Lamezia Terme – L’Operazione Perseo fa scalpore soprattutto per il coinvolgimento di politici da un lato, e professionisti dall’altro. Per quanto riguarda l’arresto degli avvocati Giovanni Scaramuzzino, Giuseppe Lucchino e Tiziana D’Agosto si tratta del reato di “concorso esterno” ovvero i capi d’imputazione riguardano gli articoli 110 e 416 bis del codice penale. In particolare, per quanto riguarda gli avvocati Scaramuzzino e Lucchino sono coinvolti nel ramo delle truffe assicurative con la mediazione dei fratelli Trovato, “protagonisti” dell’ordinanza in questione, e che ritornano anche nell’ordinanza di custodia cautelare dell’altro avvocato, Tiziana D’Agosto accusata di fornire “notizie da e per il carcere” e “facendosi strumento per il passaggio d’ informazioni riservate di cui entrava in possesso a causa e nell’esercizio della sua professione”.
Nei vari stralci dell’ordinanza si parla di come, sostanzialmente, i due giovani avvocati svolgessero attività similari nell’ambito delle truffe alle assicurazioni e come “il Pm, preliminarmente evidenzia come l'avvocato Scaramuzzino sia legato da uno stretto rapporto personale con Giuseppe Giampà, tanto da essere stato invitato al suo matrimonio ed avere anche partecipato il 30/06/2010, unitamente all'avvocato Lucchino Giuseppe, ai festeggiamenti per il suo trentesimo compleanno. Evento in occasione del quale sia l'avvocato Lucchino che l’avvocato Scaramuzzino gratificavano il boss con un prestigioso regalo di elevato valore economico ( un orologio Rolex del valore di diecimila euro).Tanto risulta, in primo luogo, dalle dichiarazioni di Torcasio Angelo” e, scorrendo l’ordinanza, anche di Battista Cosentino. Di seguito i capi d'imputazione per i tre così come riportati nell'ordinanza dell'operazione Perseo.
“SCARAMUZZINO Giovanni detto 'Chicco' del delitto p. e p. dagli arti. 110, 416 bis c.p, perché assumeva il ruolo di concorrente "esterno" della struttura organizzativa dell'associazione criminale di stampo mafioso denominata cosca Giampà di Nicastro-Lamezia Tenne, in quanto, pur non potendosi ritenere inserito stabilmente nella struttura organizzativa del sodalizio, forniva tuttavia un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo, di natura materiale e/o morale, avente una effettiva rilevanza causale nella conservazione o nel rafforzamento delle capacità operative dell'associazione, contributo rilevante e agevolativo per la concreta realizzazione del fatto criminoso collettivo, comunque diretto alla realizzazione, anche parziale, del programma criminoso della medesima o per l'attuazione di un particolare settore o ramo di attività dell'associazione stessa, assumendo un ruolo dinamico e funzionale, in esplicazione del quale dall'esterno dava un contributo rilevante alla vita del gruppo criminale, rimanendo a disposizione della cosca Giampà per il perseguimento dei suoi fini criminosi e per il rafforzamento dello stesso mediante il coadiuvamento nella realizzazione del suo programma criminale associativo;
in particolare, in virtù di un rapporto privilegiato con Giampà Giuseppe, Molinaro Maurizio e con Trovato Franco e Gino, poneva in essere le seguenti condotte idonee a rafforzare il programma criminoso della cosca medesima: coadiuvava in qualità di referente legale (insieme al collega Lucchino Giuseppe) i membri della cosca Giampà nella realizzazione delle truffe assicurative, favorendo altresì la negoziazione degli assegni non trasferibili provento di truffa, consentendo alla cosca Giampà la realizzazione di profitti ingiusti da reimpiegare nel finanziamento delle altre attività illecite della cosca stessa (acquisto di armi e droga soprattutto, mezzi di locomozione per omicidi, retribuzione degli affiliati, etc..), veicolava notizie prima dell'esecuzione della cd. Operazione Medusa' e, soprattutto, organizzava e favoriva l'incontro 'elettorale' presso il proprio studio legale tra Giampà Giuseppe, Cappello Saverio, Molinaro Maurizio ed altri esponenti della cosca Giampà e il politico Catanzarese Aiello Pietro, già assessore regionale alle politiche ambientali, candidato alle elezioni regionali calabresi del 2010, in cui veniva sancita la promessa! offerta di utilità economiche (quali forniture e/o appalti di servizi in strutture pubbliche), tra gli altri, a Giampà Giuseppe, Cappello Saverio e Molinaro Maurizio e in particolare alle loro ditte (ovvero ad essi riconducibili) in cambio del voto e dell'impegno al procacciamento di voti in favore del predetto Aiello Pietro In Lamezia Terme, dal 2009 condotta perdurante”.
