
Catanzaro - Eseguita in Calabria, Sicilia, Campania, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto un’ordinanza di applicazione delle misure cautelari personali nei confronti di 68 persone facenti parte di una ramificata organizzazione criminale di stampo ‘ndranghetistico dai marcati profili internazionali capace di pianificare l’importazione di 8 tonnellate di cocaina dalla Colombia (Sud America). I provvedimenti restrittivi rappresentano l’epilogo delle investigazioni condotte dai militari del Nucleo PT/Gico sez.GOA di Catanzaro nell’ambito dell’operazione “Stammer”, coordinata dal Procuratore Capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal Procuratore Aggiunto Giovanni Bombardieri e dal Sostituto Procuratore Camillo Falvo.
Già lo scorso 24 gennaio, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, erano stati preliminarmente emessi 54 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto, centinaia di perquisizioni in tutta Italia nonché sequestri patrimoniali di beni per un valore totale di oltre 8 milioni di euro. Le indagini, in particolare, hanno consentito di disarticolare un’organizzazione estremamente complessa, composta da diversi sodalizi criminali, riconducibili alla ‘ndrina Fiarè di San Gregorio d’Ippona, alla ‘ndrina Pititto-Prostamo-Iannello di Mileto ed al gruppo egemone sulla contigua San Calogero, organizzazioni satellite rispetto alla più nota ed egemone cosca dei Mancuso di Limbadi, con la sostanziale partecipazione delle più note ‘ndrine della Piana di Gioia Tauro e della provincia di Crotone.
Il progetto di trasporto di cocaina all'aeroporto di Lamezia
Tra gli indagati anche due lametini: oltre a Pasquale Feroleto, (destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere) il 43enne lametino accusato di aver fatto parte di un gruppo che avrebbe dovuto organizzare un traffico di cocaina dalla Colombia all’aeroporto di Lamezia Terme, nascondendo tutto il carico nella stiva di un aereo, anche Antonio Feroleto, (destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari) il cugino che avrebbe potuto aiutare il gruppo criminale dal momento che lavorava all’interno dello scalo come dipendente di una società di vigilanza e, per questo, poteva prelevare lo stupefacente dalla stiva dell’aereo proveniente dal Sudamerica.
Per quanto riguarda la posizione di Antonio Feroleto, gli inquirenti scrivono “[…] deve ritenersi che anche lui fosse stabilmente inserito nell'associazione dedita al narcotraffico e compromesso in attività illecita di spaccio di sostanze stupefacenti”. Nel corso della perquisizione, infatti, presso la sua abitazione veniva rinvenuta sostanza stupefacente, di diversa natura, sicuramente in quantità superiore a quella, in ipotesi, detenuta per uso personale”. Risulta, infatti, che nel corso della perquisizione nella sua abitazione a Lamezia, l’uomo sia stato trovato in possesso di 138,01 grammi di hashish e 20,5 grammi di marjiuana.
Nel corso dell’indagine, quindi, è stato possibile ricostruire un progetto, poi non realizzato, di trasporto di ingenti quantitativi di cocaina a mezzo aereo utilizzando come scalo d’arrivo l’aeroporto internazionale di Lamezia Terme oltre che l’impiego di motonavi con locali tecnici opportunamente modificati per accogliere il carico, da esfiltrare una volta arrivato a destinazione mediante l’impiego di sommozzatori all’interno di un’area portuale italiana. Il sodalizio criminale, non solo poteva contare sulle descritte entrature nel florido mercato sud americano per l’approvvigionamento della cocaina a prezzi assolutamente concorrenziali, ma era capace di tessere continui collegamenti con le floride “piazze” spagnole ed olandesi.

Cocaina nascosta in una piantagione di banane
Clan calabresi assolutamente a loro agio nel contrattare direttamente con i “Cartelli Sudamericani” l’importazione di 8.000 chili di cocaina: partita questa che verrà sequestrata in Colombia, già stoccata e nascosta in una piantagione di banane non distante dal porto di Turbo, mentre in Italia, nel porto di Livorno, le Fiamme Gialle sequestravano il cosiddetto “carico di prova”, consistente in 63 chilogrammi di cocaina pura, occultata all’interno di cartoni contenenti banane.
