Lamezia: Inquinamento acustico, città "invasa" da pubblicità fonica

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Lamezia Terme - Terza città della Calabria per popolazione? Seconda per estensione territoriale dopo Reggio? Si, se si guardano i numeri Lamezia non è certo un piccolo paese. Nei fatti, però, accadono ancora cose che non esistono nei grossi centri urbani e stanno anche scomparendo, o già non esistono più, nei piccoli centri. Stiamo parlando di una particolare forma di pubblicità denominata “fonica”. Per farci capire meglio la pubblicità “fonica”, non è altro che il medievale “bando”. Ai giorni nostri s’identifica maggiormente con il classico “Donne, è arrivato l’arrotino…” ancora presente in diverse realtà, ed ovviamente anche a Lamezia, soprattutto nel periodo primavera-estate. Una pubblicità che, ove presente, è regolata da precise norme. Per quanto riguarda Lamezia si trova ancora online, tramite breve ricerca, il regolamento comunale sulla “pubblicità”. Si tratta di un insieme di regole per chi volesse promuovere un’attività o un evento nell’ambito del territorio comunale attraverso varie forme: sia con le classiche affissioni, che con il volantinaggio (una forma che ormai contribuisce a sporcare le vie cittadine) e la pubblicità fonica. Purtroppo, però, in tale documento sulla pubblicità datato 2009, non esistono limiti, regole o sanzioni per quanto riguarda la pubblicità “fonica”. In altri comuni italiani, invece, esiste un particolare regolamento, pubblico e facilmente consultabile da tutti i cittadini anche online, per quanto riguarda le prescrizioni ed i limiti della pubblicità fonica.

Limiti temporali (e di decibel) che, se trasgrediti, comportano sanzioni. Attenzione: per lo più, tali regolamenti sulla pubblicità fonica, si trovano solo nei piccoli centri. Nelle città, infatti, tale forma di pubblicità viene considerata arcaica e relegata in zone periferiche anche se, non dubitiamo, anche nei grandi centri urbani esistono regolamenti in materia con relative fasce orarie “di rispetto”. E già. Perché in alcuni casi si sfiora il “disturbo della quiete pubblica”, un reato punito dalla legge. Perché proprio la parola “rispetto” sembra mancare nel caso della pubblicità fonica e dovrebbero capirlo chi ancora si ostina a promuovere un tipo di pubblicità molto invasiva. Questo perché, a parte il classico ambulante che “ripara le cucine a gas” o “aglio nuovo, aglio bello”, abbiamo assistito, e continuiamo ad assistere quotidianamente a “violenze acustiche” di ogni tipo. Come non pensare a chi non ne può più di sentire sempre la stessa pubblicità a distanza di quattro mesi, magari con la stessa canzoncina dance? O chi, magari non credente, è obbligato a sentire l’Ave Maria di Schubert fin dentro casa e ad orari dei più insoliti? Per non parlare della politica, oltre che la promozione del convegno tal dei tali con relativa musica di accompagnamento.

Ecco, soprattutto per quanto riguarda le imminenti elezioni, si dovrebbe porre un freno a tale pubblicità ed indirizzarla verso altre forme più rispettose delle idee altrui. Molti ricorderanno come tutti i partiti si siano sbizzarriti alle scorse comunali con slogan, inni e declamazioni arrivando a non rispettare neppure orari da sempre off-limits e giorni festivi. Un candidato alle scorse comunali, ad esempio, fece girare il banditore, con relativo inno di partito e slogan finale, anche la domenica alle 7 del mattino…e fino alle 22! Insomma: un po’ più di rispetto per chi la pensa diversamente o è semplicemente stanco di sentire sempre le stesse musiche e gli stessi slogan promozionali, non guasterebbe. Si è ancora in tempo per invertire la rotta e iniziare a ragionare un po’ più da città anziché da paese. Si spera, dunque, che tale semplice concetto lo capiscano sia i politici, ma anche associazioni ed imprenditori che vogliano promuovere convegni, promozioni o eventi. Perché anche da queste cose si capisce se una città è tale o è destinata a rimanere un paese.

Vi.Ci.

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