaggismo fa passare in secondo piano i programmi, i dibattiti, le discussioni concrete sul che fare. Importanti i leader, il loro appeal, i partiti personali.  Anche in questo appuntamento con i seggi sono prevalsi le élite, gli slogan, le ospitate nei salotti televisivi, nelle le radio e le tv. Pochi i contraddittori. Ho visto soltanto Boldrini e Salvini dalla Gruber a Otto e Mezzo su La 7. Rarissimi i comizi. Si sono trascurati i territori; la politica, da tempo, è diventata autoreferenziale. Questo è successo particolarmente ai partiti tradizionali.

  Di frequente, al posto delle discussioni o dei confronti tra candidati davanti alle telecamere, monologhi degli stessi o tutt’al più interviste dei giornalisti ai rappresentanti delle diverse formazioni politiche; non sono mancate “le interviste preparate” (così le ha chiamate l’ex senatore Stefano Esposito) per mettere nelle migliori  condizioni l’intervistato. A volte sono andati in onda talk politici ritmati dagli applausi: “Si è passati dalla tv degli insulti alla tv degli applausi” (Il Foglio). Qualche commentatore ha parlato di “populismo dei talk show”. Alcuni leader si sono sfidati a distanza. Scetticismo in gran parte di votanti e/o  di aventi diritto. Si è registrata una qualche vivacità da parte dell’opinione pubblica unicamente verso le novità del Movimento 5 Stelle e della Lega (non più Lega Nord, nemmeno lombarda , ma soltanto Lega). Questi hanno conquistato nuovo elettorato di transfughi di diversa provenienza in ogni latitudine della nostra Penisola. Salvini ha festeggiato in Calabria. Lega e 5 Stelle rappresentano le nuove speranze degli Italiani. Chi ha gli stessi anni del sottoscritto (anche chi ne ha un po’ di meno) si ricorderà delle novità politiche alla fine del Secondo Millennio, La lega (allora Lega Nord) e Forza Italia. Entrambe all’inizio cavalcarono l’antipolitica e il populismo, vinsero le elezioni e andarono a governare con Alleanza Nazionale e gruppi di centro. In generale, tranne che in alcuni brevi periodi degli anni ‘90, la politica non si è distinta per la buona governabilità. Deficit, corruzione e comuni sciolti per infiltrazioni mafiose (non solo al Sud); disoccupazione e giovani generazioni in cerca di lavoro. Fragilità degli esecutivi.

 Identico bilancio nella passata legislatura; inoltre le crisi di governo non hanno visto il necessario passaggio elettorale. Ancor prima un copione simile con qualche tornata elettorale in più: continua alternanza e cambio di maggioranze, con le crisi extraparlamentari e le campagne elettorali maggiormente improntate sul candidato tenendo in grande considerazione il marketing politico. In tal modo l’elettorato ha perso progressivamente fiducia nella classe politica tradizionale allontanandosi dalle appartenenze. E’ diventato liquido, volatile, alla ricerca di leader che potessero soddisfare speranze, desideri, esigenze. Al riguardo Marco Revelli in “Populismo 2.0” ha fotografato in modo nitido la realtà globale della società subalterna dei rappresentati: “Formano, tutti insieme, una moltitudine di insoddisfatti e di arrabbiati (…), trasversalmente distribuiti nelle società occidentali, estranei alle tradizionali culture politiche perché nessuna di esse riflette più la loro condizione”. Nel frattempo sono aumentate le difficoltà economiche, sociali e politiche. In tale situazione di crisi locale, nazionale e globale ha preso ulteriore spazio il populismo. All’inizio ha sventolato la bandiera dell’antipolitica contro chi stava governando; poi, vinte le elezioni, è diventato meno radicale; entrato nel sistema, ha conquistato il potere. Così il Movimento 5 Stelle (non più grillino)  e la Lega (non più bossiana).

Dopo il 4 marzo sono cambiati i toni delle due formazioni politiche: meno aggressive e maggiormente dialoganti. Finita la fase elettorale delle promesse-speranze ci provano a diventare classe di governo. Prime telefonate tra Di Maio e Salvini per le presidenze di Montecitorio e Palazzo Madama. Contatti con i rappresentanti degli altri partiti. Sono i primi passi. Ma le promesse saranno mantenute? Grillo, utopico, sul suo sito scrive sulla “società senza lavoro” e sul “reddito per diritto di nascita”. Sarà meno utopistico il reddito di cittadinanza? Forse sarebbe più realistico il reddito minimo garantito in attesa di un lavoro. Sicuramente è di sinistra dare reddito a chi non ha lavoro o lo ha perso. Ma a parere di alcuni esperti non sembra praticabile quello pensato dai 5 Stelle. Per chi sa fare i conti occorrerebbero miliardi di euro. Secondo Cottarelli non sono sufficienti le coperture di cui si dice. E lui se ne intende. Sa fare i conti. Ce la faranno i Pentastellati a realizzarlo? Non sarebbe meglio ripartire da ciò che è stato già fatto, concretamente e positivamente, in termini di welfare per costruirne uno più importante adatto alle problematicità del Terzo Millennio? Al riguardo mi vengono in mente: l’indennità di disoccupazione, l’assegno sociale, il reddito di inserimento, il reddito di inclusione (legge nazionale), il reddito di povertà in Puglia. Solo pochi esempi. Invece di aggiungere un altro reddito “pesante” per le casse dello Stato, potrebbe essere meno gravoso creare un servizio sociale sostenibile per soluzioni che interesserebbero ampi spazi di povertà. Finita la campagna elettorale, si governa con senso di responsabilità, buone pratiche e sensibilità verso il sociale. Tanti auguri sinceri a deputati e senatori. Buon lavoro. Non dimenticatevi di fare una legge elettorale condivisa a larghissima maggioranza non solo dal Parlamento, ma anche, e soprattutto, dall’elettorato.

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