Sette freschi calici per brindare all’estate

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Gianfranco_ManfrediDi Gianfranco Manfredi

Il vino bianco? Va servito …assiderato – diceva il grande Totò, principe della risata. Scherzi a parte, l’estate è arrivata, più accaldata che mai. E’giunto così anche il momento di pensare ai vini giusti per la bella stagione.  Non è detto, infatti, che non si debba bere vino quando fa caldo. Tutto, anche in questo caso, dipende dalla quantità, dalla giusta misura. Personalmente ho già avuto modo di esprimere il mio parere in queste pagine: ricordiamoci sempre che il vino non è un bibita dissetante e che se si ha sete – e ce n’è tanta in questi giorni e in queste serate precocemente torride –,  c’è …l’acqua (nelle sue infinite declinazioni, minerale, gassata, naturalmente frizzante, oligominerale, ecc…) e tutte le altre bevande analcoliche, a cominciare dagli evergreen sciroppi di frutta da mescolare all’acqua ghiacciata.

Tutti cercano, comunque, di questi tempi calici appannati per dissolvere il torpore di quest’afosa estate calabrese. Perché anche i bicchieri di vino, quelli “giusti”, possono essere leggeri e allegri, stuzzicanti, seducenti. Eccoci allora pronti a dare uno sguardo a quanto c’è di nuovo, cogliendo le tendenze ma senza dimenticare i classici intramontabili, per scegliere i calici che renderanno unica la nostra estate 2012. Sfatiamo una convinzione generalizzata, quella che vorrebbe un’esclusiva prerogativa dei vini bianchi. Pure i rosati e i rossi, serviti  freschi, sono un’eccellente alternativa, tolgono d’impaccio e possono essere degustati a basse temperature, persino – azzarda un esperto come Davide Paolini, il celeberrimo “Gastronauta” del Sole 24 Ore – tuffati nel secchiello come gli Champagne. Certo per i bianchi, questa è stagione ideale, ma direi anche per scegliere tutti i vini cosiddetti “beverini”, con buone acidità, basse o medie gradazioni alcoliche, profumati e fruttati.

Proverò, allora, a indicarvi qualche buona bottiglia che non può mancare, i “must” della nuova stagione, da portare nei secchielli del ghiaccio sotto l’ombrellone o da gustare nella fresca brezza delle serate al mare o in montagna. E proverò pure a suggerire qualche abbinamento. Uno spazio non secondario tra le bottiglie da stipare nella nostra cantinetta estiva va riservato alle bollicine: hanno un innato appeal seducente, sempre perfette in ogni occasione. Non solo quelle decisamente più classiche degli Champagne francesi (oltre i soliti stranoti, ho apprezzato di recente il sontuoso Jacques Selosse Initial blanc de Blancs Gran Cru  e uno straordinario – incredibilmente rosso –  Leclerc Briant Cuvee Rubis de Noirs 2004 e devo dire che Oltr’Alpe restano dei veri maestri) ma anche le nostre-nostre calabresi. I nomi? Eccoli subito:

Il Rosaneti (rosè) e l’Almaneti sono i due  Metodo Classico (gaglioppo 100%, il primo, chardonnay l’altro) delle Cantine Librandi di Cirò Marina (KR). Color cipria tenue, con nuance ramate, il Rosaneti, sprigiona un delicato bouquet di frutti rossi con prevalenza di ciliegia. Pungoli freschi, in bocca è piacevolissimo: ha polpa, sapidità e finissima grana. Prevalgono i sentori di crosta di pane, invece, nell’Almaneti, fragrante e intenso al naso, pur con note di frutta secca e mele in evidenza. Ambientateli sulla veranda dell’Approdo di Pino e Concetta Lopreiato, stellato (guida Michelin 2012) indirizzo di Vibo Marina, magari col superbo Plateau Royal di frutti di mare della casa. I calici cirotani appagano gli assaggi di ostriche, ricci e tartufi del Tirreno impeccabilmente serviti su una montagnola di ghiaccio tritato che ricorda la sagoma dello Stromboli dirimpettaio…

