Riparte l’Italia riparte il Mezzogiorno tranne la Calabria

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gulla.jpgLa stragrande maggioranza dei dati Istat e del rapporto Svimez 2015 indicano un clima di fiducia generalizzato fra i consumatori e in quasi tutte le aziende della Nazione. Non avveniva da parecchi anni. Una timida ripresa anche al Sud, ad eccezione della Calabria. L’Associazione per lo sviluppo nel Mezzogiorno ha messo in evidenza la singolarità a nostro danno. Svariati i commenti di studiosi autorevoli e di operatori economici  nei vari ambiti. Per alcuni l’economia calabrese esporta poco e le imprese sono legate al mercato interno dove ancora non si vede una ripresa dei consumi; la nostra Regione non si allinea al trend positivo nazionale. Inoltre la politica pubblica non va e non c’è stata una buona gestione dei Fondi europei. Altri, al contrario, sostengono che esistono zone d’eccellenza in Calabria per quanto riguarda l’agroalimentare e cercano di dare una risposta positiva, specialmente nella viticoltura e nell’olivicoltura. Insomma i parametri della Svimez sono quelli del Nord e non fotografano in maniera esaustiva la realtà calabrese in quanto di taglio macroeconomico. Fatto sta che le due “Italie” ritornano nei rapporti dell’importante Associazione che già nel 2010 collocava la nostra regione all’’ultimo posto riguardo al  prodotto interno lordo pro capite.  Ma anche autorevoli quotidiani economici come il Sole 24 Ore, attraverso analisi territoriali accurate, consideravano la Calabria fanalino di coda. In seguito la fase recessiva continuava ad essere  persistente: Pil –0,7% nel 2011, nel 2012 -2,9%, nel 2013 -5%, -0,2% nel 2014.  Due anni fa Adriano Giannola, presidente della Svimez, intervenendo in un seminario a Catanzaro dichiarava: “Siamo in presenza di una costante discesa dei livelli occupazionali”. Nel 2014 i dati forniti dall’Eurostat (Ufficio Statistico dell’Unione Europea)  confermavano la situazione di notevole difficoltà: la Calabria con il tasso di disoccupazione più alto d’Italia. Fino ai risultati dell’oggi. Per tutti citiamo qualche frase significativa di Francesco Berna, presidente dell’ANCE Calabria, Associazione nazionale costruttori edili: “A rischio povertà un cittadino su tre in Calabria (…) Il nostro tessuto imprenditoriale deve fare i conti con un crollo degli appalti di oltre 700 milioni di euro nei primi sei mesi di quest’anno”. Italcementi, centinaia di posti di lavoro a rischio; Gioia Tauro, porto in agonia. Proteste e stato di agitazione delle maestranze. In attesa del Master Plan.

Ma la Calabria prova a reagire. L’Unical si dà da fare, aprendosi ai territori con i laboratori di simulazione per la salvaguardia dell’ambiente, per la vegetazione a rischio esondazione. Sono i risultati di ricercatori citati nelle riviste internazionali. Adesso hanno bisogno di una convenzione in modo da essere messi nelle migliori condizioni per risolvere i problemi dello “sfasciume pendulo sul mare”. In proposito potrebbe essere un’occasione il “Potenziamento e sviluppo dei sistemi produttivi in Calabria”, lo studio realizzato da Confindustria Cosenza e dalla Provincia di Cosenza, ben evidenziato dai giornali economici e finanziari  e presentato da Gianfranco Viesti, docente di economia applicata,  nella sede della  Confindustria della Città bruzia, alla presenza del governatore Oliverio, di Mario Occhiuto della Provincia di Cosenza, del presidente degli industriali calabresi Natale  Mazzucca, di Paolo Praticò, Dirigente generale della programmazione nazionale e comunitaria. Moderatore il direttore degli industriali Rosario  Branda. Lo studio analizza i risultati nel ciclo di programmazione 2007-2013 per “definire una  serie di azioni di politica industriale” finalizzate alla programmazione 2014-2020. Particolare attenzione al rafforzamento  delle imprese, alla semplificazione degli iter procedurali, rendendo altresì più veloci la localizzazione e l’operatività delle imprese. Sono previsti incentivi per l’assunzione di giovani qualificati nelle varie tipologie lavorative. Sono azioni strutturali finalizzate allo sviluppo del territorio e interessano il capitale umano, il sistema produttivo, il territorio, il credito, l’habitat. E’un intervento diverso rispetto alle iniziative industriali del passato e Oliverio  lo ha  precisato quando ha preso la parola: “Deve crescere una nuova cultura dello sviluppo … Va ripensata la finanziaria regionale… [Vanno inserite] forme di automatismo nella utilizzazione delle risorse che premino la qualità e il merito”. D’altronde  Viesti (“Mezzogiorno a tradimento”), Trigilia (“Sviluppo locale. Un progetto per l’Italia”), Borgomeo (“L’equivoco del Sud. Sviluppo e coesione sociale”) sono meridionalisti, citati nei nostri articoli sul Mezzogiorno, con un ottica diversa verso il Sud. Dopo lo sviluppo impossibile dell’intervento straordinario e il trasferimento dei Fondi europei inutilizzati o su progetti senza controllo, zero piagnistei e mobilitarsi per raggiungere obiettivi possibili. E’ una strada da percorrere per risalire la china.

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