Il Bruzio nel I e II secolo dell’età imperiale: amministrazione ed economia

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

francesco_vescio.jpgL’imperatore Augusto organizzò l’Italia in undici regioni, la terza di questi fu designata come: Lucania et Bruttii (Lucania e Bruzio); la denominazione Bruzio dell’attuale Calabria perdurò nell’età tardo-antica ed il mutamento di nome si ebbe, secondo numerosi studiosi, sotto la dominazione bizantina nel VII – VIII secolo; il restante territorio dell’Impero Romano era suddiviso in province.

La differenza fondamentale tra i due ordinamenti consisteva nel fatto che gli abitanti delle regioni erano cittadini romani, mentre i residenti delle province erano, giuridicamente, loro sudditi; il grande capolavoro politico – istituzione di Augusto fu quello di riuscire, dopo decenni di guerre civili tra Romani, ad ottenere un consenso quasi unanime di pacificazione tramite la seguente mediazione:

“Questo era allora il suo compito, conciliare il potere militare ereditato dai suoi predecessori e dimostratosi indispensabile per la restaurazione e il mantenimento della pace, dell’ordine e del buon governo, con il desiderio chiaramente espresso dall’Italia e dai cittadini romani di conservare la loro posizione privilegiata, se non in senso politico, almeno nei rapporti sociali ed economici. A questa condizione l’Italia era pronta ad accettare e a sostenere un capo militare che fosse quasi un despota. Le province erano pronte a riconoscere qualsiasi governo che assicurasse loro l’ordine e la pace" (Michele Rostovtzeff, Storia del Mondo Antico, Sansoni Editore, Firenze,1965, pp. 563 – 564).

Tale ordinamento dell’Impero Romano restò fondamentalmente identico per tutto il periodo storico preso in esame, le caratteristiche essenziali sono ben delineate dal testo seguente:

“Non c’è alcun dubbio che, con lo sviluppo del principato, l’attività amministrativa dell’imperatore diveniva sempre più ampia. Ma l’amministrazione dell’impero nei secoli I e II era lungi dall’essere basata su una burocrazia nel senso moderno della parola… I funzionari imperiali o, più in generale, tutti gli strumenti diretti dello stato, compresi i governatori delle province imperiali o senatorie, erano solamente una sovrastruttura imposta alle comunità autonome di tutto l’impero. I magistrati elettivi di queste comunità erano i legami che univano l’uomo della strada allo stato. Essi e i consigli municipali dell’Italia e delle province avevano il completo controllo della città e dei suoi affari, erano i giudici di prima istanza [L’appello, di norma, si dibatteva a Roma ,N.d.R.] ed avevano il comando della polizia della città e del suo distretto; operavano come agenti del governo nello stabilire e nel riscuotere le imposte dirette [A tali tipi di tributi erano soggetti i provinciali, mentre i cittadini romani ne erano immuni, N.d.R.], ed imponevano agli abitanti anche altri obblighi quali la costruzione e la manutenzione delle strade e il trasporto dei funzionari governativi o delle merci o della posta governativa…  Nei casi ordinari gli agenti del governo centrale si limitavano a controllare le autorità municipali e ricevevano le proteste fatte contro di esse da parte degli abitanti locali” (Michele Rostovtzeff, op.cit. pp.638 – 639).

La pace interna, una rete stradale senza precedenti, la sicurezza sui mari contro la pirateria facitarono il movimento di uomini e merci, come non si era mai visto prima in tutta l’area del Mare Mediterraneo e permisero un grande progresso economico nell’impero, principalmente nelle province occidentali ed africane; ma, paradossalmente, è stato constatato che tale sviluppo complessivo, gradualmente, finì col danneggiare l’Italia, che pur sembrava godere di privilegi, come esplicita il seguente brano:

“Era passato il tempo in cui la Grecia, e poi l’Italia, rifornivano tutto il mondo di vino ed olio. Sotto l’impero quasi tutte le province producevano abbastanza di entrambi per soddisfare i loro bisogni, e cercavano anche di esportarne l’eccedenza. Questo fu certamente un colpo grave per la prosperità dell’agricoltura in Grecia e in Italia. Non avendo niente altro da esportare in cambio del grano importato, furono costrette a ritornare a un tipo di agricoltura più primitivo, e a coltivare di nuovo grano per il loro fabbisogno” (Michele Rostovtzeff, op.cit., p.656).

Nel Bruzio la produzione di vino ed olio era aumentata in modo crescente, principalmente dopo le guerre puniche e la definitiva distruzione di Cartagine nel 146 a.C.; nella regione erano state costruite decine e decine di ville rustiche in cui si produceva vino ed olio da destinare non solo al mercato locale, ma anche all’esportazione; questa nel I e II secolo lentamente diminuì e tale fenomeno ebbe gravi ripercussioni anche nella vita delle amministrazioni locali, in quanto i costi di gestione delle stesse “resi progressivamente insopportabili dalla crisi economica, finiscono con l’assumere obbligatorietà giuridica, inducendo il ceto medio e le aristocrazie cittadine a disertare progressivamente le cariche pubbliche. Nel Bruzio questa vicenda, emblematica della crisi del basso impero, può essere esaminata nella sua fase di gestazione ed insensibile maturazione fra il I sec. a.C. ed il II d.C. Benché la documentazione disponibile, soprattutto epigrafica, non copra per intero la dimensione territoriale della regione, pure essa è sufficiente a descrivere la linea ascendente dell’onerosità e dell’obbligatorietà delle magistrature cittadine. E’ la crisi della produzione agricola e dei commerci transmarini, congiuntamente all’impossibilità del fiscus Caesaris [Fisco imperiale, tesoro imperiale, N.d.R.] di sostenere le immense spese di gestione dell’impero, della sua amministrazione, dell’esercito e della rete stradale, che provoca l’aggravarsi degli oneri inerenti  le magistrature civiche. Nel Bruzio possiamo osservare il fenomeno con un’escursione cronologica che va dal principato di Augusto all’età degli Antonini ed entro un’area territoriale coincidente con l’estremo Sud della III regio dell’Italia romana” (Felice Costabile, Dalle Poleis ai Municipia nel Bruzio Romano, in ‘Storia della Calabria Antica- Età Italica e Romana’, Gangemi Editore, Roma – Reggio Cal., 2000, pp.453- 454).

Da quanto sopra riportato è possibile dedurre che il Bruzio tra il I e II secolo d.C., pur integrato nell’Impero Romano, aveva delle peculiarità specifiche che lo porteranno ad una lenta crisi economica ed amministrativa, anticipando quella del secolo successivo che riguarderà l’Impero nel suo complesso.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA