Lamezia, quale futuro?

Scritto da  Pubblicato in Tonino Iacopetta

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Sto pensando all’attuale sindaco lametino. Ma davvero conta di partire un domani per una nuova avventura elettorale, questa volta di più alto livello, puntando sul riconoscimento principalmente dell’elettorato di Lamezia, come si sa una delle città più popolose della Calabria?  E in basa a che? Solo chi non ha contatti stretti con il popolo lametino, come mi pare accade a lui e alla sua cerchia, un vero clan esclusivo, può succedere di credere in questo. Parliamoci chiaro. Quello che successe all’ex sindaco di Lamezia, Doris Lo Moro, di avere un concreto riconoscimento elettorale da parte della popolazione lametina, e non solo, perché il circondario lo fu ancora di più, non si ripeterà con l’attuale sindaco. Oggi, Lamezia appare piuttosto impoverita dopo la duplice gestione governativa di Speranza, a parte le operazioni di maquillage, puramente di facciata, con annesse foto e strette di mano di Giorgio Napolitano. Certo, non ci si può nascondere dietro ad un dito e dare tutte le colpe a Speranza, perché invece si tratta dell’inesistenza, si può dire, di una classe dirigente locale degna di questo nome; si tratta di avere avuto politici che hanno pensato solo ed esclusivamente al proprio clan e ai propri interessi, trascurando ogni obiettivo collettivo. Faccio un esempio opposto: la cittadina di Rende, diventa un gioiellino di città dal nulla che era quasi quasi un semplice sobborgo di Cosenza e per venire più vicino a Lamezia, sebbene in misura ridotta rispetto a Rende, guardiamo a quanto ha saputo fare Leopoldo Chieffallo in passato a San Mango d’Aquino. Qui, a Lamezia, ogni opportunità dovuta alla sua felice posizione baricentrica è andata sciupata. L’aeroporto è costato l’estirpazione dei più bei vigneti di Calabria, per non dire altro, con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti, senza nessuna ricaduta né su Lamezia né sulla Calabria che pure di aeroporti in eccesso non ha proprio bisogno, a parte la comodità per la città di Catanzaro e per i catanzaresi di fruire di questa struttura. Adesso, tanto che ci siamo, non resta altro da fare a Catanzaro, di costruirsi una comunicazione diretta con l’aeroporto, in modo che in pochi minuti si possa raggiungere lo scalo aeroportuale, magari saltando di fare curva a Lamezia e perdere minuti; cosa che esattamente si sta progettando.

La sanità, che ha sempre avuto in Lamezia, una ricaduta positiva, per la vastità del suo circondario e per le richieste da parte della popolazione di detto circondario di fruire dei servizi sempre stati eccellenti dell’ospedale cittadino, ora è in via di smantellamento. Quanto al tribunale, che si è visto minacciato di recente, della sua cancellazione, non è detto che non si torni a parlare di tagli nel settore della Giustizia, visto e considerato che il nuovo Governo presieduto da Letta non è altro che una fotocopia del Governo Monti, magari senza le durezze del ragioniere e contabile Mario Monti. Anche le strutture carcerarie stanno per lasciare la città. D’accordo, l’attuale carcere fa schifo e, allora non si potrebbe costruire una nuova eccellente struttura in un territorio così propizio come quello lametino? Mentre i pompieri che una bella struttura la possiedono a Lamezia, stanno anche loro per andare altrove o almeno così si pensa di fare. Come poi tutti sanno, tanto che verso Speranza esiste ogni incredibile risentimento da parte del popolo specialmente, che non si entusiasma alle parate legalitarie, o presunte tali, la città è tutt’altro che pulita e offre pochi servizi efficienti ai cittadini (se c’era qualche posto macchina si è pensato bene ad eliminarlo). Beh, almeno un diversivo per l’estate e per quelli che non hanno la possibilità di ferie, l’amministrazione ha pensato di procurarlo: si tratta di un branco di cani selvatici che hanno occupato una posizione strategica in pieno centro e che appena vedono il loro territorio minacciato da qualche coraggioso passante, si lanciano all’assalto, provocando le risa di chi sta a guardare. Modestamente anche io mi sono voluto avventurare a passare in mezzo al branco, salvo poi ad avere la fadella stracciata dei pantaloni e a ridurmi come Felice Sciosciammocca.

 

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