Classifiche e università, la difesa di Catanzaro

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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filippo_veltri.jpgNella graduatoria delle università italiane del Sole 24 Ore, l’università Magna Graecia di Catanzaro si colloca alla 21esima posizione in Italia per qualità della ricerca. Un risultato senz’altro soddisfacente, considerato che si tratta di un’università giovane e con un numero di docenti e ricercatori inferiore a tanti prestigiosi atenei del Paese. Nella stessa graduatoria, la Magna Graecia si colloca, però, al 61esimo posto per la didattica. Una differenza enorme, dunque, tra le due posizioni. Un genitore o uno studente che leggesse la graduatoria del Sole 24 Ore potrebbe pensare che la didattica impartita dai docenti dell’università di Catanzaro sia, per qualche ragione, di qualità inferiore rispetto agli altri atenei del paese. Quel genitore e quello studente sarebbero indotti in errore.

Dicono Vittorio Daniele, Valerio Donato, Renato Ghezzi, Paolo Malanima, Nicola Ostuni, Rocco Reina, del Dipartimento di Scienze Giuridiche, Storiche, Economiche e Sociali Università Magna Graecia di Catanzaro: "la valutazione del Sole 24 Ore non ha quasi nulla a che vedere con la qualità dell’insegnamento. Essa si basa, invece, su nove indicatori tra i quali: il tasso di occupazione degli studenti a un anno dalla laurea; la percentuale di immatricolati da fuori regione; i crediti ottenuti in stage; la percentuale di borse di studio; i crediti ottenuti all’estero; il numero di docenti di ruolo nelle materie di base e caratterizzanti; il giudizio dei laureandi sull’efficacia della didattica. Come è evidente, alcuni di questi indicatori non solo non hanno nulla a che fare con la didattica, ma riguardano fattori che l’università non può, in alcun modo, modificare. Il tasso di occupazione a un anno dalla laurea dipende, in larga misura, dal contesto e dall’andamento dell’economia territoriale. Nel Mezzogiorno, in cui il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 60 per cento, tale indicatore non può che essere penalizzante. Anche il numero di borse di studio non ha alcuna relazione con la didattica e non dipende dagli atenei, bensì dalle Regioni. Lo stesso vale per gli immatricolati da fuori regione, considerato il ruolo che hanno fattori di contesto che, ovviamente e storicamente, avvantaggiano le università di grandi città del Centro-Nord rispetto a quelle di provincia del Sud. Anche il numero di docenti c’entra poco con le scelte degli atenei che, anzi, devono sottostare a norme stringenti che ne impediscono l’assunzione. Analoghe considerazioni si possono fare per la mobilità internazionale degli studenti’’.

Hanno ragione da vendere e il grande storico Giuseppe Galasso sul Corriere del Mezzogiorno lo ha esplicitamente scritto. Una buona notizia finalmente!

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