Per favore, non chiamatelo sport!

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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francesco_bevilacqua.jpg"Dove sei stato in escursione ieri?" "Ieri non sono stato in escursione" "Sei rimasto a casa?" "No" "Allora sei andato al mare?" "Nemmeno" "E dove sei stato?" "In montagna" "Ecco, lo vedi che eri in escursione!" "Non ero affatto in escursione" "E dai che lo sappiamo che le escursioni sono il tuo sport preferito." "Io non faccio escursioni. E, per favore, non chiamartelo sport" "Non ho capito, scusa: eri in montagna e vuoi farmi credere che non facevi né escursioni né sport?" "Esatto, bravo" "Mi prendi in giro?" "Assolutamente no" "E allora?" "E allora io in montagna cammino, conosco, mi riconosco, contemplo, mi stupisco, rendo grazie, penetro nei luoghi, lascio che i luoghi penetrino in me, fatico, ansimo, consumo i miei occhi e il mio cuore, comprendo chi sono e da dove provengono i miei pensieri, mi commuovo, prego ..."

"Ma davvero quando vai in montagna fai tutte queste cose?" "E molto altro ancora: ad esempio mi riconcilio" "Con cosa?" "Con la natura. Diceva Celine che ogni vero cittadino ha una paura matta della natura. Aggiungo che ogni vero cittadino crede che la natura l'abbia inventata Piero Angela. Oppure crede che la natura serva per divertirsi, per svagarsi, per allontanarsi un momento dalla propria vita lavorativa (sport viene dal francese desport che significa appunto portarsi da qualche altra parte). Da qui tutti quei modi bizzarri e macchinosi per praticare i cosiddetti sport in natura. Ed anche chi ci va a piedi, spesso, ci va solo per divertirsi. O per qualche delirio egoico (come quelli che fanno sport estremi). La natura, la montagna diventa la palestra coatta di cittadini psicotici. Un posto dove non si pensa. Dove si compie un rito consumistico. Dove si vuole, nel migliore dei casi, che tutto sia al suo posto, ben confezionato: sentieri, segnali, rifugi, luoghi di ristoro, pericoli, adrenalina verde etc. Perfino le cacche delle vacche e le mosche sono elementi di disturbo: 'Se non fosse per questa puzza e per le mosche, si starebbe da Dio!'. Ecco, a me, delle montagne mi piacciono anche le cacche e le mosche. Perché mi ricordano transumanze, tribolazioni, transiti, fatiche, erranze, smarrimenti, ritrovamenti, preghiere, gratitudini. Perché richiamano un tempo in cui era l'uomo ad adattarsi alla natura. Non come nel nostro tempo, in cui vogliamo piegare la natura al nostro puro edonismo, se non anche al nostro consumismo. Io non cammino in montagna per fare un'escursione, ma per cercare una riconciliazione. Come Anatoli Burkeev dico: le montagne non sono le palestre dove placo le mie ambizioni. Sono le cattedrali dove pratico la mia religione".          

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