Per il Mezzogiorno ci vuole uno shock culturale

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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filippo_veltri.jpg«Un autentico shock culturale, per far uscire davvero il nostro Mezzogiorno dalla solitudine», sollecitando le migliori energie che esso è in grado di dispiegare: è questo l’auspicio di Romano Prodi nella sua prefazione alla nuova edizione del libro di Giuseppe Soriero, definito «una riflessione lucida ed equilibrata, utile ad indirizzare le nuove proposte di sviluppo e di coesione tra Nord e Sud».

L’analisi di Soriero, infatti, che muove da una serrata ricostruzione dei vent’anni successivi alla conclusione dell’intervento pubblico straordinario, ripropone all’attenzione della politica una questione cruciale rimasta sinora senza una risposta convincente:il tratto prevalente dell’intervento pubblico non ha mutato ancora segno, travolto com’è, sia nel Sud che nel Nord, dall’affarismo delle cricche insediate dentro e fuori i ministeri. L’ultima vicenda  inquietante di «Mafia  Capitale». Dopo i recenti scandali degli appalti dell’Expo a Milano, del Mose a Venezia, del dopo alluvione in Liguria, ha dimostrato che criminalità organizzata e corruzione non sono più  appannaggio solo del Meridione, bensì l’epicentro di una degenerazione dello Stato che va contrastata radicalmente per riuscire a connettere le due parti del Paese ancora così lontane e diverse tra loro.

Paradossale ormai è il dualismo ferroviario tornato ancora una volta agli onori della cronaca: il nuovo treno superveloce Frecciarossa 1000 il 25 aprile scorso ha impiegato solo 2 ore e 20 per scendere da Milano a Roma, a 350 km all’ora. Tra i passeggeri, ospite d’onore il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sotto Roma lo scenario è diverso, come documentano ogni giorno i giornalisti che dal Sud  continuano a gridare in prima pagina “Dateci i nostri treni”, con pari opportunità di servizi sicuri e veloci.

Nella prefazione Romano Prodi cita anche Il racconto di due economie illustrato giorni fa sull’Economist (16 maggio) che descrive l’Italia come un paese il quale stenta a riprendersi e la sua parte meridionale che soffre più fortemente di prima. La vera priorità dunque oggi è quella di rimettere la questione meridionale al centro dell’agenda politica italiana ed europea. Come risvegliare dunque “l’anima del Sud” per sottrarlo alla attuale  “struggente solitudine”? In questi giorni continuano a sbarcare in Calabria e Sicilia migliaia di profughi e se è noto che i meridionali sanno accogliere e ospitare, il Governo Italiano deve saper ottenere molto più impegno e presenza dell’Unione Europea per caratterizzare di più e meglio la politica di cooperazione per lo sviluppo, incentivando nuovi positivi contatti tra gli ambienti produttivi delle due sponde del Mediterraneo, oggi in ebollizione per lo scontro su interessi di portata enorme.

Tale obiettivo se perseguito con determinazione dalla Presidenza del Consiglio, può mettere in moto le Regioni meridionali, a partire dalla Calabria e dalla Sicilia, finalizzando prioritariamente le capacità operative di grandi strutture pubbliche, da  Invitalia alla Cassa Depositi e Prestiti per coinvolgere più direttamente assieme all’imprenditoria nazionale il sistema bancario e i fondi privati di venture capital. Solo così potrebbe essere percepita con nettezza la funzione che l’Italia affida al Mezzogiorno mediante investimenti strategici nei porti, aeroporti, retroporti e aree di scambio intermodale, rivedendo e adeguando con più coraggio alcuni contenuti del Piano nazionale della logistica (presentato il 30 aprile scorso) e dotando finalmente il Paese di una piattaforma turistica avvincente per catene e circuiti alberghieri di rilevanza internazionale.

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