Ancora voglia di bollicine? Non perdetevi, allora l’inedito SP1, lo spumante brut metodo classico rosé della Cantina Santa Venere. Lo produce Giuseppe Scala a Cirò, in collaborazione con l’enologo di fama internazionale Riccardo Cotarella. Perlage fine e persistente, l’SP1 incanta con un gusto pieno e burroso e un bouquet di frutti rossi. Nasce nei vigneti di proprietà di Domenico De Sole, considerato l’Avvocato del lusso, nel Mondo, perché ha presieduto la holding “Gucci International” ed oggi guida il marchio Tom Ford: De Sole è cugino in primo grado di Giuseppe Scala che cura la conduzione biologica delle sue vigne. Ottenuto dal vitigno autoctono gaglioppo, l’SP1, deciso al naso, con belle note di ciliegie mature, va gustato in Sila al crepuscolo, ad apertura d’una splendida cena alla Tavernetta di Pietro e Denise Lecce, in quel di Camigliatello (CS). Sfilano sui taglieri soavi prosciutti e Pietro affetta solenne tranci di cosciotto di suino Nero di Calabria, dalla cotenna sapientemente abbrustolita. Bocconi superbi. Lo spumante di Giuseppe Scala, di spessore e sorridente, scivola come il sole dietro le sagome delle vette all’orizzonte.

Ma andiamo ai bianchi, come il nuovo, intrigante, Matilde dovuto a Vincenzo Chimento, architetto e vignaiolo di Bisignano . Frutto di quote paritarie di greco bianco e sauvignon, il Matilde è prodigo di intensi profumi di mandorla, ananas e ginestra con piacevoli note agrumate. E’ il compagno ideale di un pranzo silano all’Aquila & Edelweiss della famiglia D’Amico. Mentre Rodolfo ti fa gustare introvabili trote di torrente al cartoccio e il suo fantastico tuorlo d’uovo in crosta su letto di porcini, il nerbo fresco e sapido del Matilde glorifica gli assaggi e li esalta. Un altro bianco? Eccovi il Mantonico di Statti (da uva mantonico in purezza), un originale calice di notevole finezza che incrocia note di acacia e zagara con frutta gialla esotica e sentori speziati. Sapido e rotondo, provatelo sulla veranda del Vecchio Porto di Cannitello a Villa San Giovanni. Coi crudi superlativi e l’impeccabile tempura di Enzo Marra, è il bianco ideale con le sue sensazioni olfattive. Un sorso dietro l’altro sfila placido e solenne, come le sagome delle navi che attraversano lo Stretto.

Ancora un bianco, ancora con l’uva mantonico. Provate un calice appannato di Petelia di Roberto Ceraudo: da due uve autoctone, greco bianco e mantonico (che ha aggiunto persistenza alla freschezza), un bianco a regola d’arte. In quale  location degustarlo al meglio? Da Ceraudo, ovviamente, nel suo ristorante Dattilo a Strongoli (KR), cuore goloso e stellato (Michelin) del seicentesco casale. Nel fascinoso dehors, la sera illuminato da fiaccole galeotte e dagli occhi splendenti di Susy Ceraudo, sfilano ricercatezze. Come il fiore di zucca ripieno di ricotta e alici su crema di fave: sorseggiare Petelia aggiunge, anzi moltiplica la piacevolezza.

Nel nostro ghiotto tour estivo, facciamo infine un salto sull’alto Tirreno cosentino. Cosa c’è di meglio di un calice di rosè  sorseggiato in riva al mare, pieds dans l’eau, come dicono in Francia? Cenare con la sensazione dei piedi nell’acqua è magnifico tra Belvedere e Diamante, al ristorante Sabbia d’Oro dei Raffo. Sulla bella terrazza-veranda affacciata su una spiaggia relativamente appartata, con l’arenile dorato lambito dalla schiuma delle onde, un autentico incontro d’amore e passione enogastronomica: il fragrante rosè Lumare della Tenuta Iuzzolini di Cirò Marina e gli gnocchetti di patate conditi ai gamberi, rucola e radicchio del Sabbia d’Oro. Coi profumi di ciliegia e le note iodate del calice a competere e completare la ricchezza aromatica del piatto…

 

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