Papa Francesco e guerre di religione nel XXI secolo

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gulla.jpg“Nessuno pensi di uccidere facendosi scudo di Dio”. Sono le parole di Papa Bergoglio, in visita in Albania nelle settimane scorse. Fanno piazza pulita dell’intolleranza religiosa e ribadiscono la cultura del dialogo, specialmente per le tre religioni monoteiste: la  musulmana, la cattolica, l’ebraica. E l’Albania, negli ultimi tempi, è diventata un esempio di coesistenza pacifica tra cattolici, ortodossi e musulmani; dopo la persecuzione del passato regime comunista a danno dei martiri cattolici. Papa Francesco ha ancora affermato con chiarezza: “La pacifica convivenza acquista un rilievo speciale in questo nostro tempo nel quale, da parte di gruppi estremisti viene travisato l’autentico senso religioso …”. Il Paese di Madre Teresa di Calcutta dimostra che le diverse religioni possono stare insieme. Chiesa, Moschea e Tempio, in molti casi, tanti disastri hanno provocato nel passato. Continuano ancora oggi a farli gruppi religiosi di fanatici fondamentalisti. Speriamo che domani sarà un altro giorno. Quelli della nostra generazione possono ben dire di aver goduto un lungo periodo di pace in Europa e nell’America del Nord, interrotto, qui da noi in Europa, dalla guerra interetnica e/o religiosa nella ex Iugoslavia. Parentesi sanguinaria che, grazie a Dio, ad Allah e agli organismi internazionali, anche con il contributo meritorio del nostro Paese, si è chiusa qualche decennio fa. Quindi è tornata la pace nella Penisola balcanica. Ma il terrorismo internazionale è ancora presente e si  avvale pure dei media per terrorizzare, sgozzare e decapitare cittadini del mondo: giornalisti, soldati, donne, uomini e chiunque vada a portare solidarietà concreta in aree del mondo caratterizzate da fragilità politica, economica e sociale. E quindi gli occidentali di nuovo “nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, (…)/senza amore, senza Cristo”.

Magari con scenari e motivazioni diverse rispetto all’ultimo conflitto mondiale. In ogni caso i raid aerei non si contano in Iraq e Siria. Ma non bastano, hanno detto; sono necessari il “carro di fuoco” e le truppe di terra per abbattere le centrali del terrore. Adesso i miliziani assediano e conquistano le città curde. Mentre il miliardo e passa di musulmani nel mondo e decine di milioni in Europa, la quasi totalità, cercano, con grande difficoltà, di costruire il loro futuro, professando pacificamente la propria religione e rifiutando Jihad e qualsivoglia fanatismo religioso. Alla ricerca di migliori condizioni di vita, molti, rischiando, hanno attraversato Il Canale di Sicilia. Tanti sono stati salvati dalla solidarietà italiana. A Reggio Calabria e a Vibo Valentia sono sbarcati in 2.600: donne, uomini, bambini. Ma numerosi giacciono in fondo al mare. C’è bisogno di speranza di pace.  Auguriamo a giovani europei e non, ancora tanti anni di pace. Anzi speriamo siano infiniti ed eterni senza soluzione di continuità. I politici del presente e del futuro dovranno essere sentinelle della convivenza tra i popoli e adoprarsi per spegnere focolai di guerre regionali,  etniche e di califfati sanguinari ancora presenti sul Pianeta, “Per la pace perpetua”.

Immanuel Kant, il filosofo di Königsberg, ci ha fatto l’occhietto da lassù. Il prof. Antonio Gargano, dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, ha scritto sul filosofo e  sulle tre Critiche. Ma non ha trascurato il  progetto giuridico kantiano per una pace universale, appunto “Per la pace perpetua”. Per presentare il tema, l’autore della Critica della ragion pura richiama con ironia l’immagine di un cimitero con la scritta Zum ewigen Frieden (“Per la pace perpetua”), che un oste olandese avrebbe scelto come insegna. L’opera fu pubblicata nel 1795, all’indomani della pace di Basilea e 5 anni dopo la Critica del giudizio; è improntata ad una visione positiva della storia. Finalmente la concordia dopo secoli di superstizione, ignoranza e di guerre di religione. L’Illuminismo e la Rivoluzione francese hanno segnato una tappa fondamentale di progresso e/o di emancipazione dell’uomo che da suddito è diventato cittadino. Non si tornerà più indietro, nonostante il Congresso di Vienna. L’idealismo e le rivoluzioni liberali dell’Ottocento proseguiranno sulla strada del rinnovamento. Il desiderio di pace era originato dalla fiducia nella dea Ragione. Per realizzare la pacifica convivenza tra i popoli bisognava fondare la società sul diritto, sullo Stato di diritto. E così è stato nel prosieguo degli anni e dei secoli. In tal modo l’umanità è uscita dalla condizione di homo homini  lupus come sosteneva Hobbes (l’uomo è lupo per l’altro uomo) vivendo gli Stati in maniera civile, rispettandosi reciprocamente e superando il bellum omnium contra omnes (la guerra di tutti contro tutti). Ancora oggi, nel Terzo Millennio, Il progetto kantiano è prospettico perché  la pace perpetua sottintende tre condizioni preliminari: l’ordinamento repubblicano, il federalismo degli Stati e il diritto di ospitalità per lo straniero. In buona sostanza anticipa la civiltà multietnica del futuro, quella che si è già  compiuta in alcune regioni del mondo (v. USA) e si sta realizzando in questi anni nell’intero Pianeta, nonostante l’Isis e il Jihad. E il campione del razionalismo riprende un versetto del vangelo secondo Matteo: “Siate prudenti come serpenti e candidi come colombe (furbi, scaltri come i politici e, nel contempo, schietti e sinceri)”. 

Politica e morale possono diventare un tutt’uno. Bisogna, però, allontanare la politica negativa che si fonda, per il filosofo, su tre massime spregiudicate: Divide et impera, dividere per indebolire gli avversari e comandare senza problemi; Fac et excusa, agisci (con violenza) e poi chiedi scusa; Si fecisti nega, se hai fatto qualcosa di male, nega. E’ la politica spregiudicata di cui sappiamo leggendo i giornali. E’ ancora vincente. Ma “tu ne cede malis, sed contra audentior ito", non cedere di fronte al male, ma affrontalo con maggiore audacia. E’necessario tendere verso la riconciliazione  tra politica e morale. Non deve sempre prevalere il serpente. Anche se Hegel ha considerato il progetto  kantiano come un dover essere, mentre l’essere degli Stati è alquanto diverso, siamo dalla parte del filosofo delle tre Critiche. Ce ne dà una testimonianza la pace raggiunta in Albania tra le diverse confessioni religiose.  Un modello da seguire, ci ha detto Papa Francesco.

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