Campagna elettorale, manifestazioni "no vax e no green pass" e sociologia politica

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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Vedendo alla tv le immagini della devastazione della sede della Cgil capitolina, mi è venuto in mente Gustave Le Bon, antropologo, psicologo e sociologo francese vissuto tra la Ottocento e il Novecento, a cavallo dei due secoli. L’ho citato in Osservando la politica … quale partecipazione consapevole?  argomento trattato all’Uniter di Lamezia Terme nel 2016. Ritengo utile riportare qualche brano, magari in sintesi, perché alcune sue idee e intuizioni fanno pensare all’oggi; sono pertinenti ai fatti successi nelle proteste recenti. Per il resto è un’opera che appartiene ai primi decenni del Novecento.  Nel 1895 Le Bon pubblicò Psicologia delle folle in cui la moltitudine viene considerata soggetto e oggetto dell’azione politica. Studiò il comportamento delle folle, elaborando delle tecniche in modo da essere guidate e controllate. Alcuni leader totalitari tennero presente la sua opera. Usarono le tecniche di comunicazione per dominare le masse popolari: “Chi sa illuderle diventa facilmente il loro padrone”. Così Mussolini: “Ho letto tutta l’opera di Le Bon. Non so quante volte abbia letto la sua Psicologia delle folle. E’ un’opera capitale alla quale spesso ritorno”. Ma venne letta anche da Theodore Roosevelt, Nobel per la pace. Il 26^ presidente degli Usa, in occasione di una sua visita a Parigi, volle conoscere Le Bon personalmente. L’opera è divisa in tre parti: L’Anima delle folle.  Le opinioni e le credenze delle folle. Classificazione delle folle.

Nell’Anima delle folle, qualche stralcio del primo capitolo, Caratteristiche generali delle folle. Legge psicologica della loro unità mentale: “Diverse cause determinano l’apparizione dei caratteri particolari alle folle. (…) La prima un sentimento di potenza invincibile che permette loro di cedere agli istinti, che individui isolati avrebbero saputo frenare.  (…) Il sentimento della responsabilità che sempre trattiene gli individui, scompare completamente”. (…)  Una seconda causa, il contagio mentale. (…) In una folla, ogni sentimento, ogni atto è contagioso, e contagioso a tal punto che l’individuo sacrifica il suo interesse personale all’interesse collettivo. (…) Una terza causa, e assai importante, (…) la suggestionabilità. (…) Per il solo fatto di far parte di una folla, l’uomo discende di parecchi gradi della scala della civiltà. Isolato, sarebbe forse un individuo colto, nella folla è un istintivo, per conseguenza un barbaro”.  E l’inizio del secondo capitolo, Sentimenti e moralità delle folle, sulla Suggestionabilità e credulità delle folle: “La folla si trova spesso (…) in uno stato (…) favorevole alla suggestione. (…) La prima suggestione si impone, per contagio, a tutti i cervelli, e stabilisce subito l’orientamento. Negli esseri suggestionati, l’idea fissa tende a trasformarsi in azione. Si tratti di incendiare un palazzo o di compiere un’opera di devozione”. Nella seconda parte, Le opinioni e le credenze delle folle, un virgolettato che ci riporta immediatamente all’attualità dei movimenti no vax e no green pass, ad alcune interviste deliranti: “Le folle non hanno avuto mai sete di verità. Dinanzi alle evidenze che a loro dispiacciono, si voltano dall’altra parte, preferendo deificare l’errore”. Mi ha colpito maggiormente della terza parte, Classificazione e descrizione delle diverse categorie delle folle, il capitolo secondo, ovvero Le folle dette criminali: “I delitti delle folle risultano generalmente da una potente suggestione e gli individui che vi hanno preso parte sono persuasi di avere obbedito ad un dovere. (…) I caratteri generali delle folle ritenute criminali sono esattamente quelli che abbiamo constatato in tutte le folle: suggestionabilità”. L’aver pensato a Le Bon mentre vedevo le immagini dell’assalto alla Camera del lavoro capitolina mi ha fatto molto riflettere e stimolato a scrivere il pezzo. Nonostante sia passato un secolo, certe dinamiche restano le stesse, istintuali e primordiali. Le moltitudini di protesta possono scatenarsi e facilmente essere guidate, specialmente nella situazione difficile che stiamo vivendo; spesso sono pervase da altro malcontento e varie problematiche sociali. La vigilanza democratica dei sindacati scesi in piazza è stata quanto mai necessaria. Una reazione immediata per il vivere civile. Come la condanna della politica democratica nata dalla Resistenza e dalla Costituzione repubblicana. Non bisogna mai abbassare la guardia. 

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