
Conflenti - L'antica arte dei Madonnari arriva nel piccolo borgo del Reventino. A farla rivivere, Tiberio Mazzocchi e sua figlia Marta. Gessetto in mano i due artisti lombardi hanno dipinto, davanti il sagrato della Basilica minore di Conflenti, la Madonna della Quercia di Visora. L’iniziativa si inserisce nell’ambito dell’edizione 2022 di “Felici & Conflenti” il festival che fino al 30 luglio invade il paesino di musica tradizionale, laboratori, incontri e degustazioni. Quest’anno, ad arricchire l’evento, la presenza dei maestri madonnari: un’arte sacra “povera” ma preziosa, portata avanti ormai da pochi artisti nel mondo. Una passione che Tiberio ha trasmesso anche a sua figlia, affezionata del Festival e di Conflenti, ha così trascinato il padre in questa nuova difficile avventura. L’opera è stata infatti realizzata direttamente sui Sampietrini, superficie tra le più difficili su cui lavorare e solo con la polvere “nella più pura arte antica”, senza nessun liquido a fare da collante insomma. La resistenza dell’opera dipende dai fenomeni atmosferici, il vento può portare via alcuni dettagli con facilità e la pioggia compromettere il disegno. Un’arte effimera quanto affascinante. I due hanno lavorato per diversi giorni e il risultato è strabiliante.

“Reinterpreto l’arte sacra in una chiave moderna”
L’obiettivo del maestro madonnaro è quello di “riportare quest’arte ai giorni nostri”. Racconta così i suoi esordi nel settore, avvenuto intorno agli anni 2000: “ho imparato quest’arte per strada, guardando gli altri madonnari, come se fosse un corso… vedevo un madonnaro che lavorava e stavo lì vicino a osservarlo. È un processo molto lungo l’apprendimento. La tecnica è abbastanza difficile: devi lavorare su superfici come asfalto, pietra e in questo caso sui sampietrini, molto insidiosi. Devi avere una tale abilità nel disegno, si interrompe (tra una pietra e l’altra) e lo devi immaginare come se fosse intero ma senza vederlo”.
Anche Marta è autodidatta: “da ragazzina ho iniziato anche io a partecipare ai Festival. Osservavo i madonnari come mio padre e piano piano è nata anche in me questa passione”. Insieme condividono anche quella per la musica. Sono tante le affinità riscontrate tra la musica e l'arte madonnara, spiega Marta: entrambe sono effimere. Nel senso che l'opera dura solo se la fotografi e la musica se la registri, ma poi guardando la foto o riascoltando il brano non è la stessa cosa di quando le vedi e senti dal vivo.
In merito a questa tecnica Mazzocchi spiega: “È un’arte solo italiana. Fuori dall’Italia è rarissimo, non esiste più… io sono andato anche in Germania e in America nella Little Italy dove ho partecipato a grandi festival come a Baltimora ma non interessa molto questo tipo di arte all’estero”. Così, l’artista ha ideato una nuova chiave per attirare le nuove generazioni e per essere apprezzata anche oltre confine: “la mia specializzazione, oltre ad immagini sacre commissionate, come in questo caso che devo dipingere la Madonna del posto, di solito reinterpreto l’arte sacra in una chiave moderna e contemporanea, l’attualizzo e la riporto al 2022 con nuovi contenuti e nuovi messaggi. Reinterpretare l’arte sacra riportandola nel contemporaneo. Questo riesco a farlo anche in Germania e in America. Queste figure portano così un messaggio ben preciso e complesso”. Il tutto non dipingendo immagini sacrileghe ma accostando vari elementi e affidando all’opera messaggi importanti. Fuori dall’Italia quest’arte rientra ormai nella Street art.

“Essere Madonnari è un modo di vivere”
“I primi Madonnari - racconta ancora - si dice che venissero dal Veneto. Poi nel corso del tempo si sono spostati nel sud, soprattutto in Puglia perché al nord queste tradizioni si sono un po’ perse. Dopo gli anni’70, al festival delle Grazie a Curtatone, in provincia di Mantova, gli organizzatori hanno cercato di riunire tutti i Madonnari che si erano un po’ dispersi. E, da lì, si è creata un po’ questa storia dei Madonnari che partecipano ai festival più importanti del mondo. In questo festival che si svolge come da tradizione a Ferragosto ci sono decine di madonnari che lavorano tutti insieme, dal pomeriggio si lavora 24 ore ininterrottamente”. Si preferisce lavorare di sera e di notte anche perché l’asfalto può scottare le dita “è un lavoro molto faticoso e usurante” dice Marta che spiega come i Madonnari storici lo facevano per lavoro e, ricorda: “Straccetto e Pino (due madonnari che non ci sono più) facevano proprio una vita di strada. Ora, col passare degli anni, si fanno anche degli studi su questa arte, tante persone che la praticano hanno studiano e fanno un lavoro artistico. Ma resta una cosa che comunque si tramanda, un poco come la musica tradizionale”. Perché essere Madonnari “è un modo di vivere”.
Quello di Mantova, quindi, è il festival più importante a livello nazionale e internazionale ma ci sono anche altri importanti festival come a Nocera Inferiore o in Calabria a Taurianova, San Costantino Albanese dove i due artisti hanno partecipato. Non solo festival, si organizzano anche concorsi a premi e partecipazioni a feste patronali in vari paesi d’Italia. Marta ricorda la sua esperienza a Borgo Ticino dove vive una folta comunità conflentese, lì ha pensato di realizzare anche la Madonna. Un lavoro che di solito viene svolto in modo individuale ma capita, come in questo caso, di realizzare un dipinto in coppia “abbiamo una divisione di ruoli. L’opera è personale e lavorando insieme si crea un’altra dimensione, ci deve essere una gestione dello spazio. In quest’arte madonnara si dipinge dall’altro verso il basso e ci deve essere una coordinazione anche dal punto di vista fisico”.
A Conflenti, quindi, dopo il murales gigante che raffigura un bimbo che dipinge e un libro, voluto dalla giovane associazione “Libramenti”, in questi giorni è possibile ammirare l’opera dei Madonnari che in poco tempo hanno realizzato, con tanto di dettagli, la Madonna della Quercia di Visora.
R.V.


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