
Roma - Infiltrazioni della 'ndrangheta negli appalti della sanità reggina: su richiesta della Dda di Reggio Calabria la Guardia di finanza ha eseguito 17 misure cautelari e sequestrato imprese per un valore di oltre 12 milioni di euro. L'operazione, denominata "Inter Nos", è scattata stamattina all'alba. I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Scico hanno eseguito i provvedimenti cautelari personali e patrimoniali nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Roma, Livorno, Verona e Milano. Le indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri, hanno evidenziato l'infiltrazione della 'ndrangheta negli appalti dell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria.
L'inchiesta ha fatto luce su un'associazione a delinquere finalizzata al condizionamento degli appalti per le pulizie e alle varie proroghe degli affidamenti. Gli inquirenti hanno scoperto tutta una serie di corruzioni finalizzate al pagamento privilegiato di fatture. Sono emersi elementi, inoltre, su illeciti legati alle sanificazioni e alle mascherine nel periodo della pandemia. Paris è accusato di essere stato vicino a soggetti legati alla 'ndrangheta di Melito Porto Salvo e di Reggio Calabria. In particolare, secondo la Procura di Reggio Calabria, si sarebbe impegnato per la conferma di un funzionario infedele che avrebbe favorito i clan. Tra gli arrestati, infatti, ci sono anche alcuni funzionari dell'Asp come il direttore finanziario dell'Azienda sanitaria provinciale. Complessivamente, la guardia di finanza ha eseguito 16 arresti e una misura cautelare. Nove di questi sono stati raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Karin Catalano su richiesta della Dda e della Procura ordinaria e sette sono finiti agli arresti domiciliari, tra cui il consigliere regionale Nicola Paris, mentre per un indagato è stata disposta l'interdizione.
I nomi
Custodia cautelare in carcere
Chilà Domenico
Chilà Antonino
Lauro Giovanni
D’Andrea Antonino
Macheda Francesco
Calabrò Nicola
Corea Giuseppe
Costarella Massimo
D’Andrea Mario Carmelo
Custodia cautelare ai domiciliari:
Ambrogio Filomena
Zaccuri Angelo
Delfino Lorenzo
Piccolo Sergio
Valente Gianluca
Idà Salvatore
Paris Nicola
Ai domiciliari consigliere regionale
C'è anche il consigliere regionale in carica Nicola Paris tra gli arrestati di stamattina nell'inchiesta "Inter Nos" che ha portato all'emissione di 17 misure cautelari e al sequestro di imprese per un valore oltre 12 milioni di euro. Eletto nel 2020 nella lista dell'Udc con 6.358 voti, Paris è finito agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione. L'inchiesta della Dda di Reggio Calabria è molto ampia e riguarda diverse famiglie mafiose. Tra gli arrestati, infatti, ci sono soggetti intranei o ritenuti vicini alle cosche Serraino di Reggio Calabria, Iamonte di Melito Porto Salvo e Floccari di Locri.
Mascherine e vaccini sottratti anche a medici
Dispositivi di protezione contro il Covid-19 sottratti persino al personale sanitario, così come i vaccini. Emerge dall’operazione “Inter nos” che ha evidenziato il ruolo della ‘ndrangheta nella gestione degli appalti pubblici della sanità. La guardia di finanza ha ricostruito che le persone coinvolte “in piena crisi pandemica, si appropriavano indebitamente dei dispositivi di protezione individuale anti-Covid-19, sottraendoli finanche al personale sanitario impegnato in occasione dell’emergenza”. Inoltre, una volta iniziato il periodo di vaccinazione, gli indagati avrebbero ottenuto le dosi nonostante non rientrassero nelle categorie previste nella prima fase della campagna. Episodi che, secondo gli inquirenti, avrebbero evidenziato lo strapotere, ma anche l’arroganza delle persone coinvolte nell’indagine.
