
Cassano allo Jonio - Nicola, il bambino di tre anni ucciso e bruciato insieme al nonno Giuseppe Iannicelli e alla compagna, potrebbe aver sentito il nome di uno dei killer e per questo motivo era diventato un testimone da eliminare. E' questa una delle ipotesi sul triplice omicidio di Cassano allo Jonio. Il bambino era a bordo della Fiat Punto del nonno ed era seduto nel seggiolino, mentre la compagna di Iannicelli si trovava sul sedile accanto al passeggero.
Nell'ipotesi in cui Iannicelli si sarebbe recato ad un appuntamento con i suoi killer non si esclude che la donna ed il bambino potrebbero aver visto e sentito i nomi di coloro che poi hanno commesso il delitto. Proprio per questo motivo erano diventati dei testimoni scomodi e dovevano essere uccisi. A Cassano allo Jonio erano in molti a sapere, inoltre, che Nicola aveva una memoria straordinaria. Sul fronte della ricostruzione dinamica del delitto, non è escluso che Iannicelli sia stato ucciso nel corso di una discussione degenerata, relativa probabilmente alla gestione di qualche attività illecita.
Omicidio bimbo chiave volta della strage
Il piccolo Nicola è stato ucciso perchè ritenuto testimone scomodo o per sfregio nei confronti dei suoi familiari? E' questo l'interrogativo sul quale si stanno concentrando i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza ed i magistrati della Dda di Catanzaro e della Procura di Castrovillari. L'omicidio del bimbo, infatti, è ritenuto la chiave di volta per decifrare il triplice delitto di Cassano allo Jonio nel quale sono stati uccisi e brucati, oltre a Nicola, il nonno, Giuseppe Iannicelli, e la convivente di quest'ultimo. Gli investigatori propendono per l'ipotesi secondo la quale Iannicelli si è recato ad un appuntamento con altre persone, probabilmente per discutere della gestione di affari illeciti. Nel corso dell'incontro l'uomo sarebbe stato ucciso per primo ed il corpo sistemato nel cofano dell'automobile. Successivamente sarebbero stati uccisi il bambino e la compagna di Iannicelli. L'automobile, condotta da uno dei killer e con a bordo i cadaveri, è stata successivamente portata davanti al casolare, dove è stata data alle fiamme. Generalmente l'automobile di Iannicelli, una Fiat Punto, era guidata dalla compagna perchè all'uomo, essendo sorvegliato speciale, era stata ritirata la patente. A questo punto gli inquirenti si stanno ponendo l'interrogativo sulla presenza del bambino a bordo dell'auto. Iannicelli lo avrebbe portato con lui casualmente oppure rappresentava per lui una garanzia per non cadere in una trappola o in un agguato? Anche a questo interrogativo si cerca di dare una risposta. Dalle indagini assume un valore importante anche il fatto che non si trovano i cellulari di Iannicelli e della compagna. I telefoni potrebbero essere stati distrutti dalle fiamme oppure portati via dagli assassini in modo da evitare che si individuassero eventuali chiamate fatte prima del triplice delitto. Gli inquirenti, intanto, stanno già predisponendo l'analisi dei tabulati telefonici attraverso il quale saranno individuati eventuali contatti. A breve, intanto, la Dda di Catanzaro affiderà l'incarico per eseguire l'autopsia, che sarà fondamentale per fornire una serie di risposte agli interrogativi investigativi.
Fondamentali analisi scientifiche sul luogo
Una serie di accertamenti scientifici saranno fondamentali per cercare di arricchire il quadro di elementi raccolti dai carabinieri sul triplice omicidio. Sul luogo del ritrovamento dell'automobile bruciata, infatti, sono stati trovati elementi che ora sono al vaglio dei carabinieri del reparto scientifico del Comando provinciale di Cosenza. Gli investigatori stanno valutando in particolare la presenza di tracce di pneumatici e le impronte di scarpe per capire quante persone erano presenti nel luogo in cui la Fiat Punto è stata data alle fiamme.
Costituito pool magistrati per indagini
La Dda di Catanzaro ha costituito un pool di magistrati che indagheranno sulle tre persone uccise e date alle fiamme, tra cui un bimbo di tre anni, a Cassano allo Jonio. Il gruppo di magistrati sarà composto dai sostituti procuratori Pier Paolo Bruni, Vincenzo Luberto e Vincenzo Quaranta, pm a Castrovillari e applicato per l'occasione. Il gruppo sarà coordinato dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri. Bruni è da anni impegnato nella lotta alla criminalità organizzata. Negli anni scorsi ha inferto duri colpi alle cosche della 'ndrangheta del crotonese portando a termine numerose inchieste. Luberto è un esperto conoscitore della criminalità organizzata dell'area della sibaritide. E' il magistrato che ha portato a termine numerose inchieste contro la cosca degli zingari di Cassano allo Jonio. Quaranta è un profondo conoscitore del territorio dell'area della Sibaritide. Bombardieri, che si occupa della criminalità organizzata dell'area Jonica, è giunto alla Dda di Catanzaro nel 2012 dopo aver svolto numerosi incarichi di prestigio a Roma e Locri. A Voler costituire il pool di magistrati, in modo da poter da poter avere una maggiore sinergia, è stato il procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo.
Sorelle e cugini piccolo Nicola trasferiti in casa famiglia
Le due sorelle di Nicola, il bambino ucciso e bruciato con il nonno a Cassano allo Jonio, e quattro cugini saranno trasferiti, su disposizione del Tribunale dei Minori di Catanzaro, in una casa protetta lontano da Cassano allo Jonio. Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che stamani aveva chiesto di poter incontrare nel carcere di Castrovillari la madre del bimbo ucciso, Antonia Iannicelli ed il padre, Nicola Campolongo senior. "Ho naturalmente grande rispetto della magistratura - ha detto Corbelli - ma sta per verificarsi qualcosa che sta di nuovo buttando letteralmente nella disperazione la mamma e il papà del piccolo Cocò". "Chiedo alla giustizia di fermarsi, di valutare - aggiunge Corbelli - le conseguenze di questo provvedimento. Se si vogliono mandare le sorelline di Cocò e i suoi cuginetti in una casa protetta non si può negare alla mamma del bambino ucciso la possibilità e il diritto di stare con loro. E' una richiesta più che di giustizia di umanità. Per questo chiedo al giudice competente della Corte di Appello di Catanzaro di concedere almeno gli arresti domiciliari alla mamma del piccolo Cocò in modo che la stessa donna possa stare con le sue due bambine in questa casa protetta. Negare questo diritto significa condannare alla disperazione questa ragazza". "Confido nella sensibilità - conclude - e umanità del giudici di Catanzaro. Si autorizzi la mamma del piccolo Cocò a lasciare il carcere e andare con le sue due figliolette. Si scongiuri una nuova tragedia, prima che sia troppo tardi".
Zio piccolo Nicola: "Assassini peggio di animali"
"I ricordi sono tanti e sono tutti belli. Era un bambino molto sveglio. Adesso vogliamo soltanto pace. Il nostro dolore lo conosciamo solo noi. Non ci sono parole per definire chi ha ammazzato un bambino di tre anni. Sono delle bestie, anzi le bestie secondo me sono più umane". E' quanto afferma Roberto Pavone, zio del bambino ucciso e bruciato a Cassano allo Jonio. "Gli animali - aggiunge - difendono i loro figli e quindi non so cosa dirvi di più. Comunque, ci auguriamo e siamo sicuri che la giustizia farà il suo corso. I giudici sanno. Sanno tutto". Pavone, appena uscito dal carcere di Castrovillari dove ha scontato una pena di otto mesi, è il marito di Simona Iannicelli, attualmente ai domiciliari e figlia di Giuseppe Iannicelli, ucciso e bruciato insieme alla compagna Ibtissam Touss e al piccolo Nicola. Pavone ora è a casa sua. Una casa piena di bambini. Ce ne sono cinque. Tre sono figli suoi, mentre gli altri due sono le sorelline di Cocò. Da fuori si sentono le voci gioiose e qualche testolina fa capolino sull'uscio per poi rientrare velocemente. Sono sereni e giocano tra di loro. Sono quelle voci che fanno tornare davanti agli occhi dello zio l'immagine gioiosa del piccolo Cocò. "Era un angelo dolcissimo. Sveglio in tutti i modi. Questo - conclude Pavone - era Cocò. Gli piaceva giocare, giocare con i cuginetti. Gli mancavano la mamma e il papa, questo era. Soffriva. Il bambino soffriva tantissimo. Anche se aveva noi, voleva sempre la mamma e il papà".
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