Come brindare con calici low-cost

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DI GIANFRANCO MANFREDI

Chi l’ha detto che per bere un Signor Vino bisogna spendere cifre inebrianti? E chi è che reputa che l'unico indicatore per capire la qualità del vino, alla fin fine, sia solo il prezzo. Sono in tanti, forse in troppi, a pensarla così. E in tanti praticano –  a loro spese – questo modo di pensare. Ho visto coi miei occhi persone scegliere il vino al ristorante limitandosi a scorrere la colonna dei prezzi. Per far bella figura, per far colpo e impressionare i commensali, si può finire con l’ordinare una bottiglia di Romanée-Conti Echezeaux Grand Cru, Cote de Nuits dell’85 (sui novecento euro) per accompagnare un medaglione di aragosta cotta al vapore, e finendo così col commettere un duplice delitto, ammazzando contemporaneamente sia il nobilissimo pinot noir francese sia il soave crostaceo…

Ci sono, invece, bottiglie che costano cifre modiche –  sui dieci euro, anche 7-8 – , e hanno un contenuto pregiato. Ci sono ottimi vini, insomma, il cui prezzo non dà capogiro.

Intendiamoci: il solo costo del vino rappresenta in genere un quinto del prezzo finale, e il resto è rappresentato da tasse, costi di gestione, sughero e vetro e soprattutto (un terzo del costo totale) i margini di guadagno fino al negozio. Un approfondimento dell’esperto Davide Paolini pubblicato sul Sole 24 ore ha stimato che su 3,6 miliardi di bottiglie bevute ogni anno, 2,9 miliardi di orientino nella fascia medio-bassa di prezzo compresa tra i 2 e i 10 euro.

La prima regola da seguire è quella di partire dal vitigno gradito, dalla zona di produzione: solamente a quel punto si mettono a confronto prezzi, marchi ed etichette. La seconda regola proposta da Paolini sul Sole 24 Ore è: per avere un prodotto di qualità superiore bisogna non scendere sotto un prezzo minimo, che si potrebbe collocare ai 3 euro. Sotto questa cifra ci sono prodotti dignitosissimi, ma sono difficili da individuare tra i vini più scadenti.

Negli scaffali di enoteche, negozi e supermercati la scelta dei vini è cresciuta in termini esponenziali. Ormai non ci sono più territori Doc (Denominazione di origine controllata) e pure Docg (Denominazione controllata e garantita) con poche etichette. Dunque è possibile scegliere tenendo presente che molte cantine importanti – anche le più rinomate –  hanno, nella loro offerta, vini di prezzo interessante che, prodotti in larga scala, servono spesso per sostenere i rossi o i bianchi d'immagine che trainano il marchio aziendale.

Comunque è sempre importante leggere con attenzione l'etichetta, la provenienza, le sigle (Igt, Doc, Docg), rendersi conto se il vino è imbottigliato all'origine dal l'azienda che lo mette sul mercato. Infine si ricordi che fra gli outsider, magari fino agli 8 o 9 euro, si può nascondere quello pronto a salire nella hit parade della critica, aspetto che successivamente farà alzare il prezzo. Di conseguenza chi riesce a individuare questa etichetta paga meno e ha la soddisfazione di aver scoperto la chicca. Cosa che non succede acquistando vini già affermati, ma che fanno piangere il portafogli.

Il viaggio nella Calabria low cost del vino parte dal nord-ovest cosentino e precisamente da Montalto Uffugo in località Cariglialto: a 320 metri c'è un vigneto biologico dove nasce il Donn’Eleonò Igt  Valle del Carti, che ha un prezzo finale al pubblico di 9 euro. Sa di lampone e ribes questo magnifico rosato prodotto da Lidia Matera nella sua azienda Terre Nobili. Lo ottiene da uve Magliocco e Nerello in quote paritarie col metodo tradizionale del salasso di uve rosse.

Spostiamoci più a est e arriviamo a Cirò Marina per un calice di Cirò. Una performance eccezionale di rapporto qualità-prezzo è firmata dall’azienda Librandi col suo Cirò rosso Doc che arriva sugli scaffali a 7-8 euro. Un prezzo ottimo per un rosso doc rotondo e di spessore con netta impronta di ciliegia e note speziate di cardamomo.

Scendendo un po’ più a sud troviamo a Strongoli l’azienda Dattilo di Roberto Ceraudo che produce, tra l’altro, il Petelia Igt che ha un prezzo al pubblico di 9 euro. E’ un blend di greco bianco, mantonico e chardonnay, per un bianco a regola d’arte, fresco, floreale e fruttato con piacevoli note esotiche di papaya e mela verde.

Concludiamo nel Lametino (la testata, del resto, l’impone…) il nostro percorso fra i vini di qualità al prezzo accessibile.

Le Cantine Lento hanno in produzione il bianco Contessa Emburga, un bianco elegante che si trova anche a meno di 10 euro: giallo paglierino brillante, ha profumi intensi di frutti esotici, è un sauvignon meridionale, equilibrato ed armonico, con un gradevole finale di albicocca.

Cantina in costante crescita, quella dei fratelli Statti hanno diversi vini low-cost ma quello che raggiunge il topo della qualità-prezzo è senz’altro il rosso Gaglioppo Igt (7 euro), vale a dire l’antico vitigno calabrese riproposto con tecniche moderne per un vino elegante e non palestrato che, alla giusta temperatura, è un rosso “estivo” e “da pesce”.

Chiudiamo questa piccola rassegna con l’ultimo nato del vigneto-Calabria: si chiama Annibale ed è un rosso giovane e promettente che produce Paolo Chirillo a Motta Santa Lucia (nell’area del Lametino che costeggia il Savuto). Proviene da uve magliocco dolce (80 per cento) col resto di sangiovese. Il vigneto di Chirillo è stato impiantato a sesti stretti su una collina dalla notevole pendenza e gode di ottima esposizione. Il risultato è davvero interessante e merita attenzione. Rosso rubino con unghia violacea, richiama frutti rossi  ma in primis spicca un netto sentore di more di rovo, poi qualche accenno di menta. Semplice e lineare in bocca, è ancora un po’ pungente per freschezza. Al pubblico arriva a poco più di sei euro, sette al massimo. E’ facile prevedere che scenderà a meraviglia, l’Annibale, nei calici delle prossime feste…

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