Calabria bizantina: presenze etniche minoritarie

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

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francesco_vescio.jpgL’impero bizantino erede dell’Impero Romano d’Oriente fu un organismo statale molto complesso dal punto di vista territoriale: nel periodo di massima espansione abbracciava regioni europee, asiatiche e africane; i suoi confini, tuttavia, nel corso dei secoli subirono frequenti mutamenti a causa di continue annessioni territoriali dovute a eventi bellici favorevoli, ad esempio le conquiste di Giustiniano, o a perdite di intere regioni: discesa dei Longobardi in Italia, espansionismo arabo in Siria, Palestina, Egitto, Sicilia, pressione secolare di diversi popoli slavi nella Penisola Balcanica. Nel vasto impero s’incontravano gruppi etnici diversi tra di loro per lingua, religione, tradizioni, attività economiche. La Calabria durante la dominazione bizantina era abitata prevalentemente dai discendenti di origine bruzia, greca e romana, ma erano presenti anche gruppi etnici di diversa origine e provenienza. Nelle note seguenti si tratterà solo di alcuni gruppi etnici minoritari la cui presenza nella regione ebbe una certa rilevanza nel periodo storico sopra indicato. Una notevole importanza ebbe l’insediamento di comunità ebraiche nella regione fin dal periodo tardo antico da come si può evincere dal brano che segue:

“Per il tardo antico e il primo Medioevo la presenza ebraica nell’Italia meridionale è attestata innanzi tutto da iscrizioni greche, latine ed ebraiche – spesso bilingui – pubblicate per la maggior parte da Jean-Baptiste Frey, David Noy e Cesare Colafemmina, da oggetti decorati con lettere o simboli ebraici o anche dai ruderi di antiche sinagoghe, e dalle lettere di papa Gregorio Magno che sono la fonte più importante per la storia d’Italia per il periodo dalla fine del VI all’inizio del VII secolo… Significativo è inoltre l’aspetto geografico delle località ove sono state trovate le epigrafi e i reperti archeologici: la maggior parte proviene da città portuali: Napoli, Pozzuoli, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Leukopetra [ Antica località marittima sita nell’odierno comune di Motta S. Giovanni (RC), N.d.R.], Bova Marina, ove sono stati scavati i ruderi di un’antica sinagoga, Roccelletta (l’antico Scolacium), Taranto…” (Vera von Falkenhausen, Gli Ebrei nell’Italia Meridionale Bizantina – VI –XI secolo, in ‘ Gli Ebrei nella Calabria Medievale – Studi in Memoria di Cesare Colafemmina ’, a cura di Giovanna De Sensi Sestito, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2013, pp.21-22 ).

Nel corso dei secoli le comunità ebraiche diedero uno specifico e notevole contributo alla vita economica e culturale della regione, stando a quanto enunciato nel testo successivo:

“Dall’insieme delle testimonianze esaminate, appare anche che gli ebrei di Calabria lungi dal costituire un gruppo di emarginati si inserivano efficacemente nel tessuto sociale con l’apporto di competenze scientifiche (medici, speziali) e tecniche (artigiani, muratori, allevatori di bestiame)… Soprattutto si deve sottolineare l’importanza dei mercanti e dei prestatori di denaro. Le concessioni creditizie – controllate sempre dalle autorità politiche e religiose- davano infatti impulso , tra l’altro, alla circolazione di merci tipiche della zona come seta, panni, zafferano, olio. ..Se c’è qualcosa di peculiare nelle arti esercitate dai giudei, essa dovrebbe ritrovarsi nell’arte scrittoria, coltivata per finalità religiose, spirituali e scientifiche con una intensità e fecondità che non ha riscontri nel circostante mondo cristiano. Ma questo non deve stupire nei seguaci di una fede che fonda la sua identità nell’amore per il Libro e per la cultura ” (Cesare Colafemmina, Per la Storia degli Ebrei in Calabria – Saggi e Documenti, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1996, p.28).

Un altro importante gruppo etnico s’insediò anche in Calabria nell’Alto Medioevo: i Longobardi; questi dalla fine del VI alla fine del IX secolo occuparono gran parte dell’attuale provincia di Cosenza e furono in continua lotta contro i Bizantini, che infine riuscirono a sconfiggerli. Il brano seguente offre  una sintesi significativa della presenza dei Longobardi nella regione:

“L’occupazione longobarda nel Bruzio [Era la denominazione romana della regione, che fu poi chiamata Calabria nel corso del dominio bizantino, N.d.R.] ebbe effetti lievi e poco duraturi; non si trattò di una migrazione in massa con precise finalità di colonizzazione ma di poche tribù guerriere che vissero di rapine e di guerra… La popolazione soggetta fu costretta, mediante la servitù della gleba, a provvedere al mantenimento del popolo dominante” (Giuseppe Brasacchio, Storia Economica della Calabria – Dal III secolo dopo Cristo alla Dominazione Angioina- 1442, Edizioni EffeEmme, Chiaravalle Centrale, 1977, p.123).

