Lamezia: L’Operazione Medusa e il “sistema sconti”

questura

Lamezia Terme, 2 luglio – Dall’operazione Medusa emerge un cupo spaccato della società e dell’economia lametina, totalmente sottomessa ai voleri della cosca e dei loro familiari ed amici. In tempi di magra e crisi economica per tante famiglie, che ogni giorno cercano di lavorare e portare onestamente a casa qualche euro, fa specie scoprire, tra le tante che stanno emergendo dall’operazione Medusa, i forti sconti e la merce prelevata “gratis” nei negozi più esclusivi di Lamezia. Non solo borse, scarpe e abiti gratis, o con forti sconti tutto l’anno, ma anche materiale edile d’importazione prelevato gratis, o con forti sconti, dalle aziende di settore. Questo è quanto sta emergendo dall’inchiesta che ha portato la scorsa settimana a diversi arresti della cosca Giampà nell’ambito dell’operazione Medusa. Un’indagine complessa che non si è basata solo sulle dichiarazioni dei pentiti, alcuni con ruoli di rilievo all’interno della cosca, ma anche con intercettazioni e riscontri ambientali, su più livelli. Tra i passaggi più significativi del sistema sconti c’è la testimonianza resa da Angelo Torcasio nell’ottobre dello scorso anno in cui ricorda che “una volta Giuseppe Giampà andò a spendere presso l'esercizio commerciale di […], dove per la prima volta, al posto di ricevere uno sconto del 50 per cento, ricevette uno sconto del 30 per cento. Per tale motivo, fu bruciata una Mini Cooper di proprietà di […] e Giuseppe Giampà mi confermava che era stato lui proprio per il trattamento che aveva ricevuto e che non era stato di suo gradimento anche perché era uscito da poco dal carcere ed era il caso che il […] non si pagasse per nulla”. Successivamente, Torcasio specifica la percentuale degli sconti praticati dagli esercizi più rinomati: “Tutti questi esercizi effettuano agli associati (alla cosca, ndr) uno sconto del 50 per cento: tutti sono soggetti a questo sconto, dai Notarianni, comprese le famiglie, ai Giampà, ai Cappello. Anche io stesso ricevevo questo trattamento relativo allo sconto del 50 per cento”.

Capi griffati, e costosi, scontati fino al 60%

In uno dei suoi interrogatori, Saverio Cappello parla degli sconti praticati alle donne della famiglia nei negozi di abbigliamento più esclusivi di Lamezia. Cappello spiega sotto interrogatorio che “per come mi chiedete, i negozianti non possono rifiutare di fare sconti alle predette donne; perché sanno che hanno a che fare con le donne della cosca Giampà, le quali usano prelevare merce dai negozi lasciando il conto aperto dicendo ai negozianti che passeranno per il saldo i rispettivi mariti. Ad esempio, mi risulta che la moglie di Aldo Notarianni, in queste circostanze, si reca da […] preleva la merce e poi dice al titolare "te la vedi con Aldo”. Aldo paga la merce suddetta consegnando gli assegni che provengono dallo strozzo che il negoziante è comunque costretto a prendere: in questo modo Aldo e la sua famiglia guadagnano tre volte perché dapprima usufruiscono degli interessi sul cambio assegni, dopodiché, dando l'assegno in pagamento al negoziante, guadagnano sui tempi di scadenza dell'assegno che diventa un problema del negoziante ed in più guadagnano lo sconto sulla merce che il negoziante deve fare e che si aggira tra il 50% ed il 60%. Per come mi chiedete questo mi consta perché io stesso qualche volta mi sono trovato con Aldo nelle circostanze in cui diceva di dover passare da […] per saldare il conto, per cui ho assistito alla consegna degli assegni di cui ho parlato prima”.

Anche i due carabinieri infedeli usufruivano di grosse agevolazioni

Anche i carabinieri coinvolti nell’inchiesta, tra cui Gidari posto agli arresti, usufruivano di agevolazioni presso ristoranti, negozi e fornitori di materiali edili per la casa. In particolare, il pentito Battista Cosentino, in un interrogatorio dello scorso novembre, parla di come “tale sistema veniva utilizzato anche dai carabinieri Gidari ed M. perché, in precedenza, qualche esponente della famiglia Giampà si era recato presso questi stessi negozi dicendo al titolare "vedete che passano i carabinieri Gidari e M. e gli date quello che vogliono" e loro per, farsi riconoscere, si recavano presso questi negozi in divisa.

Le parole dei commercianti sugli sconti praticati

Alcuni commercianti, sono stati sentiti nei mesi scorsi dall’autorità giudiziaria come parti offese. Alcuni, nonostante tutto, non hanno parlato, mentre altri hanno ammesso nella misura del loro grado di assoggettamento. Uno di questi, ad esempio, si è giustificato, in merito agli sconti praticati, ammettendo di vivere “in un territorio difficile e portare avanti delle attività commerciali è a volte complicato e bisogna fare buon viso davanti a delle situazioni incresciose". Negli ambienti investigativi si sarebbe fatta avanti dunque l’ipotesi di un condizionamento psicologico, avvalorato da successivi riscontri, in cui la sola presenza nel negozio di uno degli appartenenti alla cosca faceva scattare il meccanismo, tra titolare dell’esercizio e personale di cassa, dello sconto o del prelievo gratuito della merce. Tale sottomissione, emerge specie in un altro colloquio con un noto commerciante lametino, anch’egli ascoltato, come tanti altri, in questi mesi.

Il negoziante, durante il suo interrogatorio parla di praticare ai clienti normali “solitamente lo sconto del 10 %. Riusciamo ad arrivare anche in occasioni di clienti particolari anche al 30 — 40% di sconto”. Poi, alla specifica domanda da parte degli organi inquirenti sugli sconti praticati agli appartenenti alla famiglia Giampà, lo stesso ammette e dice: “Conosco Giampà Giuseppe, che so essere il figlio del "Professore" ed è un mio cliente. A lui applicavo, quando veniva, dico veniva perché ora è da un po' di tempo che non vedo poiché so essere detenuto, uno sconto del 30, 40 ed anche il 50%”. Successivamente, lo stesso commerciante specifica “applicavo uno sconto maggiore al Giampà Giuseppe poiché conoscendo attraverso i giornali che è un soggetto delle criminalità mi sentivo psicologicamente di trattarlo meglio, anche perché uno teme sempre che queste persone possono fare qualcosa di male. In passato ho subito atti intimidatori attraverso il posizionamento di bottiglie incendiarie”. Il negoziante ha poi ammesso di conoscere anche tutti gli altri membri e di fare anche a loro, ogni qualvolta entrano nel suo negozio, sconti maggiorati “Si, conosco Bonaddio Pasqualina che è sempre mia cliente, è mia cliente per come mi chiedete anche la figlia  Giampà Rosa, ed anche a loro per le stesse motivazioni che ho dello sopra applicavo lo stesso sconto, come appunto facevo con il Giampà Giuseppe. Si, conosco anche la moglie del Notarianni Aldo a nome Giampà Giuseppina ed i loro figli, sono anche loro miei clienti ed anche a loro applicavo lo sconto per le stesse motivazioni in quanto la mia condizione psicologica era quella che ho spiegato prima. Si, conosco anche Bonaddio Vincenzo, anche lui è un nostro cliente ed anche a lui applicavo lo sconto per le stesse motivazioni di cui sopra. Per le stesse motivazioni di cui sopra anche al Giampà Domenico che ora so essere detenuto, applicavo uno sconto maggiore”.

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