Dedicato ai candidati a Sindaco a Lamezia

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

© RIPRODUZIONE RISERVATA

pino_gulla.jpgAbbiamo scelto “Sindaci”, ed. Donzelli, una ricerca di Roberto Segatori, prof. ordinario di Sociologia dei fenomeni politici, come riferimento di indagine storica, per scrivere sulla politica municipale in modo da stimolare riflessioni arricchenti dei candidati durante la campagna elettorale lametina. Tra qualche mese ci sarà l’appuntamento con l’urna e già sono iniziate le schermaglie in questa prima fase di primarie. Per la prima volta si fanno anche nel Centrodestra. Nel Centrosinistra, all’inizio, i candidati erano numerosi e si caratterizzavano per un certo nervosismo. Adesso di meno perché alcuni hanno rinunciato scegliendo di competere nella campagna elettorale vera e propria; altri, nel Pd, hanno fatto il passo indietro perché è stato individuato un candidato unico. Speriamo diminuiscano gli attacchi personali, i personalismi e si parli maggiormente di contenuti utili alla Città.

L’amministrazione locale attraversa tutta la storia unitaria italiana ed è strettamente connessa, nel bene e nel male, alle vicende politiche nazionali. Nei 150 anni e passa le problematiche fondamentali, nella sostanza, non sono cambiate di molto: “Il rapporto tra il centro e la periferia, l’equilibrio tra i partiti e gli eletti, il ricorrente problema della legittimazione delle istituzioni da parte dei cittadini, la capacità dei comuni di soddisfare le domande provenienti dalla società civile con le scarse risorse messe a disposizione… “. Non va considerato, per il tema che stiamo affrontando, il periodo fascista quando “un pacchetto di leggi, tra il 1926 e il 1928, abolì in tutti i comuni gli organi elettivi e li sostituì con la figura del podestà”, che era di nomina governativa. Per il resto, notabilato, partiti e società hanno curato e lanciato nell’agone elettorale locale generazioni di politici nei diversi periodi storici: notabili, dai primi decenni post-unitari addirittura fino agli anni ’50 del Novecento; in seguito, nella seconda metà del secolo, provenienti dai partiti nazionali. Per Segatori nei decenni successivi “esplodono i giovani amministratori che stanno dalla parte della comunità, cui succedono però negli anni ’80 figure ambivalenti di un ceto politico professionale semi-autonomo”. Ma le amministrazioni municipali erano bloccate per le frequenti crisi.

La rivoluzione avvenne con la legge 142 del 1990 e specialmente con la 81 del 1993 che stabilì l’elezione diretta dei sindaci i quali ottennero maggiori poteri: nelle prime esperienze i candidati furono espressione della società, anche per la crisi dei partiti tradizionali dovuta soprattutto a Tangentopoli; nella seconda fase ritornarono gli uomini dei partiti  che cercavano di adeguarsi ad una nuova situazione storica. Il quadro era cambiato all’inizio del Terzo Millennio: tramontavano i partiti di massa e prendevano sempre maggiore spazio quelli personali, come dal libro di Mauro Calise (Il partito personale, ed. Laterza), per esempio Forza Italia, non molto presenti in periferia. La precedente fase del ’93 aveva dimostrato che i nuovi sindaci a volte erano rimasti soli, anche all’interno dello stesso ente (difficoltà con la burocrazia) o a livello orizzontale sul territorio.

Quindi il ritorno dei partiti che nel frattempo si erano rinnovati (Pds, Ds, Pd) o sulle ceneri di altri ne erano nati di nuovi (Udc, Margherita, Alleanza nazionale) o nuovi di tutto punto (Lega). Senza dimenticare i sistemi elettorali maggioritari, le diverse forme di finanziamento, l’importanza dei mass-media per la comunicazione politica. A seguire, negli ultimi anni, la spettacolarizzazione della politica, i salotti televisivi, internet, streaming, la nascita di nuove formazioni politiche (il Movimento 5 Stelle) di cui abbiamo scritto in diverse occasioni. Non vorremmo essere ripetitivi. Alla fine di tutto il trambusto politico ed istituzionale e delle esperienze fatte  nell’ultimo ventennio repubblicano (denominato anche Seconda Repubblica), dalla ricerca di Roberto Segatori si deduce che risultano vincenti i candidati con visibilità e affidabilità dotati di rete sociale importante, radicati localmente e in grado di instaurare un collegamento solido con le forze politiche di riferimento. Tutto questo per vincere. Ma poi bisogna governare… soprattutto con competenza e progettualità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA