Operazione "Fuorigioco", tra indagati anche ex presidente Reggina

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Roma - La Guardia di Finanza sta eseguendo un decreto di perquisizione e sequestro nei confronti di 64 persone tra cui massimi dirigenti, calciatori e procuratori di squadre di calcio di serie A e B. L'ipotesi di reato è evasione fiscale e false fatturazioni. L'inchiesta è condotta dai pm della procura di Napoli Danilo De Simone, Stefano Capuano e Vincenzo Ranieri, coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli. L'indagine, secondo quanto si apprende, ha riguardato complessivamente un centinaio di soggetti e 35 società di calcio sia di Serie A che di Serie B. L'inchiesta era partita nel 2012 ipotizzando delle presunte violazioni fiscali commesse sia dalle società sia dai procuratori e dai calciatori nell'ambito di operazioni di acquisto e cessione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori stessi.

Tra indagati anche l’ex presidente della Reggina

Sono diversi i presidenti ed ex presidenti finiti nel registro degli indagati della procura di Napoli. C'è il numero uno del Genoa Enrico Preziosi e l'ex presidente della Sampdoria Edoardo Garrone, l'ex presidente del Cesena Igor Campedelli e l'ex del Brescia Luigi Corioni, l'ex numero uno della Reggina Pasquale Foti detto Lillo e l'ex del Parma Tommaso Ghirardi. Indagato anche Aldo Spinelli che proprio ieri si è dimesso da presidente del Livorno, di cui è stato il patron per 17 anni, il presidente del Palermo Massimo Zamperini Lungo anche l'elenco dei dirigenti sportivi coinvolti: da Pietro Lo Monaco a Pietro Leonardi, da Giorgio Perinetti ad Alessio Secco, da Pantaleo Corvino a Rino Foschi. Nell'elenco c'è anche il nome di Gianluca Nani: ex dirigente del Brescia, è stato per un periodo consulente di mercato del West Ham e oggi è direttore sportivo dell' Al Jazeera.

I calciatori destinatari del sequestro 

Ecco l'elenco completo dei calciatori per i quali è stato emesso il provvedimento di sequestro nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Napoli: Gustavo German Denis, Juan Fernando Quintero, Adrian Mutu, Ciro Immobile, Matteo Paro, Hernan Crespo, Pasquale Foggia, Antonio Nocerino, Marek Jankulovski, Cristian Gabriel Chavez, Ignacio David Fideleff, Ivan Ezequiel Lavezzi, Gabriel Paletta, Emanuele Calaiò, Cristian Molinaro, Rios Pabon, Diego Alberto Milito.

I procuratori sportivi coinvolti nell'indagine

I procuratori sportivi coinvolti nell'indagine della Procura di Napoli sono Alessandro Moggi, Marco Sommella, Vincenzo Leonardi, Riccardo Calleri, Umberto Calaiò, Leonardo Adrian Rodriguez, Fernando Osvaldo Hidalgo, Ives Alejandro Mazzoni, Edoardo Luis Rossetto.

Il meccanismo della frode 

I procuratori dei calciatori provvedevano a fatturare in maniera fittizia alle sole società calcistiche le loro prestazioni, simulando che l'opera di intermediazione fosse resa nell'interesse esclusivo dei club, mentre di fatto venivano tutelati gli interessi degli atleti assistiti dagli agenti medesimi. E' questo, secondo il procuratore aggiunto di Napoli, Vincenzo Piscitelli, uno dei meccanismi fraudolenti che ha portato a perquisizioni e sequestri nei confronti di società di calcio di A e B. Inoltre, le società, da parte loro - sempre per la Procura - approfittavano dell'indebito vantaggio di potersi completamente dedurre dal reddito imponibile queste spese, beneficiando altresì della detrazione dell'imposta sul valore aggiunto relativa alla pseudo prestazione ricevuta in esclusiva. In questo modo - si sottolinea - veniva consentito ai calciatori di non dichiarare quello che sostanzialmente era un fringe benefit riconosciuto agli stessi dalla società calcistica che si accollava, a vantaggio dell'atleta, anche la spesa per l'intermediazione. In altri termini, l'importo pagato dai club costituiva un reddito da imputare effettivamente al calciatore e, di conseguenza, la società calcistica ometteva il pagamento delle ritenute fiscali e previdenziali sul maggior reddito loro ascrivibile all'atleta. Alcuni agenti stranieri, di nazionalità argentina, peraltro, mediante il ricorso a documentazione fiscale e commerciale fittizia e attraverso l'interposizione di società 'schermo' con sede anche in 'paradisi fiscali' distraendo i compensi ricevuti dalle legittime pretese erariali del Paese di produzione del reddito (Italia) e di quello di residenza fiscale (Argentina), delocalizzavano i proventi derivanti dalle attività professionali. A fronte dei rilevanti importi fraudolentemente evasi (oltre 12 milioni di euro), la misura patrimoniale del sequestro applicata - dice Piscitelli - ha lo scopo di tutelare in maniera cautelativa le casse dello Stato, facendovi rientrare le somme che illecitamente erano state sottratte al Fisco dagli indagati

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