Il Dl anticorruzione e le diverse schermature al Sud

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gull di Pino Gullà

Il testo del disegno di legge anticorruzione è stato approvato il 31 ottobre scorso. Non sono mancate le critiche, soprattutto per quanto riguarda la carenza normativa sull’auto-riciclaggio, il traffico di influenze illecite e il falso in bilancio; di quest’ultimo si discuterà in Parlamento nelle prossime settimane. Noi continuiamo a parlare di corruzione con l’ausilio del libro “La democrazia dei corrotti” scritto da un magistrato e da un giornalista. Walter Mapelli, sostituto procuratore di Monza,  avendo “condotto alcune delle inchieste più rilevanti degli ultimi anni, tra cui quelle sul riciclaggio dei fondi Imi-Sir”, sa di cosa parla. E poi c’è la mano del giornalista, Gianni Santucci del Corriere della Sera, che rende la lettura dei fatti giudiziari immediata e fruibile per tutti. Consigliato per chi vuole prendere coscienza della pericolosità vischiosa del malaffare che penetra dappertutto. A tal riguardo le ultimissime danno notizia di fonti anonime che gettano discredito su alcuni rappresentanti del Viminale. Speriamo che siano calunnie di “corvo”. Abbiamo citato nella prima puntata soltanto l’Imi-Sir e la famiglia Rovelli perché trattasi di scandalo ultraconosciuto senza nominare gli altri, politici e magistrati, balzati al disonore della cronaca giudiziaria per la maxi tangente di 67,8 miliardi di lire. Similmente ci comporteremo nel prosieguo  di questa nostra “malanovela”. Non ci interessa additare i responsabili della criminalità amministrativa, o i luoghi dove avvengono gli illeciti. Bensì mettere in evidenza  l’aspetto sistematico della corruzione. E così nel mattatoio di in un paese del Meridione dove si macella anche di sabato e di domenica, il veterinario, a volte, non si presenta “per la vigilanza sanitaria sulle carni” come vuole la legge, anche se sistematicamente firma le carte. I carabinieri del Nas scoprono che “ il gestore del mattatoio, per i propri controlli interni si affida ad una ditta privata di consulenza” la cui rappresentante legale è la moglie del veterinario e lo stesso  è “responsabile del settore qualità”. lI laboratorio, inutilizzato e non funzionante, si trova “in un seminterrato” sotto l’abitazione della famiglia in questione. I Nas scoprono fatture per consulenze al  mattatoio a prezzi esagerati (più di 50 mila euro) della ditta privata per il controllo qualità gestita dalla famiglia del veterinario. I carabinieri non trovano i contratti e, secondo quanto emesso dalla sentenza, “le prestazioni non sono state mai effettuate o parzialmente effettuate”. E’malaffare di poco conto, ma già significativo di un certo comportamento illecito. Il veterinario è anche imprenditore-consulente nello stesso ambito in cui opera, sebbene c’è la schermatura societaria “dietro il nome della moglie”. In realtà le tangenti sono”camuffate”dalle consulenze pagate a peso d’oro. Volete sapere il finale della vicenda? Il veterinario ha patteggiato la pena: 2 anni e 11 mesi di reclusione e risarcimento dei danni all’ Asl. Fine. Gli avvenimenti narrati sono realmente avvenuti. Si ringraziano sentitamente carabinieri e magistrati. Come nei film che rappresentano  la realtà.  Alla prossima. Parleremo di  fatti di mazzetta accaduti al Nord… Tre mila e passa battute! Ho sforato di nuovo! Mi perdoni direttore!

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