“LUCCHINO Giuseppe del delitto p. e p. dagli artt. 110, 416 bis c.p. perché assumeva il ruolo di concorrente "esterno" della struttura organizzativa dell'associazione criminale di stampo mafioso denominata cosca Giampà di Nicastro-Lamezia Terme, in quanto, pur non potendosi ritenere inserito stabilmente nella struttura organizzativa del sodalizio, forniva tuttavia un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo, di natura materiale e/o morale, avente una effettiva rilevanza causale nella conservazione o nel rafforzamento delle capacità operative dell'associazione, contributo rilevante e agevolativo per la concreta realizzazione del fatto criminoso collettivo, comunque diretto alla realizzazione, anche parziale, del programma criminoso della medesima o per l'attuazione di un particolare settore o ramo di attività dell'associazione stessa, assumendo un molo dinamico e funzionale, in esplicazione del quale dall'esterno dava un contributo rilevante alla vita del gruppo criminale, rimanendo a disposizione della cosca Giampà per il perseguimento dei suoi fini criminosi e per il rafforzamento dello stesso mediante il coadiuvamento nella realizzazione del suo programma criminale associativo;
in particolare Lucchino Giuseppe, svolgeva in qualità di concorrente esterno dell'organizzazione di stampo mafioso denominata cosca Giampà, il compito di seguire consapevolmente il disbrigo delle pratiche assicurative relative ai sinistri simulati posti in essere dai vari componenti della cosca Giampà, coadiuvava in qualità di referente legale (insieme al collega Scaramuzzino Giovanni) i membri della cosca Giampà nella realizzazione delle truffe assicurative, consentendo alla cosca Giampà la realizzazione di profitti ingiusti da reimpiegare nel finanziamento delle altre attività illecite della cosca stessa (acquisto di armi e droga soprattutto, mezzi di locomozione per omicidi, retribuzione degli affiliati, etc..), dividendone anche i profitti, partecipando in prima persona a taluna delle truffe assicurative insieme a Giampà Giuseppe, favorendo altresì la negoziazione degli assegni non trasferibili provento di truffa, fornendo un apporto rilevante per la realizzazione di plurime truffe assicurative, consentendo alla cosca Giampà la realizzazione di profitti ingiusti da reimpiegare nel finanziamento delle altre attività illecite della cosca stessa (acquisto di armi e droga soprattutto, mezzi di locomozione per omicidi, retribuzione degli affiliati, etc...). In Lamezia Terme dal 2008 con condotta perdurante”.
"D'AGOSTO Tiziana del delitto p. e p. dagli artt. 110, 416 bis c.p. perché assumeva il ruolo di concorrente "esterno" della struttura organizzativa dell'associazione criminale di stampo mafioso denominata cosca Giampà di Nicastro-Lamezia Terme, in quanto, pur non potendosi ritenere inserita stabilmente nella struttura organizzativa del sodalizio, forniva tuttavia un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo, di natura materiale e/o morale, avente una effettiva rilevanza causale nella conservazione o nel rafforzamento delle capacità operative dell'associazione, contributo rilevante e agevolativo per la concreta realizzazione del fatto criminoso collettivo, comunque diretto alla realizzazione, anche parziale, del programma criminoso della medesima o per l'attuazione di un particolare settore o ramo di attività dell'associazione stessa, assumendo un ruolo dinamico e funzionale, in esplicazione del quale dall’ esterno dava un contributo rilevante alla vita del gruppo criminale, rimanendo a disposizione della cosca Giampà per il perseguimento dei suoi fini criminosi e per il rafforzamento dello stesso mediante il coadiuvamento nella realizzazione del suo programma criminale associativo, soprattutto facendosi strumento per il passaggio di informazioni riservate, di cui entrava in possesso a causa e nell'esercizio della sua professione, agli esponenti di spicco della cosca Giampà, a cui questi ultimi formalmente e sostanzialmente non avrebbero potuto accedere;
in particolare, in virtù di un rapporto privilegiato con Trovato Franco e Gino, derivante anche da legami di tipo parentale, andando al di là del mondato prettamente difensivo ovvero, in alcuni casi, andando sostanzialmente a violare il rapporto fiduciario posto a base dello stesso, nei confronti di taluni altri diversi clienti, per favorire gli esponenti della cosca Giampà, poneva in essere condotte idonee a rafforzare il programma criminoso della cosca medesima veicolando notizie da e per il carcere, all'epoca in cui Giampà Pasquale e De Vito Antonio erano detenuti per l’Operazione Progresso, da recapitare all'esterno per tentare di sottrarre i beni aziendali al sequestro preventivo imminente da parte della GDF, ovvero veicolando notizie provenienti da atti di altri procedimenti penali relativi alla cosca Torcasio-Gualtieri-Cerra (relativi all'omicidio di Catanzaro Giuseppe e all’omicidio Torchia Domenico, nonché alla cd. Operazione 'SPES'), in cui difendeva taluni degli indagati (Cimino Luciano e Crapella Massimo), mediante astensione di copie degli atti di tipo intercettivo medesimi a Bonaddio Vincenzo (che poi informava Giampà Giuseppe, all'atto della sua scarcerazione dalla C.C di Bologna), Giampà Pasquale 'millelire' e altri esponenti della cosca, presso l'auto-carrozzeria di Trovato Franco e Gino, ovvero - ancora - veicolando a Bonaddio Vincenzo e Giampà Giuseppe notizie inerenti agli atti del processo per l'omicidio di Amendola Roberto con riferimento a taluni dei testimoni chiave del processo, notizie che poi venivano utilizzate da Giampà Giuseppe per intimidire i predetti testimoni (Ferraro Giovanni e Mano Agostino), nonché veicolando all'esterno informazioni e notizie relative ai contenuti delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia del Processo 'Medusa';
nonché - infine - venendo proposta come legale da nominare di fiducia, non più in base ad un rapporto fiduciario con il singolo cliente, ma in base all'appartenenza di quel cliente alla cosca Giampà, percependo il pagamento dei propri onorari direttamente da Bonaddio Vincenzo (e Giampà Pasquale 'millelire'), pur essendo altri e diversi i soggetti bisognevoli di tutela legale, ma comunque affiliati al clan Giampà (come nel caso, ad esempio, della difesa di Torcasio Angelo durante le fasi iniziali del procedimento relativo all'omicidio di Gualtieri Federico cl. 77). In Lamezia Terme da epoca anteriore al mese di marzo del 2007 in poi, condotta perdurante".
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