Gabbia d'oro

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

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Nel tempo l’aspetto esteriore è diventato il mezzo di espressione personale. Ma ormai la connotazione dei fisici diviene problematica quando diventa un unico standard accettato e le altre sono marginalizzate o escluse, con la risposta che vede solo il 2% della popolazione accettato dagli standard. E, la prova costume non esiste, è una trappola inventata dagli uomini. Può essere considerata una fissazione ossessiva che porta a seguire estenuanti diete e, digiuni che ti fa rimanere con un pezzetto di stoffa che costa come un diamante per prendere il sole e pensare al tuo stomaco vuoto e triste e alla necessaria prossima seduta di fitness. Tutto questo potrebbe essere indispensabile sia per un maggiore autocontrollo sulla salute che per poter superare un fittizio esame sociale. Alcuni ci sudano tutto l’anno e pensano e vivono solo per questa esibizione sulla passerella dei lidi. Altri cercano in tutti i modi di evitarla rimanendo a casa, optando per la montagna o rimanendo vestiti. Siamo frutto delle campagne di marketing che esaurisce le nostre insicurezze nate e cresciute grazie alla macchina instancabile del mondo della moda che ci assale da ogni mezzo di comunicazione e dei social. È martellante questo richiamo alla perfezione fisica ma sta a noi decidere se vincere la sfida o rimanere, indifferente e distaccati. Noi decidiamo o dovremmo decidere se la prova costume si deve superare, e se deve esistere. Si può decidere di entrare nell’ottica del trascorrere una serena estate e indossare un costume senza avere particolari approvazioni per potersi rilassare su una spiaggia. Ma non si deve neanche minimizzare sulle persone che invece non vivono bene l’arrivo dell’estate. Sono soggetti imbevuti di insicurezze e non solo ma anche di retaggi inculcati forse in modo subdolo. Poi aggiungi il marketing che ha inventato i prodotti che promettono dimagrimenti miracolosi e aggiungono una buona dose di ansia. E anche i vip che appaiono tra spa e foto ritoccate come tante Barbie e Ken grazie ai filtri.

I modelli storici, indicano ormai il termine grasso come indice di colpevolezza e che rappresentano la persona come se fosse difettosa, mentre il termine magro, ha un significato positivo. In realtà entrambe dovrebbero essere due parole neutre che dovrebbero solo descrivere senza giudicare. Ma chiediamoci se è tanto rilevante la dimensione del corpo e se è strettamente collegata ai nostri pregi e al carattere. Non può e non deve essere considerata una gara. L’obiettivo è difficile ma soprattutto, non c’è un premio in palio. E non ci si deve conformare ai canoni della bellezza perché non avere cellulite o addome piatto per alcuni è diventato l’obiettivo della vita. L’esame costume è stato gli serve per essere desiderabili e non restare esclusi, ma non ha rilevanza conoscere chi crede a questa prova e magari trascorre le giornate giudicando gli altri. In quanto la body positivity ha creato una gabbia d’oro dove è obbligatorio amarsi e accettarsi e non è facile liberarsi dall’idea della prova costume. Anche perché ormai le spiagge e le piscine pullulano di corpi di tutti i tipi e così il nostro lato intimidito non sarà più schiacciato dai parametri della moda.

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