Reazioni
Bruni: "Mandare a casa corrotti e collusi"
Amalia Bruni, candidata alla guida della Regione Calabria con la coalizione del centrosinistra, "dopo le notizie - riferisce un comunicato del suo ufficio stampa - che vedono coinvolti in inchieste giudiziarie esponenti politici, lancia un appello". "Naturalmente - afferma Bruni - bisognerà attendere i riscontri della magistratura, ma ora io dico che dobbiamo lasciarci alle spalle anni di malgoverno e di malaffare. Chiedo a tutti i calabresi onesti, che sono la maggior parte, di riflettere e di imboccare la strada del cambiamento reale perché finalmente possiamo ripristinare la legalità nella nostra regione. Ora abbiamo l'occasione per farlo, mandando a casa i corrotti e i collusi col malaffare".
De Magistris: "Garantiremo diritto salute"
"Ancora una volta la sanità calabrese viene travolta da un'indagine della magistratura con arresti ed indagati per fatti gravissimi. Le calabresi e i calabresi pagano le tariffe più alte per avere servizi inadeguati anche per colpa di una classe dirigente corrotta e affaristica". Lo afferma, in una nota, Luigi de Magistris, candidato presidente della Regione Calabria. "Il centrosinistra e il centrodestra, che hanno governato la Regione Calabria e la sanità negli ultimi venti anni - aggiunge de Magistris - hanno fallito. Ora è venuto il momento di cambiare tutto. Ci vuole onestà, competenza, libertà e coraggio. Noi ci siamo e quando saremo chiamati a governare la Regione ricostruiremo la sanità pubblica in Calabria con persone perbene, a cominciare dal personale sanitario, in gran parte umiliato in questi anni da una politica che con i suoi accoliti nei posti chiave è stata incapace di garantire servizi adeguati per tutelare il diritto alla salute. La sanità non deve essere il luogo in cui si fanno affari, spesso con la mafia, ma il posto dove si cura la vita delle persone".
Occhiuto: "nessun risultato sanità commissariata"
"Ci troviamo a dover commentare, nostro malgrado, vicende che con la sanità e con la salute dei calabresi non hanno nulla a che vedere. Sosteniamo, ovviamente, l'azione della magistratura per scovare il malaffare, ma allo stesso tempo rivendichiamo il nostro garantismo. Nessuna condanna mediatica, dunque, prima che i fatti vengano accertati nei tre gradi di giudizio". Lo afferma, in una nota, Roberto Occhiuto, candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Calabria. "Una cosa è certa - aggiunge Occhiuto - il commissariamento della sanità nella regione, 12 anni consecutivi di governo imposto da Roma, oltre a non risolvere i problemi storici della nostra terra, non è servito neanche a contrastare la criminalità organizzata. L'unico modo per limitare fenomeni di questo tipo è quello di puntare con determinazione sull'efficienza. Solo investendo su persone competenti e su strutture di qualità, quello che in questi anni i commissari non hanno mai fatto, e rafforzando i controlli, si possono tenere ai margini le cosche. Noi percorreremo entrambe queste strade, perché siamo convinti che il successo della nostra azione di governo sarà tale solo se riusciremo a riformare davvero la sanità in Calabria".
Spirlì: "Addolorato ma no condanne anticipate"
“Auguro al consigliere Paris di riuscire a provare la sua assoluta innocenza, ma in questo momento è indagato, non condannato”. Lo ha affermato il presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, commentando con i giornalisti l'inchiesta della Guardia di finanza di Reggio Calabria sugli appalti nella sanità, inchiesta nella quale è coinvolto il consigliere regionale Nicola Paris, eletto nel 2020 nella coalizione di centrodestra.