Le incursioni saracene nella regione spinsero le popolazioni a insediarsi nelle zone collinari e montane, in siti difficili da raggiungere dagli aggressori; la fisionomia abitativa della regione mutò radicalmente rispetto ai secoli precedenti, il quadro di tale importante fenomeno dell’insediamento umano nella regione viene succintamente delineato nel passo seguente:

“Le incursioni arabe del IX secolo, al di sopra dei danni arrecati alla popolazione, ebbero in Calabria una parte notevole nel determinare un nuovo insediamento umano. Le incursioni avvenivano in massima parte dal mare, mediante sbarco e rapide razzie, che si concludevano col ritorno alle basi di partenza; la rapidità e la sorpresa costituivano gli elementi essenziali del successo… L’insicurezza de centri abitati in prossimità delle marine o sul mare, i facili saccheggi dei saraceni nelle terre coltivate delle pianure costiere diedero una notevole spinta alla popolazione a spostarsi verso l’interno della regione… Le incursioni accelerarono il processo di retrazione delle popolazioni dalle marine verso l’interno della regione, iniziato nel VII secolo: l’insediamento umano andò acquistando una fisionomia particolare, i cui connotati arriveranno fino ai nostri giorni ” (Giuseppe Brasacchio, op.cit., pp.116-117).

Nella regione furono presenti anche slavi e armeni, gruppi etnici che ebbero un certo rilievo nella storia dell’Impero bizantino, ma di essi rimangono poche tracce; per quanto riguarda  i primi si riporta il brano seguente: “ Quando nell’885 tutte le Calabrie furono riacquistate per opera di Niceforo Foca, l’imperatore Basilio il Macedone ( 867-886) per assicurarsene meglio il possesso, ripopolò le abbandonate contrade con gran numero di Schiavoni, ch’egli aveva affrancati. Altre infiltrazioni slavoniche penetrarono in seguito nella popolazione calabrese per opera degli stessi Musulmani. Gli schiavoni rappresentavano una merce Schiavistica di prim’ordine, e d’essi si servivano pure i Musulmani come elemento di guerra ” (Oreste Dito, La Storia Calabrese- E la Dimora degli Ebrei in Calabria dal Secolo V alla Seconda Metà del Secolo XVI. Nuovo Contributo per la Storia della Quistione Meridionale, Edizioni Brenner, Cosenza,1979, p.26- ristampa).

Per quanto riguarda gli armeni si hanno diversi riferimenti inerenti al personale dell’amministrazione imperiale e soprattutto di militari; qui si riportano alcune annotazioni concernenti alcuni culti comuni diffusi in Oriente e in Calabria:

“I luoghi di culto di memoria armena in Calabria, pur non numerosi, sono comunque attestati, come testimonia, ad esempio, la commemorazione dei santi Quaranta martiri di Sebaste, città armena… Orbene, il culto dei martiri di Sebaste era di origine armena, pur se si diffuse presto in tutto il mondo greco ortodosso. Esso aveva trovato espressione anche in Calabria, nel territorio lametino, dove tuttora esiste la chiesa dei Santi Quaranta… Si pensi ancora al culto di San Biagio, vescovo armeno di Sebaste, martire della fede agli inizi del IV secolo, dal cui nome deriva quello di Sambiase, uno dei centri che formano l’attuale comune di Lamezia Terme. E’ assai probabile che tali culti avessero trovato in Calabria terreno fertile e ulteriore sviluppo con la riconquista bizantina da parte di Niceforo Foca il Vecchio e dei suoi commilitoni armeni” (Gioacchino Strano, Alcune Notazioni sulla Presenza Armena, in “ La Calabria nel Mediterraneo, Flussi di Persone, Idee e Risorse, a cura di Giovanna De Sensi Sestito, Rubbettino, 2013, pp.198-200).

Da quanto sopra esposto è possibile comprendere come la Calabria nel periodo bizantino fosse stato un territorio di notevole importanza come luogo d’incontro di etnie diverse dell’area mediterranea.

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