L’operazione antidroga “Stammer”, condotta, sotto l’egida della Procura di Catanzaro, dalle Fiamme Gialle della Sezione G.O.A. del GICO di Catanzaro, con la cooperazione della National Crime Agency inglese (N.C.A.) e della Polizia Colombiana, e l’indispensabile supporto del II Reparto del Comando Generale e della D.C.S.A. per le numerose attività rogatoriali, ha dimostrato come i trafficanti calabresi ricevevano disponibilità liquide anche da soggetti insospettabili, incensurati, personaggi celati dietro una facciata di liceità, spesso legata ad attività commerciali che vanno dalla ristorazione alle strutture ricettive turistico alberghiere, alle concessionarie di automobili, caseifici, bar e tabacchi, con partecipazioni anche in cantieri navali e aziende agricole, che non disdegnavano di fare affari con le potenti ‘ndrine vibonesi, tramite delle “puntate” per l’acquisto all’ingrosso della cocaina. Il denaro destinato ai “Cartelli” veniva consegnato dai calabresi direttamente a cittadini colombiani e libanesi da anni residenti in Italia, ai quali veniva affidato il recapito in Sudamerica. L’inchiesta svolta dalle unità specializzate del Nucleo P.T./G.I.C.O. ha, così, consentito di identificare tutti i soggetti coinvolti, ognuno con un ruolo ben preciso: dai finanziatori ai mediatori, dai traduttori a coloro che avevano il compito di ospitare gli emissari dei narcos colombiani, più volte giunti nel nostro Paese ed ospitati per lunghi periodi nel vibonese.

Gli affari d’oro dei clan
L’intera operazione ha permesso di infliggere all’organizzazione rilevanti perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che dei mancati guadagni: la droga complessivamente sequestrata, una volta lavorata ed immessa in commercio, avrebbe fruttato all’organizzazione oltre 1 miliardo e 600 milioni di euro una volta raggiunte le piazze di spaccio; a ciò vanno aggiunti gli ingenti sequestri patrimoniali con cui si è proceduto a colpire gli accoliti dal punto di vista economico. Si tratta, in particolare, di beni mobili ed immobili, quote societarie e autovetture di grossa cilindrata, per un valore stimato in circa 8 milioni di euro, sottratti agli esponenti delle associazioni criminali nonché a quei finanziatori che dagli affari con le cosche attendevano importanti introiti. Attraverso articolazioni investigative in seno al Nucleo P.T./GI.C.O., infatti, si è proceduto a verificare per ciascun soggetto la presenza di sproporzione tra i redditi dichiarati e le possidenze intestate procedendo, al fine di scongiurare la dispersione dei patrimoni, al sequestro dei beni non giustificati. Affari d’oro che i clan avrebbero protetto anche con la forza, come testimoniato dalle armi a disposizione di alcuni dei fermati, personaggi che in più circostanze ostentavano disponibilità di kalashnikov e pistole di diverso calibro.
In esito alle attività ed alla luce delle ulteriori risultanze investigative acquisite nel corso delle perquisizioni, il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catanzaro - su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro - ha emesso così nuovi appositi provvedimenti cautelari a carico di 68 indagati.
I NOMI
Custodia cautelare in carcere:
- Rosario Mercuri
- Fortunato Baldo
- Massimiliano Bufalini
- Francesco Buonvicino
- Leonardo Caeiro Campos
- Jaime Eduardo Sucerquia Cano
- Antonino Cannizzaro
- Gregorio Cannizzaro
- Giuseppe Capano,
- Giuseppe Careri
- Wael Chanboura
- Rocco Cutrì
- Harol Yulman Pineda Gomez Da Costa
- Pasquale Feroleto
- Filippo Fiarè
- Antonino Fogliaro
- Armando Galati
- Franco Greco
- Antonio Grillo
- Giuseppe Grillo
- Pasquale Grillo
- Giuseppe Grimaldi
- Domenico Iannello
- Giuseppe Iannello
- Rocco Iannello
- Jaime Eduardo Cristofer Karlsson
- Domenico Lentini
- Fortunato Lo Schiavo
- Luigi Mannarino
- Osvaldo Edmingo Mena Nunez
- Giuseppe Mercuri
- Enzo Messina
- Sergio Minotti
- Ernesto Oliva
- Salvatore Paladino
- Massimo Pannaci
- Giuseppe Vittorio Petullà
- Giuseppe Pititto
- Mario Pititto
- Pasquale Pititto
- Salvatore Pititto
- Massimo Polito
- Angelo Rizzuto
- Antonino Ruggiero
- Franco Scandellari
- Francesco Serrao
- Domenico Stagno
- Francesco Ventrici
- Oksana Verman
Agli arresti domiciliari:
- Sandra Milena Beyoda Rios
- Vincenzo De Gaetano
- Antonio Maria Feroleto
- Domenico Luccisano
- Vania Luccisano
- Aurelio Mandica
- Mariantonia Mesiano
- Anna Palazzo
- Gianluca Pititto
- Ergis Rexha
- Calogero Rizzuto
- Luna Milena Suarez Garcia
- Antonino Nazareno Suppa
- Michele Villì
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