“Sono ancora una volta addolorato – ha sostenuto Spirlì - per quello che accade, ogni volta che c'è una persona che conosco. Peraltro, il consigliere in causa in questo momento è persona che ho incontrato in questo anno e mezzo, per cui voglio sperare che per lui ci sia la possibilità di provare assolutamente la sua innocenza. Nello stesso tempo ritengo che il lavoro della magistratura ci stia dando una grande mano. Ripeto, sono dispiaciuto e addolorato ogni volta che ci sono padri o madri di famiglia arrestati, ma nello stesso tempo – ha aggiunto il presidente ff della Regione - sono convinto che se la magistratura non è libera di lavorare in questo modo la verità non la troveremo mai”. Spirlì ha quindi concluso: “Auguro al consigliere Paris di riuscire a provare la sua assoluta innocenza, ma in questo momento è indagato, non condannato. Prego di ricordare a tutti, tramite i vostri mezzi di comunicazione, che la cosa più importante è di non avere mai né pregiudizi nei confronti di nessuno né condannare chi non è ancora condannato, perché abbiamo bisogno di pacificazione”.
Nesci: "In Calabria lo Stato é presente"
"Esiste una Calabria onesta, laboriosa e capace, che non si lascia intimidire e scava nelle commistioni tra politica, criminalità organizzata e pubblica amministrazione. Voglio ringraziare la magistratura e le forze dell'ordine che all'alba di oggi, con l'operazione 'Inter Nos', hanno arrestato 16 persone e per una hanno disposto l'interdizione dai pubblici uffici. Tra gli arrestati anche un consigliere regionale. Complessivamente sono stati sequestrati beni per 12 milioni di euro. Per fortuna lo Stato è presente". Lo scrive sulla sua pagina facebook la Sottosegretaria di Stato per il Sud e la Coesione Territoriale, Dalila Nesci. "Oltre alle implicazioni di un pezzo di politica e all'arresto di uomini che sarebbero legati ai clan della 'ndrangheta - aggiunge Nesci - ci sono anche pezzi infedeli dell'amministrazione dell'Azienda sanitaria di Reggio Calabria che devono essere subito sostituiti per garantire la gestione dell'ordinaria amministrazione senza rallentamenti".
Guccione: "Si guardi ora a illegalità all'Asp di Cosenza"
"Appalti pilotati, un cartello di imprese che gestiva in maniera monopolistica e con il sistema delle proroghe alcuni servizi sanitari, un meccanismo corruttivo e l'abitudine a emettere false fatturazioni per operazioni inesistenti. È quanto ha scoperto la Dda di Reggio Calabria nell'ambito dell'inchiesta Inter Nos che ha fatto luce sulle infiltrazioni dei clan all'interno dell'Asp di Reggio Calabria, commissariata ormai dal 2019". Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione.
"Abbiamo fiducia nella magistratura e siamo garantisti - aggiunge Guccione - ma lo spaccato che emerge dall'inchiesta sulla sanità è molto grave. L'indagine svela un sistema collaudato e denunciato più volte in questi anni anche all'interno di un dossier dettagliato sulla sanità malata calabrese. Già l'ex commissario Santo Gioffrè cercò di fare chiarezza e di denunciare ciò che accadeva all'interno dell'Azienda sanitaria provinciale. Parlò di un sistema completamente fuori controllo, non esistevano carte degli avvenuti pagamenti delle fatture, dal 2005 al 2013 non vi è traccia della contabilità economico-finanziaria dell'Asp reggina. L'inchiesta di ieri, condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, fa emergere evidenti illegalità e una illecita gestione delle risorse ma dimostra anche che, nonostante il commissariamento, la situazione appare sostanzialmente immutata. Lo spaccato che esce da questa indagine è evidente, la politica ha gravi responsabilità ma la mala gestione rimane inalterata nonostante il commissariamento dell'Asp e il fatto che la sanità regionale sia ormai commissariata da undici anni. Ogni anno lo Stato trasferisce all'ufficio del commissario circa tre miliardi e mezzo di euro. Gli 11 commissari che si sono succeduti si sono trovati tra le mani ben 38,5 miliardi di euro. Una cifra enorme. La situazione sembra immutata e i responsabili, i dirigenti dell'epoca, coloro che gestiscono gare e procedure delicate sono rimasti al loro posto. Il commissariamento non ha debellato, come hanno sottolineato i pm, 'un collaudato sistema di corruttela'. 'Il commissariamento dell'Asp non serve a nulla. È inutile commissariare se poi rimangono gli stessi soggetti a gestire le gare'. Lo spiega bene il procuratore aggiunto Dominijanni. Ed è proprio da qui che bisogna partire".
