
Reggio Calabria, 11 gennaio - Un'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria è in corso per l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 21 persone ritenute affiliate o contigue alla cosche della 'ndrangheta Morabito-Bruzzanti-Palamara, Maisano, Rodà, Vadalà e Talia, operanti nel "mandamento jonico" ed in particolare nei comuni di Bova Marina, Palizzi, Bruzzano Zeffirio ed Africo. L'inchiesta, secondo quanto si è appreso, riguarda infiltrazioni delle cosche in appalti pubblici. Nei provvedimenti, emessi dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda, sono contestate le accuse di associazione di tipo mafioso, concorso in associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, truffa aggravata, danneggiamento aggravato, procurata inosservanza di pena, frode in pubbliche forniture, furto aggravato di materiali inerti, crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, violazione delle prescrizioni alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, tutti aggravati dall'aver favorito un sodalizio mafioso. L'operazione, denominata "Bellu Lavuru 2" è il seguito di un'operazione condotta nel giugno 2008 incentrata sui lavori di ammodernamento della statale 106 ionica.
Tra le persone tratte in arresto ci sono anche tre dirigenti di Condotte d'acqua Spa ed uno dell'Anas. I quattro, che secondo quanto si è appreso operavano a livello regionale, sono accusati concorso esterno in associazione mafiosa, per contiguità con la 'ndrangheta.. In particolare è emerso che nell'appalto relativo all'ammodernamento della strada statale 106 e nella costruzione della variante stradale del Comune di Palizzi, l'organizzazione criminale ha condizionato tutte le fasi: dal ciclo del calcestruzzo, alle assunzioni, alle forniture di cantiere e alle procedure di sub appalto e nolo. Il provvedimento ha interessato dunque i dirigenti della società appaltatrice (Condotte d'Acqua) e dell'ente appaltante. Dall'inchiesta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, è emerso come le cosche si siano infiltrate in ogni settore produttivo, imponendo le assunzioni, le forniture di tutto il materiale (tra cui anche la cancelleria per ufficio) ed i contratti di subappalto e nolo. L'infiltrazione era diretta, tramite l'impresa di famiglia I.M.C. di Costantino Stilo, ed indiretta, tramite la D'Agu Beton, nella fornitura del calcestruzzo per l'ammodernamento della statale 106. Inoltre le cosche avevano la gestione di fatto dei lavori di movimento terra, appannaggio dell’ Ati capeggiata dalla ditta Clar, e di gran parte delle maestranze impiegate nei cantieri. Inoltre, stando alla ricostruzione effettuata dalla Dda di Reggio Calabria, le cosche, attraverso dei prestanome imparentati con gli affiliati, avevano monopolizzato l'intero ciclo del calcestruzzo, organizzando delle squadre per rubare gli inerti dalla fiumara Amendolea, produrre calcestruzzo di bassissima qualità, imporne l'uso anche se non rispondente al progetto, fatturarne falsi quantitativi e falsificare i risultati dei controlli.
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