"La situazione delle Asp e Aziende ospedaliere calabresi, come ho denunciato più volte - dice ancora il consigliere regionale del Pd - si è incancrenita nel corso degli anni. Purtroppo, quello che è accaduto all'Asp di Reggio Calabria non è un fatto isolato. È da anni ormai che denuncio quanto accade anche in una delle Asp più grandi del Mezzogiorno, l'Asp di Cosenza. Si sono succeduti più di 8 commissari, ma nessuno è riuscito ad approvare i Bilanci consuntivi dell'Azienda sanitaria dal 2018 in poi. L'inchiesta della Procura di Cosenza ha consentito di far luce sulle dinamiche sottostanti la falsificazione dei bilanci consuntivi dell'Asp di Cosenza nel triennio 2015-2017. A dimostrazione che le denunce fatte in questi anni, l'allarme lanciato dalla Corte dei conti avevano un fondamento. Ho denunciato il sistema delle proroghe degli appalti, come ad esempio nel sistema della ristorazione negli ospedali, in prorogatio da oltre 14 anni, il sistema dei doppi e tripli pagamenti, decreti ingiuntivi su ritardati pagamenti. Centinaia di milioni di euro che dovevano servire a curare i cittadini sono serviti a pagare spese legali, interessi moratori e pagamenti di fatture non dovuti". "La politica - conclude Guccione - non può solo limitarsi a fare dichiarazioni di circostanza, ma su questo tema vanno messe in campo proposte e soluzioni concrete facendo diventare la questione sanità della nostra regione una questione nazionale visto che, ancora oggi, non vengono garantiti i Livelli essenziali di assistenza. Bisogna spezzare i legami e i condizionamenti della malapolitica nella spesa del servizio sanitario regionale".
Tansi: "Serve guida autorevole Regione"
"Una nuova operazione della Dda di Reggio Calabria ha portato alla luce l'ennesimo episodio che sancisce una commistione tra 'ndrangheta ed una parte della politica calabrese. Le indagini hanno evidenziato i forti interessi delle consorterie mafiose nella Sanità calabrese. Appalti, forniture di servizi, assegnate 'agli amici degli amici' seguendo iter privilegiati in disprezzo delle regole, questo è quanto emerso dalle operazioni di polizia". Lo afferma, in una nota, Carlo Tansi, fondatore di "Tesoro Calabria". "E' ormai chiaro - aggiunge Tansi - che da anni la Sanità in questa regione è 'terra' di conquista da parte di gente senza scrupoli, capace di fare affari sulle spalle dei calabresi onesti e dei tanti figli malati di questa martoriata terra, che sono costretti a curarsi fuori dalla nostra regione. E' sotto gli occhi di tutti che la politica in questi anni ha fallito perché non è riuscita a tenere fuori da alcuni processi decisionali bande di criminali disposti a tutto pur di indirizzare e influenzare la politica e la vita sociale di questa regione. E mentre un comitato d'affari lucra sulla nostra sanità, medici, infermieri e operatori sanitari hanno affrontato e stanno affrontando una 'guerra pandemica' a mani nude. Infatti, il personale medico e paramedico è insufficiente, molti ospedali sono chiusi ed interi territori sono senza un adeguato presidio medico. Così come i pochi nosocomi aperti versano in condizioni indicibili, in alcuni casi mancano i servizi essenziali. E' arrivato il momento di voltare pagina, di lasciare gli 'pseudo politici' lontano dalla gestione della nostra terra, di segnare un nuovo percorso virtuoso, non solo per la Sanità ma per tutti quei settori che riguardano la vita ed il respiro di ogni singolo cittadino calabrese. Siamo stanchi di essere soggiogati dalla mafia e dalla massomafia. Cari calabresi è arrivato il momento di alzare la testa e di dire basta a questi poteri forti che da decenni ci condizionano e che impediscono lo sviluppo della nostra Regione. La Calabria ha bisogno di una guida autorevole e capace, che ridia dignità al nostro popolo". "Tesoro Calabria insieme al suo leader Carlo Tansi - conclude la nota - è in campo anche e soprattutto per tagliare il giogo della mala politica, al fianco dei cittadini che ancora credono che la Calabria può e deve ribellarsi al destino che altri hanno tracciato. Siamo al fianco dei tanti calabresi onesti che vogliono riconquistare la loro Libertà".
Piccioni: "Solo voto consapevole e libero può ridare credibilità alla Calabria"
"Dopo l’ennesima inchiesta che mette ancora una volta a nudo gli intrecci perversi tra pezzi di politica, pubblica amministrazione e criminalità organizzata - afferma Rosario Piccioni di (Lamezia bene comune) - nella nostra regione, il rischio come sempre è quello di “stracciarsi le vesti” per sole 24 ore, far finta di scandalizzarci di fronte a un sistema costruito e alimentato negli anni, che può essere scardinato solo a cominciare da una piena assunzione di responsabilità di tutti i cittadini calabresi. Fermo restando la piena fiducia nella magistratura e senza entrare nel merito dei procedimenti giudiziari dei singoli che avranno il loro corso, il punto dirimente è un sistema “malato” alle radici, che va a toccare, come nell’inchiesta “Inter Nos” della DDA di Reggio Calabria, un settore cruciale quale quello della sanità e della tutela della salute dei cittadini. Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo toccato con mano cosa significhi un sistema sanitario depotenziato e in perenne stato di asfissia come quello calabrese, di fronte a un’emergenza sanitaria: ne abbiamo pagato le conseguenze, purtroppo qualcuno ha pagato anche con la vita. Il fatto che su una realtà come quella sanitaria pezzi di politica e la criminalità organizzata si siano messi a tavolino per lucrare interessi e favori reciproci, in maniera spudorata, è qualcosa di assurdo e inumano in una regione con i livelli di prestazioni sanitarie più basse d’Italia. Eppure è la realtà con cui non solo magistrati e forze dell’ordine, ma tutti noi, ogni singolo cittadino calabrese, siamo chiamati a fare i conti. Inquietanti sono altri particolari emersi dall’inchiesta come quelli, stando alle intercettazioni riportate da organi di stampa, per cui in Calabria è “drammaticamente” possibile entrare in consiglio regionale senza un minimo percorso alle spalle, ma con “pacchetti di voti” raccolti con i soliti metodi per poi essere poi in consiglio “pedine” di interessi e poteri, che stanno fuori dal consiglio regionale e fuori dall’alveo della legalità. Ma ci rendiamo conto a cosa si è ridotta la massima assise democratica di questa regione? Ma ci rendiamo conto in che modo, purtroppo con il nostro stesso voto, stiamo costruendo la classe politica e dirigente che dovrebbe rappresentare i diritti dei cittadini calabresi? Per questo è oggi più che mai urgente fare appello al voto libero dei cittadini calabresi di qualsiasi partito e di qualsiasi orientamento politico. Basta con i meccanismi del ricatto, della corruzione e del voto clientelare! Basta con quei meccanismi che, seppur nell’alveo della legalità, incatenano cittadini ai candidati sulla base di logiche del bisogno e del lavoro. Solo il voto consapevole e libero dei cittadini calabresi, slegato dalle logiche del malaffare e di qualsiasi forma di condizionamento, può dare a questa regione una classe politica credibile e qualificata. Vicende come quelle venute fuori dall’inchiesta di ieri e da tutte le vicende a cui drammaticamente ci stiamo abituando, ci fanno capire che ciò di cui ha bisogno urgente la Calabria in questo momento non è l’ indignazione di un giorno, ma la consapevolezza di essere cittadini. E per i cittadini liberi non esistono scambi, promesse, “regalie” elettorali; esistono i diritti che, come tali, devono essere garantiti a tutti".
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